“Flashdance”, la storia vera di Maureen Marder

L'incredibile vicenda della ragazza canadese, stripper di notte e costruttrice di giorno, ha ispirato la pellicola cult con Jennifer Beals

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Anna Verrillo

Giornalista e Lifestyle Editor

Sangue campano e cuore a stelle e strisce. Scrive di cultura e spettacolo con frequenti incursioni nella cronaca rosa perché da brava gemelli non ama prendersi troppo sul serio.

Alcune pellicole non hanno bisogno di presentazioni. Entrate a pieno diritto nella storia della settima arte, parlano per sé appena se ne pronuncia il titolo. E’ il caso di Flashdance, un musical immortale che non molti sanno essere ispirato ad una storia vera. Non si tratta di un adattamento letterario né di un biopic vero e proprio, ma la vicenda della 18enne stripper di notte e saldatrice in fabbrica di giorno ha diversi punti in comune con la vita di Maureen Marder, musa ispiratrice dello sceneggiatore della pellicola.

La storia vera che ispirò ‘Flashdance’

Arrivato nelle sale  il 15 aprile 1983, Flashdance fu un immediato successo di pubblico e divenne rapidamente un cult. Merito di una sapiente regia curata da Adrian Lyne (già realizzatore di ‘Nove Settimane e Mezzo’ con Kim Basinger), del carisma dell’esordiente Jennifer Beals e di una trama semplice ma a suo modo accattivante. Al centro della pellicola c’era infatti la storia della 18enne Alex, saldatrice di giorno e ballerina di uno strip club di notte col sogno di frequentare una prestigiosa accademia di danza.

Una versione di Cenerentola rivisitata a passi di breakdance, che non era tuttavia molto lontana dalla quotidianità di una ragazza che negli anni ’80 viveva in Canada. Ad ispirare lo sceneggiatore di Flashdance, Tom Hedley, è stata infatti una vicenda reale, quella di Maureen Marder, una donna che lavorava nel settore delle costruzioni  e che di sera di esibiva come ballerina in un night-club di Toronto, il Gimlets. Una storia che lo colpì immediatamente perché, nonostante alcune spogliarelliste fossero anche mogli e madri, Maureen era l’unica a svolgere una doppia attività: con i soldi guadagnati, sognava infatti di poter frequentare i corsi di una rinomata scuola di danza.

La vicenda di Maureen Marder

Dopo aver ascoltato la singolare biografia di Maureen Marder, Tom Hedley  propose un soggetto basato sulla vicenda alla Paramount Pictures. La ragazza firmò un contratto per la cessione dei diritti per rappresentare la sua storia sul grande schermo per una cifra di 2300 dollari. Una somma irrisoria considerando che il film Flashdance incassò ben oltre 200 milioni di dollari.

Una scena di 'Flashdance'
Fonte: IPA
Una scena di ‘Flashdance’

Considerando la sproporzione tra l’assegno ricevuto e gli effettivi guadagni della pellicola, Marder denunciò i realizzatori del film, ma la Corte d’Appello di San Francisco non accolse la sua protesta:  “Sebbene con il senno di poi l’accordo sembri ingiusto nei confronti della Sign.ra Marder, semplicemente non ci sono prove che il suo consenso sia stato ottenuto con frode, inganno, coercizione o influenza indebita” dichiarò il tribunale, sottolinenado come il contratto fosse stato firmato in presenza di un avvocato.

Insomma, quello di Maureen fu solo un errore di valutazione, ma come avrebbe potuto essere così lungimirante da comprendere quanto effettivamente la storia potesse dar luce ad un vero e proprio cult cinematografico?

Flashdance, la genesi di un cult

Quando Flashdance arrivò al cinema nel 1983, il genere cinematografico dei musical, che pur aveva collezionato successi ad Hollywood, era praticamente morto. Fu la pellicola di Adrian Lyne a riportarlo in auge, anche grazie ad una colonna sonora in cui figuravano brani come ‘Maniac’ di Michael Sembello e, soprattutto, ‘What a feeling’ della compianta Irene Cara, successivamente premiato con l’Oscar. Il resto, come si suol dire, è storia.