Vivere con un gatto, quanto fa bene e a cosa dobbiamo fare attenzione

Vivere con un gatto aiuta a combattere lo stress, ma attenzione all'igiene per allontanare il rischio di allergie e della malattia da graffio

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Non ci sono dubbi. Avere un animale vicino, soprattutto quando si è soli, diventa un supporto fondamentale per il benessere psicologico e fisico della persona. I felini, in questo senso, possono davvero essere d’aiuto. Ci sono studi che mostrano come avere un gatto vicino riduca lo stress, altre ricerche che rivelano l’effetto positivo di questi animali sul benessere psicologico.

Addirittura ci sono indagini che mostrano come anche per i bambini la convivenza con il micio possa aiutare a mantenersi psicologicamente più sereni, in confronto a chi invece non ha l’animale. Detto tutto questo, non si deve dimenticare che a volte la vicinanza con il felino può anche rivelarsi fonte di patologie che vanno conosciute. Per evitarle.

Cos’è la malattia da graffio di gatto

La malattia da graffio di gatto è una malattia benigna, solitamente autolimitante e autorisolutiva, più frequente in autunno ed in inverno. È causata dall’infezione da parte di un batterio detto Bartonella henselae, di cui sono portatori soprattutto i gatti randagi di città. Il contagio conferisce in genere un’immunità permanente.

Insorge in soggetti che vengono in contatto con gatti. I gattini di età inferiore all’anno ed infestati da pulci sono più spesso responsabili e la trasmissione avviene attraverso morsi, graffi o comunque stretti contatti. Tra i gatti il vettore di malattia sono prevalentemente le pulci, ma non è chiaro se queste siano vettori anche per l’uomo.

Si caratterizza per la comparsa di un rilievo cutaneo transitorio nella sede del graffio avvenuto 2-3 giorni prima. Nel giro di 1-2 settimane compare un ingrossamento linfonodale distrettuale (es. delle ascelle se il graffio interessava mano o polso o braccio). L’aumento di volume delle ghiandole linfatiche tende a regredire spontaneamente in 2-4 mesi. In genere non è necessaria terapia. In pochi casi la malattia può presentarsi in forma atipica e grave con aumento di volume generalizzato di linfonodi, fegato e milza, febbre protratta, dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee, calo di peso, e persino lesioni ossee, encefalopatia e congiuntivite. Ed ovviamente va studiata dal medico.

Perché è importante l’igiene

Quando si parla del gatto, sicuramente il pensiero corre alla toxoplasmosi. Questa patologia viene trasmessa da un parassita chiamato Toxoplasma gondii che viene espulso dal gatto tramite le sue feci e disperso nell’ambiente. La semplice descrizione della modalità di trasmissione fa capire bene come e quanto sia importante curare l’igiene della lettiera del felino. Ricordate di utilizzare sempre guanti e di ripetere almeno una volta al giorno la manovra.  Soprattutto, dopo la pulizia, lavate con cura le mani.

Quando si parla di toxocariasi invece viene chiamato in causa un parassita. Non dimenticate che la patologia può anche comportare segni respiratori, come ad esempio può accadere in caso di asma, e coinvolgimento del fegato. L’organo in questo caso può aumentare di volume. Infine, bisogna ricordare l’infezione da Campylobacter e la Giardiasi, che ha come vettore le feci del gatto. Ed anche la tinea, causata da un fungo, può avere un rapporto con il contatto con l’animale. Quindi occorre sempre parlare del quadro con il medico e il veterinario.

Esiste l’allergia al pelo di gatto?

Qualche tempo fa, grazie alle ricerche nella tecnica Crispr, quella che permette di ritagliare frammenti del Dna per sostituirli con altri, si è rivelata una ricerca che potrebbe aiutare chi soffre di allergia al “gatto”. Lo studio è stato presentato su una rivista del MIT (Massachussetts Institute of Technology). Ma vale la pena di ricordare che si tratta di uno studio solo in fase iniziale, per cui l’allergia al gatto va ancora tenuta presente.

Meglio però essere precisi. Il termine “allergia al gatto” non è corretto, così come non si dovrebbe parlare di “allergia al pelo di gatto”. Il fattore scatenante, infatti, è l’allergene Fel d1, che ha origine nelle ghiandole sebacee del felino e nella sua saliva. Questo allergene è presente sul pelo e nella sua saliva e viene rilasciato in grande quantità nell’ambiente, indipendentemente dal livello di pulizia dell’animale. Le sue dimensioni ridotte e la particolare stabilità ne rendono possibile il trasporto e la diffusione passiva, principalmente attraverso gli indumenti e i capelli anche in ambienti non direttamente frequentati dall’animale.

Come limitare i rischi

I vantaggi del rapporto con l’animale, in ogni caso, superano i potenziali, rari rischi. Occorre però rispetto per l’animale stesso e soprattutto bisogna fare attenzione all’igiene. Per questo tutti gli animali domestici devono essere portati regolarmente dal veterinario. E ricordate che il gatto è un animale che si mantiene molto pulito da sé, quindi l’attenzione va riservata alla lettiera (pulizia almeno quotidiana), alle ciotole (meglio se in acciaio, così da poterle igienizzare a fondo), ed agli ambienti in cui il micio dorme. I materiali impiegati dovrebbero essere lavabili, con tessuti che possono essere facilmente messi in lavatrice.

Chi deve fare più attenzione

Le malattie trasmesse dagli animali si chiamano zoonosi. Perché l’animale stesso può diventare un vettore inconsapevole di patologia. Parlando del gatto, va detto che le possibilità di trasmettere un potenziale nemico per la salute umana sono molto ridotte. Deve però prestare molta attenzione chi è in cura con farmaci che possono ridurre le difese immunitarie, come ad esempio quelli impiegati per impedire dopo il rigetto o dopo un trapianto, così come chi sta seguendo un trattamento di chemioterapia antitumorale.

Insomma, nulla di particolare visto che le precauzioni per il rischio di infezioni debbono far parte della vita quotidiana di questi soggetti. Quando si parla di persone sane (ricordando sempre un occhio di riguardo per le donne in gravidanza) i rischi sono davvero minimi. E il micio può davvero diventare un vero compagno per la giornata, pur nella sua indipendenza che va sempre rispettata.

Fonti bibliografiche

Allergia al gatto: i rischi e le informazioni utili da conoscere per convivere con gli amici a quattro zampe, Allergicamente

Allergie ai gatti, come comportarsi, Meyer