L’osteoporosi è una condizione ossea caratterizzata da una riduzione della densità minerale ossea e dalla perdita di tessuto osseo, che porta a una maggiore fragilità e a un aumento del rischio di fratture. Questa condizione colpisce spesso le persone anziane, soprattutto le donne dopo la menopausa, ma può verificarsi anche in uomini e donne di tutte le età. L’osteoporosi è spesso chiamata “malattia silenziosa” perché può progredire senza sintomi evidenti fino a quando non si verifica una frattura. Le fratture più comuni associate all’osteoporosi coinvolgono le vertebre della colonna vertebrale, il collo del femore e il polso. Una diagnosi precoce e interventi tempestivi, come modifiche dello stile di vita, integrazione di calcio e vitamina D, farmaci per migliorare la densità ossea e la prevenzione delle cadute, sono fondamentali per gestire e ridurre il rischio di complicanze legate all’osteoporosi.
Le fratture correlate all’osteoporosi si verificano più comunemente nell’anca, nel polso o nella colonna vertebrale.
Indice
Sintomi dell’osteoporosi
I sintomi dell’osteoporosi possono variare da lievi a gravi e spesso non sono evidenti fino a quando non si verifica una frattura. Tra i sintomi più comuni vi sono il dolore osseo, in particolare nella schiena, fianchi o polsi, che può manifestarsi anche senza un trauma evidente. Inoltre, possono verificarsi diminuzione dell’altezza dovuta a fratture vertebrali, posture curve o cifosi, e ridotta mobilità.
Altri segni e sintomi includono la perdita di denti a causa della diminuzione della densità ossea nella mascella, e la presenza di fratture spontanee o dovute a traumi minimi, come ad esempio la caduta da altezze ridotte. È importante sottolineare che molte persone con osteoporosi non presentano alcun sintomo fino a quando non si verifica una frattura, quindi la diagnosi precoce attraverso screening appropriati è essenziale per prevenire le complicazioni e iniziare un trattamento tempestivo.
Diagnosi dell’osteoporosi
Per la diagnosi dell’osteoporosi vengono utilizzati diversi strumenti:
- esami del sangue: (emocromo con formula leucocitaria, elettroforesi delle proteine sieriche, creatinina, paratormone, Vitamina D 25-OH, fosfato inorganico, TSH reflex e calcio, telopeptide sierico) consente di valutare lo stato di salute del metabolismo dell’osso e di escludere cause secondarie di osteoporosi;
- radiografia: in genere prescritta quando il paziente avverte un dolore o in caso di rottura, può evidenziare la presenza di osteoporosi (nel referto si leggerà “segni di osteopenia”);
- MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata): è l’esame più indicato per la diagnosi dell’osteoporosi, in quanto consente di misurare con precisione la densità minerale ossea nell’intero scheletro oppure in distretti scheletrici particolarmente predisposti alla perdita di massa ossea.
Quali trattamenti sono utili per combattere l’osteoporosi
Le raccomandazioni sul trattamento si basano in genere su una stima del rischio di rottura di un osso.
Se il rischio non è elevato, il trattamento non andrà di norma ad includere i farmaci e si concentrerà sulla modifica dei fattori di rischio.
Bifosfonati
I bifosfonati sono farmaci ampiamente utilizzati nel trattamento dell’osteoporosi, in quanto agiscono in modo efficace per ridurre il rischio di fratture e migliorare la densità minerale ossea. Questi farmaci funzionano sopprimendo l’attività degli osteoclasti, le cellule responsabili della riassorbimento osseo e quindi della perdita di densità ossea. Inibendo gli osteoclasti, i bifosfonati aiutano a mantenere un equilibrio positivo del turnover osseo, consentendo una maggiore formazione ossea rispetto alla sua distruzione.
Inoltre, i bifosfonati possono anche promuovere l’apoptosi degli osteoclasti, contribuendo ulteriormente alla riduzione del loro numero e all’inibizione della loro attività. Questi effetti combinati portano a un aumento della densità minerale ossea e a una diminuzione del rischio di fratture osteoporotiche. I bifosfonati possono essere somministrati per via orale o per via endovenosa, con diverse formulazioni disponibili per adattarsi alle esigenze e alle preferenze del paziente.
