Insonnia, perché colpisce le donne, come nasce, quanto incide sulla vita

Intervista alla Dott.ssa Laura Palagini, psichiatra del Centro del Sonno dell’Università di Pisa.

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Redazione

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Le cifre parlano chiaro. Sarebbero più di 12 milioni le persone che soffrono di una malattia che si manifesta la notte, ma che rovina la vita per le 24 ore. Si chiama insonnia. Oltre a crearci difficoltà a cadere tra le braccia di Morfeo, creando lunghe notti con gli occhi spalancati ed i pensieri che avanzano, incide sul funzionamento diurno. E impatta pesantemente sulla qualità di vita: diventa difficile lavorare, studiare, stare con gli altri. Anche se spesso non ci si pensa, l’insonnia è anche una delle principali cause di assenteismo e di riduzione della produttività sul lavoro e incide per oltre l’1% del PIL annuale in costi diretti e indiretti. Negli ultimi tempi, la difficoltà a riposare bene per quantità e qualità è aumentata ancora, complici la pandemia e le vicende economiche e belliche. I lockdown, le limitazioni, la paura del contagio e della guerra insieme al costante consumo di notizie hanno aumentato lo stress, il senso di incertezza e di imminente pericolo nella popolazione che hanno avuto un impatto notevole sulla quantità e qualità del sonno. Per questo è importante affrontare seriamente il quadro, senza affidarsi al fai da te, a rimedi empirici, considerando che la vera insonnia va riconosciuta e trattata dagli specialisti. L‘insonnia colpisce tutte le età, ma diventa più frequente con il progredire degli anni, ed è 1,5-2 volte più comune nelle donne rispetto agli uomini. Per saperne di più il video propone le risposte alle più comuni domande sull’insonnia di un’esperta: Laura Palagini, psichiatra del Centro del Sonno dell’Università di Pisa.

Quando si deve parlare di insonnia

L’insonnia, nonostante i suoi effetti negativi sulla salute delle persone colpite, rimane una patologia sottostimata, sottodiagnosticata e sottotrattata: i pazienti spesso la interpretano come un sintomo e si affidano al fai-da-te o al passaparola prima di ricorrere a un medico. A tutto questo contribuisce anche la propensione di molti dei media a considerare l’insonnia come un problema legato al benessere, allo stile di vita e alle cattive abitudini e non una vera e propria patologia. L’insonnia è definita come un’insoddisfazione continua di almeno 3 mesi (per almeno 3 notti a settimana) nella qualità o nella quantità di sonno senza la presenza di fattori noti che lo ostacolino. In Italia, secondo i dati dell’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno, circa 1 adulto su 4 soffre di insonnia cronica o transitoria.

Come si manifesta l’insonnia

Il sonno è un evento fisiologico e un pilastro essenziale per una buona salute fisica e mentale e per la funzionalità ottimale durante tutto l’arco della giornata. Pertanto, senza un sonno adeguato e di qualità, si possono presentare molti problemi che incidono sulla vita quotidiana. Un sintomo essenziale dell’insonnia è la compromissione del funzionamento diurno, che è correlata a manifestazioni che incidono sullo stato di salute, come affaticamento, ridotta energia, alterazione dell’umore e difficoltà cognitive.

L’insonnia può comunque assumere diverse forme:

  • difficoltà ad addormentarsi;
  • problemi a mantenere il sonno;
  • risveglio precoce;
  • una combinazione di questi fattori.

I diversi tipi d’insonnia

L’insonnia viene classificata in tre tipologie:

  • episodica, quando i sintomi dell’insonnia sono presenti da almeno 1 mese, ma da meno di 3;
  • persistente, con sintomi che durano 3 mesi o più;
  • ricorrente, quando la persona ha sperimentato almeno 2 episodi di insonnia persistente (3 mesi o più) nel corso di un anno.

Come nasce l’insonnia

 Il salutare alternarsi di stati di veglia e sonno è regolato da sistemi distinti di segnalazione nel cervello. Si ritiene che la principale causa fisiopatologica dell’insonnia sia legata all’iperattivazione del sistema di segnalazione della veglia nel cervello, nota anche come “reazione di attacco o fuga” che interferisce con il naturale “spegnimento” necessario per dormire. Quando una persona si accinge a dormire si determina una vera e propria “gara” tra i centri della veglia, che tendono a mantenerla sveglia, e i centri del sonno, che stimolano l’addormentamento.  L’insonnia si instaura quando la persona non riesce a “spegnere” i centri della veglia e ad abbandonarsi a quelli del sonno. In particolare, nelle persone che soffrono di insonnia è stata osservata una ridotta disattivazione delle regioni cerebrali coinvolte nel controllo esecutivo, nell’attenzione e nella consapevolezza di sé.

Quanto pesa l’insonnia sulla vita

L’impatto dell’insonnia è spesso sottovalutato. In realtà, può essere una condizione angosciante in grado di incidere in modo rilevante sulla qualità di vita compromettendo lavoro, studio, vita sociale e di relazione.

Le persone che soffrono di insonnia evidenziano:

  • una probabilità tre volte maggiore di sentirsi giù di morale o depresse, rispetto alle persone con un ritmo di sonno normale;
  • probabilità due volte maggiori di sperimentare scarsi livelli di energia e bassa motivazione per dedicarsi all’esercizio fisico o per partecipare ad attività sociali;
  • maggiori probabilità di sentirsi irritabili e incompresi, con possibili ripercussioni sulle relazioni nella vita privata e lavorativa;
  • probabilità tre volte maggiori di scarsa concentrazione durante il giorno rispetto a chi dorme bene.

Diversi studi hanno dimostrato inoltre che il sonno inappropriato (sia in quantità che qualità) può essere associato a un maggior rischio cardiovascolare. L’American Heart Association di recente ha infatti inserito il sonno come uno degli otto componenti principali per una buona salute cardiovascolare.

Come si affronta l’insonnia

A seconda della causa dell’insonnia e del suo grado di gravità sono disponibili diversi approcci terapeutici.

Le opzioni principali fino ad oggi utilizzate sono:

  • tecniche di “igiene del sonno” ovvero una serie di regole e comportamenti che è bene seguire e adottare per favorire un riposo notturno di qualità;
  • terapia cognitivo-comportamentale;
  • brevi cicli di somministrazione di sonniferi o melatonina.

Le terapie ad azione ipnoinducente attualmente disponibili possono aumentare la sonnolenza nella giornata e compromettere le funzionalità della persona. Questi effetti indicano che le attuali terapie hanno limitate capacità di trattare in modo ottimale le persone affette da insonnia, soprattutto i pazienti anziani. Secondo una recente indagine il 72% dei medici italiani dichiara che vi è un bisogno insoddisfatto nel trattamento e nella cura dell’insonnia e l’88% desidera poter fare di più per i propri pazienti.

Recentemente si sta sviluppando un nuovo filone di ricerca che mira ad inibire l’eccessiva attivazione dello stato di veglia con farmaci che migliorano i parametri del sonno senza alcuni degli effetti collaterali associati alle terapie comunemente prescritte per l’insonnia.

“In collaborazione con Idorsia”