“La volta buona”, il dolore taciuto di Sandra Milo: “Costretta al silenzio”

Sandra Milo ha ripensato al suo passato e a quel ruolo da tonta che la televisione italiana voleva per lei a ogni costo

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

Ospite di Caterina Balivo, negli studi Rai di La volta buona, la celebre diva Sandra Milo ha volto lo sguardo al passato, ricordando il proprio percorso artistico. Una carriera sfavillante, la sua, ma non priva di ombre. Essere considerata la bella, ingenua e stupidotta, è qualcosa cha ha avuto un netto peso su di lei. Col tempo è riuscita a liberarsi da questa prigione colma di pregiudizio, ma non è stato facile. La sua storia, di fatto, rappresenta un tassello della rivoluzione femminista nella televisione italiana.

Il silenzio forzato

Nel corso dell’intervista condotta da Caterina Balivo, la 90enne Sandra Milo ben accetta la descrizione che la conduttrice fa di lei, ovvero di una donna che aveva ben altro da offrire, oltre al suo bel viso. Intelligente ma non furba, ci tiene a sottolineare. Ha sempre detestato quel tipo di persone: “L’intelligenza è più pulita della furbizia. Io sono sempre passata per tonta, essendo il mio personaggio al cinema. Mi sono ritrovata a esserlo anche nella vita e non è che mi piacesse molto“.

Ha ammesso d’aver sofferto per quell’immagine che le avevano cucito addosso, con forza. Ammirata per la sua bellezza e tenuta in un angolo, come una Barbie da esporre, da non lasciar mai parlare. Lo spiega in maniera precisa e sofferta Sandra Milo: “Quando iniziavano le conversazioni, io venivo sempre ignorata. Se provavo a dire la mia, qualcuno mi interrompeva. Io restavo zitta ma speravo sarebbe arrivato il giorno in cui avrei potuto parlare. Alla fine è arrivato”.

Peccato, però, siano serviti un bel po’ di anni. I tempi sono cambiati, ma con grande lentezza. Ha infatti ottenuto il proprio spazio quando “non era più tutta bionda”, ovvero con la comparsa dei primi capelli grigi e bianchi. Limitata e relegata perché donna, semplicemente.

Lo dice chiaramente, con lo sguardo che tradisce una sofferenza dura a morire, per quanto oggi sia forte della propria maturità. “Con la maturità è giunto il riconoscimento. Avevo scritto anche tre libri, pubblicati. Non ero da premio Nobel, ma un certo talento ce l’avevo”.

L’addio a sua sorella

Cresciuta in una famiglia di sole donne, Sandra Milo aveva al fianco madre, nonna e sorella. Durante la guerra, i padri non esistevano. Il suo era partito per la guerra d’Africa nel 1936, per poi tornare a casa due anni dopo la fine del conflitto.

Tutto ciò aveva portato alla nascita di un legame profondissimo tra lei e sua sorella Maia, che era solita difenderla da tutto e tutti, anche fisicamente, lottando contro i maschi. Quest’anno ha dovuto dirle addio per sempre e il ricordo oggi si fa commosso.

La voce trema nel ripensare alla loro infanzia felice, sempre l’una di fianco all’altra: “È stata un’amicizia profonda e allegra, come un amore vero, come due persone che si amano sinceramente e profondamente, proteggendosi. Per questo quando Maia è venuta a mancare, è stato un dolore grandissimo. Mi fa sentire sola”.

Le lacrime, trattenute quasi dall’inizio dell’intervista, alla fine trovano spazio. La Balivo non le nega la mano, quando Sandra Milo tende la sua alla ricerca di conforto. Oggi è in preda a tanti pensieri devastanti, colpita nel vivo dei suoi ricordi anche dalle notizie che giungono dal conflitto israelo-palestinese: “Penso a quei bambini che piangono, al terrore, perchè io l’ho vissuta la guerra”.