Tuttavia, è importante tenere presente che l’uso prolungato di bifosfonati può essere associato a potenziali effetti collaterali, come ad esempio l’osteonecrosi della mandibola e le fratture atipiche del femore, quindi il loro impiego deve essere attentamente valutato e monitorato sotto la supervisione di un medico.
Anticorpi monoclonali
Gli anticorpi monoclonali rappresentano una promettente opzione terapeutica nell’osteoporosi, agendo in modo mirato sul processo di riassorbimento osseo. Questi farmaci sono progettati per mirare e bloccare specifiche molecole nel corpo che promuovono la perdita ossea. Un esempio significativo è l’anticorpo monoclonale denominato Denosumab, che agisce riducendo il riassorbimento osseo e aumentando la densità minerale ossea, contribuendo a prevenire le fratture osteoporotiche.
Un altro approccio terapeutico è rappresentato dagli anticorpi monoclonali che mirano al peptide correlato alla paratormone (PTHrP), coinvolto nella regolazione del metabolismo osseo. Questi farmaci, come ad esempio Romosozumab, agiscono aumentando la formazione ossea e riducendo il riassorbimento osseo. In generale, gli anticorpi monoclonali offrono un approccio terapeutico innovativo e mirato nell’osteoporosi, con il potenziale per migliorare la qualità ossea e ridurre il rischio di fratture in pazienti con questa condizione.
Terapia ormonale sostitutiva
La terapia ormonale sostitutiva (TOS) è una terapia farmacologica basata sulla somministrazione di estrogeni. Dopo la menopausa, quando il rischio di osteoporosi si fa più elevato, le donne producono un basso livello di estrogeni: grazie alla terapia ormonale sostitutiva è possibile mitigare gli effetti tipici del periodo (a cominciare dalle vampate di calore) e – al contempo – prevenire l’insorgenza dell’osteoporosi nelle pazienti che hanno più possibilità di soffrirne.
Fattori di rischio dell’osteoporosi
Le ossa sono in costante stato di rinnovamento: il nuovo osso viene prodotto e il vecchio osso viene scomposto. Quando si è giovani, il corpo produce un nuovo osso più velocemente di quanto rompa il vecchio osso e aumenta così la massa ossea. Dopo i primi 20 anni questo processo rallenta: la maggior parte delle persone raggiunge il picco di massa ossea entro i 30 anni.
Con l’avanzare dell’età, la massa ossea si perde più velocemente di quanto venga creata. La probabilità che si sviluppi l’osteoporosi dipende in parte dalla quantità di massa ossea raggiunta in gioventù. Il picco di massa ossea è in qualche modo ereditato e varia anche in base al gruppo etnico. Più alto è il picco, più ossa si hanno “in banca” e meno è probabile che si possa sviluppare l’osteoporosi con l’avanzare dell’età.
Una serie di fattori può aumentare la probabilità di sviluppare l’osteoporosi, tra cui età, razza, stile di vita e condizioni mediche e trattamenti. Alcuni fattori di rischio per l’osteoporosi sono fuori dal proprio controllo, tra cui:
- sesso: le donne hanno molte più probabilità di sviluppare l’osteoporosi rispetto agli uomini
- età: più si invecchia, maggiore è il rischio di osteoporosi
- razza: si è a maggior rischio di osteoporosi se bianchi o di origine asiatica
- storia familiare: avere un genitore o una sorella con l’osteoporosi espone ad un rischio maggiore
I livelli ormonali
Gli ormoni svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo osseo, e i cambiamenti nei livelli ormonali possono influenzare significativamente lo sviluppo e il decorso dell’osteoporosi. In particolare, il deficit di estrogeni nelle donne in menopausa è associato a un aumento del riassorbimento osseo e alla perdita di densità minerale ossea, aumentando il rischio di fratture. Gli estrogeni svolgono un ruolo chiave nella soppressione dell’attività degli osteoclasti, le cellule coinvolte nel riassorbimento osseo, e nella promozione della formazione ossea. Di conseguenza, la diminuzione dei livelli di estrogeni durante la menopausa porta a un aumento del turnover osseo e alla perdita progressiva di tessuto osseo.
