I numeri parlano chiaro. E dicono molto di più delle sensazioni. Purtroppo, in senso negativo. Sono sempre di più i piccoli e i ragazzi che presentano disturbi di tipo neuropsichiatrico. Addirittura il 20% circa di bambini e adolescenti soffre di condizioni di questo tipo, ovviamente in forma più o meno seria.
Si va dai disturbi del neurosviluppo e dalle sindromi dello spettro autistico, ai disturbi da deficit di attenzione con iperattività. Per arrivare fino a vere e proprie patologie neurologiche. Il tutto, tenendo sempre conto della marea in crescita di disturbi del comportamento alimentare, nelle loro diverse forme. Bisogna fare qualcosa. Ed occorre capire presto cosa accade.
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2024, che ha lo scopo di sensibilizzare sul tema e si celebra il 10 ottobre, la SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, sottolinea l’importanza di intervenire precocemente già in età evolutiva e di favorire e garantire la continuità di cura dall’età del neurosviluppo a quella adulta, mettendo al centro la persona, la sua famiglia, e i suoi bisogni.
Indice
Come si sviluppa il cervello e cosa accade
“Il cervello umano – spiega Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza presso l’ASST Spedali Civili e Università di Brescia – va incontro ad enormi cambiamenti dal periodo del concepimento fino all’inizio dell’età adulta. Eventi negativi durante lo sviluppo precoce, in periodi critici per le funzioni e la struttura del cervello, possono avere effetti permanenti sul medio e lungo periodo e predisporre a sviluppare malattie mentali in età adulta”.
Così possono comparire i disturbi del neurosviluppo con possibile compromissione del funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo. E spesso si associano tra loro, seppur interessando diverse aree dello sviluppo. Per affrontare la problematica, occorre agire presto. “Dobbiamo sfatare il mito che la prevenzione inizi a 14 anni, perché in realtà deve avvenire molto prima, certamente sappiamo che alcune patologie psichiatriche danno segno di sè in modo specifico in età adolescenziale, ma spesso sono l’esito di disturbi iniziati molto tempo prima o insorti nei primi anni di vita, le cui manifestazioni si modificano a seconda della plasticità del sistema nervoso e dell’evoluzione dell’individuo – commenta l’esperta”.
In agguato ansia e depressione
Secondo l’ultimo Rapporto UNICEF, a livello globale, 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato; tra questi, 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni sono ragazze. I tassi in percentuale di problemi diagnosticati sono più alti in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale.
L’ansia e la depressione, secondo i dati del Rapporto, rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. “La maggior parte dei disturbi del neurosviluppo persiste durante l’adolescenza e l’età adulta – fa sapere Antonella Costantino, past president SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – e può portare a difficoltà sociali e comportamentali e ad una ridotta indipendenza nell’arco di vita. Quindi una diagnosi precoce è fondamentale per poter attivare strategie di intervento tempestive e mirate. Solo così possiamo agire sulle traiettorie di sviluppo, riducendo l’impatto sui bambini affetti e sulle loro famiglie”.
Occorre agire prima possibile
Torniamo ai numeri. Secondo Giuseppe Ducci, Vicepresidente del Collegio Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze Patologiche della ASL Roma 1 “Le persone con disturbi mentali prese in carico nel 2023 dai servizi sanitari pubblici sono state in Italia oltre 770mila, pari all’1,5% della popolazione. Ciò significa che, considerando solamente i disturbi più gravi, c’è un 3,5% di persone, equivalente a oltre due milioni di cittadini, che non ha accesso ai servizi.
A pesare è la paura dello stigma, ma anche la difficoltà stessa delle strutture nel prenderli in carico e a pagare il prezzo più alto sono le categorie più fragili. Le fasce sociali più svantaggiate, donne, anziani, ma soprattutto bambini e adolescenti, sempre più vittime delle dipendenze da sostanze, ansia, depressione, e disturbi del neuro-sviluppo che nel 50% dei casi risalgono già alla gravidanza”.
Attenzione alle fasi di passaggio
Quando si parla di salute mentale, il passaggio all’età adulta di bambini e ragazzi fino a quel momento seguiti in ambiti pediatrici rappresenta un tema delicato e ancora oggetto di riflessione da parte dei neuropsichiatri infantili.
“La terminologia anglosassone sintetizza questo momento con il termine transition – sottolinea Renato Borgatti, Direttore della Struttura Complessa Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Fondazione Mondino IRCCS e dell’Università di Pavia, membro SINPIA – mentre è preferibile parlare di continuità di cura così da trasmettere l’idea che con il passaggio all’età adulta non mutano i bisogni dei ragazzi, che devono trovare risposte adeguate adattando un sistema di presa in carico pensato per una persona adulta e collaborante. L’intento comune è quello di proporre un modello di transizione della cura programmato e coordinato, incentrato sul soggetto e la sua famiglia, anche in relazione al grado di complessità multidisciplinare richiesto dalla patologia”.
D’altro canto, la maggiore età è un passaggio critico per i disturbi mentali. “Solo la metà delle regioni garantisce la continuità delle cure tra infanzia ed età adulta per bimbi e ragazzi affetti da disturbo psichiatrico – segnala Fabrizio Starace, Presidente del Collegio Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Modena. In Italia, infatti, appena il 12% dei giovani passa ai servizi di salute mentale per adulti, dopo aver raggiunto il limite di età massimo per le cure pediatriche”.
Servono nuovi modelli di assistenza
“In questa situazione d’emergenza, siamo chiamati a rispondere a nuovi bisogni, soprattutto tra i giovanissimi, come i disturbi del comportamento alimentare, i disturbi della personalità e quelli dello spettro autistico, il dilagare delle dipendenze da sostanze e alcool, che sollecitano soluzioni diverse rispetto al passato e più specifiche competenze – fa sapere Ducci”.
Cosa fare in pratica? A detta degli esperti occorre attuare interventi di prevenzione in tutte le fasce di età, fin dalla gravidanza, con particolare attenzione agli stili di vita e al contesto familiare, e poi con successivi programmi di screening per intercettare precocemente problemi del neuro-sviluppo che, nel 50% dei casi, risalgono già all’età prenatale.
“L’integrazione tra salute mentale per adulti, dipendenze patologiche e servizi per l’età evolutiva – aggiunge Ducci – è, dunque, una soluzione organizzativa necessaria per facilitare la transizione tra i servizi per minori e adulti, modello attualmente applicato solo in alcune regioni, mentre va esteso a livello nazionale”.