I film candidati agli Oscar “migliorati” con l’Intelligenza Artificiale: polemica a Hollywood

La rivelazione dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in due film candidati agli Oscar ha scatenato un mare di polemiche

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

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Pubblicato: 21 Gennaio 2025 20:43

L’Intelligenza Artificiale ci ruberà il lavoro? Ce lo chiediamo sempre più spesso noi giornalisti, se lo domandano egualmente preoccupati artisti e illustratori, lo temono gli operai e i moderatori. Chi l’avrebbe mai detto che l’Intelligenza Artificiale avrebbe potuto mettere a rischio anche le carriere degli attori. Eppure, così come rivelato da uno stesso cineasta, la più discussa delle nuove tecnologie pare sia stata utilizzata in ben due dei film più popolari del momento: The Brutalist e Emilia Perez. Pellicole entrambe candidate ai prossimi premi Oscar, il che ha causato non poche polemiche a Hollywood.

L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nei film

In una recente intervista, Dávid Jancsó, a capo della squadra di montatori del film The Brutalist – tra i possibili candidati agli Oscar 2025 – ha rivelato di aver fatto uso di Respeecher, un programma vocale che, tramite l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA), è in grado di modificare la cadenza e il suono della parlata umana. Il software è stato usato per rendere più realistico l’accento ungherese dell’attore protagonista Adrien Brody. Jancsó ha anche parlato dell’utilizzo di un altro programma di IA, Midjourney, che è servito per progettare gli edifici che si mostrano in una delle sequenze finali del film.

Il perfezionatore vocale Respeecher è stato utilizzato anche nel film Emilia Pérez – che ha fatto incetta di premi ai Golden Globe e pare potrebbe concorrere agli Oscar con un gran numero di candidature. Lo spiegò al Festival di Cannes Cyril Holtz, uno degli addetti al suono del musical diretto da Jacques Audiard, affermando di aver ricorso al programma per migliorare la vocalità di Karla Sofía Gascón, una delle attrici protagoniste.

Usare l’IA equivale a imbrogliare?

Gli effetti speciali fanno parte del mondo del cinema, anzi sono una vera e propria arte cui vengono riconosciuti prestigiosi riconoscimenti. Siamo abituati, e apprezziamo, scenografie dell’altro mondo, trucchi inumani e incredibili messe in scena. Ma cosa succede quando l’effetto arriva a toccare la performance umana? Quando, cioè, la tecnologia – per restare nel caso specifico – modifica la voce di un attore, il suo modo di esprimersi, di cantare o parlare? Si può ancora parlare di una performance attoriale pura? Ed è corretto che un attore vinca l’Oscar per la miglior interpretazione se l’interpretazione stessa non è farina del suo sacco ma ha ricevuto un aiutino tech? Sono questi i dubbi che, dalla rivelazione di Jancsó, attanagliano Hollywood e la giuria degli Academy Awards.

Brady Corbet, il regista di The Brutalist, si è giustificato con un comunicato stampa rilasciato sul The Hollywood Reporter: “Le performance di Adrien e Felicity (Brody e Jones, i due attori protagonisti, ndr) sono autentiche”. Corbet ha spiegato che l’Intelligenza Artificiale è stata utilizzata esclusivamente nei dialoghi girati in lingua ungherese, mentre quelli in inglese non sono stati toccati. L’intenzione, afferma il cineasta, era quella di “preservare l’autenticità della performance di Adrien e Felicity in un’altra lingua, non di sostituirli o alterarli in alcun modo, nel massimo rispetto del mestiere”.

Non è la prima volta che si discute di Intelligenza Artificiale nell’industria cinematografica e sul tema si erano spesi anche i sindacati autori del grande sciopero di Hollywood dello scorso anno. Stavolta, però, ci si chiede se sia giusto conferire il più alto riconoscimento a un attore il cui lavoro è frutto, anche, di uno strumento tecnologico.