Chi l’ha visto?, di cosa si è parlato ieri sera: verità per Manuela Murgia, parla l’ex indagato per omicidio

Chi l'ha visto? torna sul caso di Manuela Murgia e intervista l'unico indagato per omicidio, l'ex fidanzato Enrico Astero. Questo e altro nella puntata del 15 ottobre

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Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

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Una nuova puntata di Chi l’ha visto? ha tenuto incollati i telespettatori al piccolo schermo. Come preannunciato dalle anticipazioni, Federica Sciarelli è tornata sul caso di Manuela Murgia, riaperto per indagare l’ex fidanzato della 16enne, trovata senza vita nel febbraio 1995. Documenti e testimonianze inedite, l’intervento delle sorelle in studio e il dolore che non si è mai affievolito, in attesa di conoscere finalmente la verità. Questo e non solo nella puntata andata in onda mercoledì 15 ottobre.

Verità per Manuela Murgia, ancora troppi dubbi

Le prime indagini sulla morte di Manuela Murgia, trovata riversa in un canyon nella necropoli di Tuvixeddu (Cagliari) non sono riuscite a far chiarezza su questa tragica morte. Inizialmente scomparsa nel nulla, poi ritrovata senza vita: una vicenda che ha fatto rumore ai tempi. Un rumore la cui eco non ha mai smesso di rimbombare nel cuore della famiglia e soprattutto delle sorelle Anna ed Elisabetta e del fratello Gioele, che hanno sempre chiesto verità.

Non si sono mai arresi, si sono impegnati affinché quel caso archiviato come suicidio venisse riaperto: nuove tecniche forensi e strumenti potrebbero finalmente fare luce sulla morte di Manuela. Mancano troppi tasselli, ma all’inizio di quest’anno la svolta: l’ex fidanzato della vittima, Enrico Astero, è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario.

I suoi vestiti, accantonati per trent’anni, hanno iniziato a parlare“, ha esordito così Federica Sciarelli a Chi l’ha visto?. E sì, hanno iniziato a raccontare una storia ben diversa da quella del suicidio. Il corpo di Manuela Murgia portava addosso segni inequivocabili, secondo la nuova relazione del medico legale Roberto De Montis, determinante per ribaltare l’ipotesi di suicidio. In questi vestiti c’era del DNA maschile, mai preso in esame, e Michela molto probabilmente è stata prima abusata sessualmente e poi uccisa, investita con un’automobile, e occultata.

L’analisi delle tracce di DNA ha portato gli inquirenti a iscrivere nel registro degli indagati l’ex fidanzato, che ha parlato proprio ai microfoni di Chi l’ha visto?: “Io non ho paura – ha detto -. Sono pressato da queste cose. Non ho niente di cui aver paura. Glielo dico e glielo sottoscrivo, io non c’entro niente. Sto vivendo, mi creda, un incubo”. Si dichiara assolutamente estraneo ai fatti Astero: “Non l’ho incontrata, avevo altre cose da fare. Ero stato in ospedale da un mio amico che si doveva operare, avevo tante cose. C’ho molti testimoni”.

Non vi è alcuna conferma della colpevolezza dell’ex fidanzato di Manuela. Altre prove e testimonianze parlano di una ragazza che negli ultimi tempi si era fatta cupa, triste, forse preoccupata. Di una 16enne che aveva messo da parte tanti, troppi soldi: a chi erano destinati? Forse aveva conosciuto persone che non doveva conoscere a cui doveva del denaro?

Giovanni Cuvello, come si può sparire dentro a un ospedale?

“Com’è possibile scomparire per 10 giorni dentro a un ospedale?”, si è chiesta la Sciarelli. Perché è assurdo ma vero, ed è successo a Giovanni Cuvello a settembre, nella struttura di Villa Sofia a Palermo. L’uomo si era recato al pronto soccorso con l’ambulanza, salvo poi sparire nel nulla, senza neanche presentarsi alla visita, una volta chiamato dai medici.

