Abbiamo la prova. La vita moderna, i lavori in ufficio e le posture viziate che manteniamo per ore ed ore alla fine sono forse i principali responsabili dei dolori del fondoschiena, quelli che caratterizzano la classica lombaggine o lombalgia. E chi vive in città e fa una vita che impone di stare a lungo piegati in avanti non fa altro che porre le basi per andare incontro a questi problemi.
I dolori, stando ad una ricerca condotta dagli antropologi dell’Università di New York, sarebbero il frutto della civiltà più recente. Lo studio dimostra infatti che, nonostante una curvatura lombare simile in partenza a quella dell’uomo di Neanderthal, oggi siamo più esposti a lombalgia proprio per le posizioni che assumiamo e reiteriamo per mesi e anni.
Differenze e similitudini
La lombalgia è la forma più comune di mal di schiena e può colpire circa otto persone su dieci nel corso della vita. Il dolore si manifesta nella parte inferiore della schiena e nella maggior parte dei casi è legato ad un’eccessiva tensione dei muscoli che corrono lungo la colonna vertebrale, legata a cattive posizioni o a sforzi intensi. In alcuni casi, soprattutto nei giovani adulti, una lombalgia cronica può far pensare alla presenza di un’ernia del disco mentre negli anziani può anche indicare una grave forma di artrosi o osteoporosi.
Ma come nasce? E come mai siamo a rischio? L’indagine, apparsa sulle pagine di PNAS Nexus, parte da un raffronto che solo gli antropologi potevano fare. Per valutare l’impatto della postura sulle curvature della colonna vertebrale gli esperti americani hanno realizzato una sorta di confronto che si perde nella notte dei tempi per arrivare fino ad oggi. Hanno infatti preso in esame le colonne vertebrali degli uomini di Neanderthal, studiando specificamente la curvatura del fondoschiena con quella di persone più vicine a noi, vissute nell’epoca preindustriale e con quella di persone della nostra epoca.
Il punto di partenza dell’indagine è semplice e parte dal presupposto che, in termini di curvature anatomiche della spina dorsale, non esistano grandi differenze tra i nostri progenitori e noi. Sarebbe infatti con l’inizio del 1800 che progressivamente le vertebre della parte finali della colonna (in particolare le lombari che stanno sopra alle sacrali) sono progressivamente arrivate a modificare la loro curvatura, con un’impennata in questo senso negli ultimi tempi.
La grande differenza sulla fisiologica curva della schiena, che praticamente non sembra essere evidente nelle persone del 1700 in confronto all’uomo di Neandrethal, è poi diventata progressivamente una costante con peggioramento della situazione. oggi questo si traduce nella presenza in molte persone della lombalgia con il dolore localizzato alla parte inferiore della schiena stessa. In particolare, stando allo studio, pare proprio che in questo “viaggio nel tempo” del mal di schiena incidano molto le posizioni di lavoro noiose e comunque stabili, che faciliterebbero la comparsa del dolore.
Attenzione allo stress
Quando la schiena rimane per lungo tempo nella medesima posizione, soprattutto seduta, senza che i muscoli che corrono lungo la spina dorsale si rilassino a dovere, lo spasmo che si crea è capace di bloccare la zona lombare della colonna, dando luogo appunto alla lombalgia.
Qualcosa di simile, anche se la zona interessata dal dolore si trova all’altezza del tratto cervicale della colonna, determina lo spasmo dei muscoli di un lato della spina dorsale con rigidità ed impossibilità a muovere il capo in maniera adeguata. In parole semplici, il torcicollo. In qualche modo, il rischio di mal di schiena è connaturato alla natura umana ed è un naturale esito dell’evoluzione, visto che l’uomo, assumendo la posizione eretta, ha messo sotto “pressione” la colonna vertebrale.
Ma attenzione: oltre alle cattive posizioni, ai movimenti bruschi e agli altri elementi che mettono a rischio la schiena incide anche lo stress “cronico”, ovvero protratto nel tempo. La tensione induce un’alterazione nel rapporto tra muscoli e tendini in prossimità delle vertebre e, portando a ridurre i livelli del cortisolo (un ormone) nel sangue, provoca una minore resistenza al dolore.”
Per difendersi, conta soprattutto la prevenzione. Non bisogna cioè sottoporre a sforzi intensi la colonna vertebrale e i muscoli che la circondano. Ad esempio non si deve piegare la schiena quando si solleva qualcosa, ma piuttosto “caricare” le ginocchia. E non dimenticate che in genere per il classico colpo della strega riposo e farmaci bastano a ristabilirsi in pochi giorni.
Se il dolore dura più a lungo, è il momento di parlarne con il medico, perché potrebbe anche nascere da alterazioni meccaniche, come un’ernia del disco, oppure da patologie delle vertebre legate all’osteoporosi o ancora a vere e proprie malattie reumatiche localizzate alla colonna vertebrale e alle articolazioni che collegano le vertebre.