Allo stesso modo, il deficit di testosterone negli uomini può contribuire all’osteoporosi, sebbene in misura minore rispetto alle donne, poiché il testosterone svolge anche un ruolo nella regolazione del metabolismo osseo. Altri ormoni, come il cortisolo, possono influenzare negativamente la salute ossea se presenti in eccesso, poiché possono promuovere il riassorbimento osseo e inibire la formazione ossea. Complessivamente, i cambiamenti nei livelli ormonali possono avere un impatto significativo sull’osteoporosi, sottolineando l’importanza di una valutazione accurata e di un trattamento mirato per mantenere la salute ossea.
I fattori dietetici
I fattori dietetici giocano un ruolo significativo nello sviluppo e nella gestione dell’osteoporosi. Una dieta equilibrata e ricca di nutrienti essenziali è fondamentale per mantenere la salute delle ossa e ridurre il rischio di perdita ossea. Il calcio è uno dei nutrienti più importanti per la salute delle ossa, poiché costituisce il principale componente minerale dell’osso. È essenziale consumare abbastanza calcio attraverso alimenti come latticini, verdure a foglia verde, e alimenti fortificati.
La vitamina D è un altro nutriente chiave, poiché aiuta il corpo ad assorbire il calcio. L’esposizione al sole è una fonte naturale di vitamina D, ma può essere difficile ottenere abbastanza, quindi è importante includere alimenti come pesce grasso, uova e alimenti fortificati nella dieta. Altri nutrienti importanti includono la vitamina K, che contribuisce alla mineralizzazione ossea, e il magnesio, che supporta la salute delle ossa e la formazione del tessuto connettivo.
D’altra parte, è importante limitare il consumo di sodio e caffeina, che possono aumentare la perdita di calcio nelle urine. Inoltre, l’eccesso di alcol può interferire con l’assorbimento di calcio e danneggiare le cellule ossee. In conclusione, una dieta equilibrata e ricca di nutrienti è essenziale per la prevenzione e la gestione dell’osteoporosi, aiutando a mantenere la salute delle ossa e riducendo il rischio di fratture.
Steroidi e malattie concomitanti
Gli steroidi, insieme a malattie concomitanti possono avere un significativo impatto sull’osteoporosi, influenzando direttamente la densità ossea e aumentando il rischio di fratture. Gli steroidi, ad esempio, sono noti per avere effetti negativi sul metabolismo osseo, riducendo la formazione di nuovo tessuto osseo e aumentando il riassorbimento osseo. Questo può portare a una diminuzione della densità minerale ossea e a un aumento del rischio di fratture, soprattutto nelle vertebre e nei fianchi. Farmaci come i glucocorticoidi, comunemente prescritti per condizioni infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide e la malattia polmonare ostruttiva cronica (COPD), possono contribuire significativamente allo sviluppo e al progresso dell’osteoporosi.
Allo stesso modo, alcune malattie concomitanti possono avere un impatto negativo sulla salute ossea. Condizioni come l’artrite reumatoide, il diabete mellito, l’ipertiroidismo e le malattie gastrointestinali possono influenzare il metabolismo osseo, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture. La presenza di queste condizioni può alterare l’equilibrio tra formazione e riassorbimento osseo, portando a una diminuzione della densità ossea e a una maggiore fragilità scheletrica.
È fondamentale che i pazienti che assumono steroidi o che presentano malattie concomitanti siano consapevoli del loro rischio aumentato di osteoporosi e adottino misure preventive, come l’assunzione di integratori di calcio e vitamina D, la pratica di un esercizio fisico appropriato e la valutazione regolare della densità ossea tramite densitometria ossea. Inoltre, il monitoraggio attento e il trattamento precoce delle condizioni sottostanti possono contribuire a mitigare il rischio di osteoporosi e fratture nelle persone affette.