Lo hanno cercato dappertutto, nei dintorni dell’ospedale e poi anche nel resto della città, ma niente. Nessuna traccia dell’uomo. A parlare è stato il cognato, Michele Casamento: “L’indomani, quando sono venuto perché dovevo portargli tutto, mi hanno detto che non c’era. Che lo avevano chiamato per la visita la sera prima, ma non aveva risposto. Aveva problemi respiratori, aveva bisogno di supporto. Quando mi hanno detto che non era presente abbiamo fatto subito un giro nei dintorni dell’ospedale, poi la denuncia”.

La notizia davvero scioccante è giunta, però, al momento del ritrovamento: “Dopo 10 giorni mi hanno chiamato al telefono, la Polizia mi ha detto di aver ritrovato il cadavere di mio cognato. Pensavo fosse fuori dall’ospedale, ma era dentro”. Si indaga ma, al momento, restano solo sorpresa e indignazione.

Dov’è finito Michele Vendramin?

Da martedì 7 ottobre di lui non si hanno più notizie e la famiglia non si dà pace. Matteo Vendramin è scomparso nel nulla: grazie alle telecamere di sorveglianza, lo si vede camminare per l’ultima volta alle 8:30 in via Veneto, verso l’auto parcheggiata nella vicina piazza di Rua di Feletto. L’automobile è stata ritrovata proprio lì, ma di Matteo nessuna traccia.

“Vorrei dire che lo aspettiamo a braccia aperte e non vediamo l’ora di rivederlo”, ha detto la sorella Elena, collegata in diretta telefonica con Federica Sciarelli. “Nell’immagine della telecamera si vede mio fratello camminare in via Veneto, in direzione della frazione di San Pietro di Feletto – ha proseguito nel suo racconto, spiegando che Matteo aveva con sé il portafoglio con i documenti ma che il cellulare risulta irraggiungibile da quel giorno.

“Mio fratello è una persona sensibile e gentile. Nelle ultime settimane stava vivendo una situazione di stress e fragilità. Potrebbe trovarsi in una situazione confusionale, per via della situazione che stava vivendo. Non è un gran camminatore”, ha spiegato molto preoccupata. Per questa ragione la Sciarelli ha lanciato un appello ai residenti di Rua di Feletto e dintorni, chiedendo collaborazione.

Il tormento di Giacomo Fabris, l’appello del padre

Non ho una vita! Dentro le sbarre, mi volete rinchiudere!”. Sono le ultime dolorose parole che Giacomo Fabris ha pronunciato nell’ultima conversazione telefonica col padre, Luigi Antonio Fabris.

A Chi l’ha visto? ha parlato un padre che ha fatto del suo meglio per aiutare il figlio, invitandolo ad amarsi, a prendersi cura di sé stesso. Sono trascorsi 86 giorni da quando Giacomo si è allontanato da casa della madre ad Ardea: era il pomeriggio del 21 luglio, è sceso con il solo cellulare e si è incamminato. Poi il silenzio.

Non si sa dove sia finito, nessun contatto da allora col padre né col resto della famiglia. Luigi Antonio Fabris ha tracciato il profilo di un bambino prima, poi ragazzo che ha sempre vissuto con un tormento nel cuore. “Lui non era mai allegro, mai felice, aveva sempre questo tormento dentro”, ha aggiunto, raccontando del suo recente e unico ricovero in una clinica, durato due mesi e da quale era uscito devastato.

Disperazione e incertezza, al momento resta questo. E l’appello del padre: “Giacomo, se mi senti, mi raccomando chiamaci che tutti qui ti vogliamo bene ti pensiamo sempre e siamo disperati senza di te. Speriamo che tu riesca a chiamarmi, come hai fatto sempre, anche con un altro telefono. Il mio numero lo sai. Vedrai che tutti i tuoi problemi saranno risolti in famiglia, devi stare tranquillo, Giacomo”.