Giornalisti in protesta: “Rai megafono del Governo”. La replica su Amadeus

La protesta del Sindacato dei giornalisti Rai dopo le modifiche alle regole sulla par condicio

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Giusy Donato

Lifestyle Editor

Ama scrivere e comunicare emozioni e punti di vista. È laureata in "Lingue e letterature straniere", ma da anni è nel mondo della scrittura.

I giornalisti della Rai hanno deciso di far sentire la loro voce e di rappresentare all’affezionato pubblico che li segue le loro convinzioni sulla situazione che stanno vivendo. Attraverso l’Usigrai, sindacato dei giornalisti della rete pubblica, i protagonisti dell’informazione della rete televisiva hanno lanciato un avvertimento sui cambiamenti in atto dopo l’ultima decisione della Commissione di Vigilanza della Rai.

Il sindacato dei giornalisti della rete pubblica è entrato anche nel merito della questione che riguarda il trasferimento di Amadeus a Discovery, che è uno degli argomenti più chiacchierati del momento.

Giornalisti Rai, la protesta contro le nuove regole sulla par condicio

Negli ultimi giorni, un cambiamento deciso dalla Commissione di Vigilanza della Rai nelle regole sulla par condicio televisiva ha destato alcune perplessità e Usigrai, sindacato dei giornalisti della rete pubblica, ha deciso di affermare chiaramente l’opinione a riguardo degli addetti all’informazione della rete pubblica, attraverso un comunicato molto diretto in cui si illustrano i cambiamenti apportati dalla Commissione di Vigilanza alle regole televisive: “La maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono. Lo ha fatto attraverso la Commissione di Vigilanza che ha approvato una norma che consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio. Non solo, Rainews24 potrà trasmettere integralmente i comizi politici, senza alcuna mediazione giornalistica, preceduti solamente da una sigla”.

Ci saranno, quindi, delle sostanziali modifiche per quanto riguarda la messa in onda dei contenuti politici sulle reti pubbliche. Le nuove regole, però, non incontrano il favore dei professionisti dell’informazione che credono nella centralità del ruolo dei giornalisti e del contraddittorio: “Questa non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti che fanno domande (anche scomode) verificano quanto viene detto, fanno notare incongruenze”.

Il sindacato dei giornalisti Rai ha fatto una promessa a tutti i telespettatori: “Per questo gentili telespettatori vi informiamo che siamo pronti a mobilitarci per garantire a voi un’informazione indipendente, equilibrata e plurale”. Il comunicato è stato letto dai giornalisti delle tre reti televisive pubbliche in conclusione dei notiziari.

Protesta giornalisti Rai, l’opinione su Amadeus

Secondo gli ultimi rumors, Amadeus sarebbe pronto a lasciare la Rai per cominciare un’avventura a Discovery, dove avrebbe un ruolo di responsabile dell’intrattenimento. L’Usigrai ha descritto questo possibile passaggio in modo davvero negativo, come riportato da Il fatto quotidiano: “Il possibile addio di Amadeus rischia di essere l’ennesimo duro colpo per la Rai. Una perdita che potrebbe avere gravi ripercussioni sugli ascolti ed anche sui conti dell’azienda. Un probabile passaggio a una rete concorrente, purtroppo non il primo, che non può non preoccupare, riconducibile ad un vertice (AD e DG) che ha occupato manu militari il Servizio Pubblico”.

Il sindacato dei giornalisti Rai ha paragonato il caso Amadeus a quello di Fabio Fazio, evidenziandone, però, le differenze: “Soprattutto perché, se per Fabio Fazio non c’è stata una responsabilità diretta di questo vertice (anche se nulla è stato fatto per trattenerlo), in questo caso più fonti sostengono che la scelta dell’artista di lasciare la Rai non sia dettata da ragioni economiche, bensì dalla delusione rispetto all’impossibilità di innovarla”.

Il sindacato ha aspramente criticato la guida di Sergio Rossi della Rai, giudicata troppo faziosa: “Sui giornali, inoltre, si legge di pressioni sul conduttore per far lavorare personaggi dello spettacolo vicini alla presidente del Consiglio. Un metodo che, se confermato, danneggerebbe fortemente la nostra azienda. La Rai a guida Sergio Rossi è attenta solo alle sollecitazioni della maggioranza di governo e dei partiti in genere. Tace di fronte a norme sulla par condicio, che rischiano di far fuggire altri telespettatori, e investe su costosissimi programmi flop”.