Complicazioni
Le fratture ossee, in particolare nella colonna vertebrale o nell’anca, sono tra le complicanze più gravi dell’osteoporosi.
Le fratture dell’anca sono spesso causate da una caduta e possono provocare disabilità e persino un aumento del rischio di morte entro il primo anno dopo l’infortunio. In alcuni casi, possono verificarsi fratture vertebrali anche se la persona non è caduta. Le ossa che compongono la colonna vertebrale (vertebre) possono inoltre indebolirsi al punto da accartocciarsi, provocando mal di schiena, perdita di altezza e una postura curva in avanti.
Come prevenire l’osteoporosi
Una buona alimentazione e un regolare esercizio fisico sono essenziali per mantenere le ossa sane per tutta la vita.
- Peso corporeo
Essere sottopeso aumenta la possibilità di perdita ossea e fratture, ma è noto anche che l’eccesso di peso aumenta il rischio di fratture. Per questo motivo mantenere un peso corporeo appropriato fa bene alle ossa così come alla salute in generale. Inoltre avere una buona percentuale di massa magra facilita lo scarico del peso sui muscoli e non direttamente sulle ossa, prevenendo eventuali danni.
- Calcio
Uomini e donne di età compresa tra 18 e 50 anni necessitano di 1.000 milligrammi di calcio al giorno. Questa quantità giornaliera aumenta a 1.200 milligrammi quando le donne compiono 50 anni e gli uomini 70. Buone fonti di calcio includono:
- latticini a basso contenuto di grassi
- verdure a foglia verde scuro
- salmone in scatola o sarde con lische
- prodotti a base di soia, come il tofu
- cereali arricchiti con calcio
- succo d’arancia
L’assunzione totale di calcio, da integratori e dieta, non dovrebbe essere superiore a 2.000 milligrammi al giorno per le persone di età superiore ai 50 anni.
- Vitamina D
La vitamina D migliora la capacità del corpo di assorbire il calcio e migliora la salute delle ossa in numerosi modi. Le persone possono assumere parte della vitamina D necessaria dalla luce solare, ma questa potrebbe non essere una buona fonte se si vive a latitudine elevata, se si è costretti a casa, se si usa regolarmente la protezione solare o se si evita il sole a causa del rischio di cancro della pelle.
Per ottenere abbastanza vitamina D per preservare la salute delle ossa si consiglia dunque agli adulti di età compresa tra 51 e 70 anni di assumere 600 unità internazionali (UI) e 800 UI al giorno dopo i 70 anni attraverso cibo o integratori. Le persone senza altre fonti di vitamina D e soprattutto con una limitata esposizione al sole potrebbero aver bisogno di un integratore. La maggior parte dei prodotti multivitaminici contiene tra 600 e 800 UI di vitamina D. Fino a 4.000 UI di vitamina D al giorno sono sicuri per la maggior parte delle persone.
- Esercizio fisico
L’esercizio fisico può aiutare a costruire ossa forti e a rallentare la perdita ossea. L’esercizio giova alle ossa a prescindere da quando si inizia a praticarlo, ma si otterranno i maggiori benefici se si comincia a fare esercizio regolarmente da giovani e si continua per tutta la vita.
L’ideale sarebbe combinare esercizi di allenamento della forza con esercizi di carico ed equilibrio. L’allenamento di forza aiuta a rafforzare i muscoli e le ossa delle braccia e della colonna vertebrale superiore. Gli esercizi sotto carico, come camminare, fare jogging, corsa, salire le scale, saltare la corda, sciare e praticare sport ad alto impatto, influenzano principalmente le ossa delle gambe, dei fianchi e della colonna vertebrale inferiore. Esercizi di equilibrio come il tai chi possono infine ridurre il rischio di cadere soprattutto con l’avanzare dell’età.
Nuotare, andare in bicicletta e fare esercizio su macchine può fornire un buon allenamento cardiovascolare, ma non migliora la salute delle ossa.
Fonti bibliografiche:
- NIH, Osteoporosis
- Mayo Clinic, Osteoporosis
- Cleveland Clinic, Osteoporosis
- NHS, Osteoporosis