Idrocele (testicolo gonfio): cause, diagnosi e cure

L'idrocele è l'accumulo di liquido seroso nello scroto che provoca gonfiore del testicolo, generalmente indolore e più frequente nei neonati o dopo traumi o infezioni

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Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Pubblicato: 25 Aprile 2024 12:02

L’idrocele è una patologia che porta all’accumulo anomalo di liquido citrino (colore giallo trasparente) tra il foglietto parietale e quello viscerale della tunica vaginale, la membrana sierosa che avvolge i testicoli. Comunemente nota come “testicolo gonfio“, questa condizione può presentarsi alla nascita (da 1 a 10 neonati su 100 ne sono affetti) e negli uomini di età superiore ai 40 anni.

L’idrocele si manifesta con un rigonfiamento dello scroto che nei neonati, in genere, scompare senza bisogno di alcun trattamento mentre negli adulti può essere la conseguenza di un trauma o di un’infiammazione dello scroto o, più raramente, di un tumore o di un’ernia inguinale. Questa patologia insorge a causa di uno squilibrio tra il liquido che si riversa in questo spazio e quello che viene riassorbito.

L’idrocele può essere fastidioso ma, solitamente, non è doloroso e si manifesta bilateralmente solo nel 7-10% dei casi. Infatti, pare sia più comune a livello dell’emiscroto destro, per questioni di organogenesi.

Se persiste nei soggetti adulti, l’idrocele richiede un intervento chirurgico, che comporta una piccola incisione a livello dello scroto o nella parte bassa dell’addome per rimuovere il liquido in eccesso. È quindi molto importante prevenire complicazioni future rivolgendosi al proprio medico per un esame completo che indaghi le cause e identifichi i trattamenti corretti.

Sintomi dell’idrocele

Il sintomo principale dell’idrocele è la percezione di una consistenza diversa della sacca scrotale, che possono apparire più molle oppure molto tesa, una condizione che può variare nel corso della giornata. Molti soggetti lamentano i disturbi soprattutto in orario serale. Infatti, durante la notte, la posizione sdraiata può favorire il deflusso del liquido contenuto nell’idrocele a livello addominale.

L’entità del gonfiore varia da paziente a paziente e dipende, soprattutto, dalle cause scatenanti. In alcuni pazienti può comparire in aggiunta anche dolore ad uno o ad entrambi i testicoli, arrossamento a livello dello scroto e senso di pressione alla base del pene.

Il paziente che lamenta questi sintomi può essere impossibilitato a muoversi. In alcuni casi la cute che riveste il pene viene interessata dal processo, dando una sensazione di falso micropene in stato di flaccidità. L’unico modo per accorgersi tempestivamente dei sintomi rimane l’autopalpazione.

Cause dell’idrocele

L’idrocele può essere:

  • primario: quando non è causato da altre patologie,
  • secondario: quando insorge in concomitanza o successivamente ad altre patologie quali ernia inguinale, infezioni, neoplasie testicolare.

Può presentarsi nel neonato, a causa del mancato riassorbimento del fluido presente nelle sacche che si formano durante lo sviluppo dei testicoli. Solitamente alla nascita queste sacche sono completamente chiuse e, se rimane del fluido al loro interno, si parla di “idrocele non comunicante”. Invece, nel caso di idrocele comunicante, le sacche rimangono aperte. Infine, esiste anche la forma dell’idrocele del dotto deferente, idrocele non comunicante localizzato in sede scrotale alta e spesso confuso per un’ernia inguinale.

Di solito nei bambini scompare senza chirurgia: l’80% dei casi di idrocele congenito va incontro a risoluzione spontanea entro i primi 2 anni di vita.

Nei primi anni del bambino, febbre e infezioni possono causare l’aumento di liquidi nella cavità addominale che, nel caso in cui una sacca non si sia chiusa adeguatamente, possono passare nello scroto. Nei bambini più grandi e negli adolescenti l’idrocele è più spesso acquisito e si manifesta in seguito a processi infiammatori, torsione testicolare, infarto testicolare, radioterapia, traumi e tumori.

Negli adulti, invece, un idrocele può essere la conseguenza di un’infiammazione dell’epididimo o del testicolo causata da un trauma o da un’infezione (per esempio tubercolosi, sifilide o epididimite). In questo caso si parla di “idrocele reattivo” o “secondario”. Altrimenti può essere causata da ritenzione idrica, a livello degli arti inferiori o più raramente essere conseguenza di un tumore ai testicoli.

Nei soggetti anziani, invece, l’idrocele può essere dovuto ad un accumulo di liquido intorno all’area del testicolo a causa di una alterazione nei meccanismi di drenaggio dello stesso.

Diagnosi dell’idrocele

Ai primi sintomi sospetti di idrocele, è opportuno fissare una visita andrologica con il medico (specialista in urologia) per un esame obiettivo. Il medico valuta se lo scroto è gonfio e indolore al tatto, facendo pressione sullo scroto e sull’addome per verificare la presenza di un’eventuale ernia inguinale. L’ernia inguinale può essere associata a una protuberanza nella regione inguinale che diventa più prominente durante la tosse o lo sforzo. D’altra parte, l’idrocele è caratterizzato da un ingrossamento del tessuto scrotale dovuto all’accumulo di liquido intorno ai testicoli, che può variare in consistenza e dimensioni a seconda della quantità di liquido presente.

Il medico potrebbe, quindi, prescrivere un’analisi del sangue e delle urine (per escludere infezioni) e un’ecografia scrotale (per escludere patologie concomitanti).

Quest’ultimo esame, in particolare, consente una valutazione più attendibile: è un esame di diagnostica per immagini del tutto innocuo per il quale viene utilizzata una sonda a ultrasuoni che, appoggiata sullo scroto del paziente, trasferisce su un monitor un’immagine degli organi e dei tessuti interni.

L’ecografia scrotale permette di rilevare le esatte dimensioni e, soprattutto, la natura del rigonfiamento. Nel caso in cui si riscontri la presenza di idrocele, l’ingombro scrotale sarà causato da liquido. Se ci sono altri tipi di alterazioni, possono emergere reperti riconducibili a masse solide, come neoplasie testicolari.

Come per tutte le patologie, la risoluzione del problema, soprattutto se causato da altre patologie gravi, dipende dalla tempestività della diagnosi: i casi individuati precocemente hanno una probabilità di guarigione più elevata rispetto a quelli diagnosticati in stadi più avanzati.

Rischi e complicazioni dell’idrocele

Qualunque individuo di sesso maschile che noti un rigonfiamento testicolare (o il genitore che noti un rigonfiamento ai testicoli del proprio bambino) deve contattare il proprio medico. La tempestività della diagnosi è molto importante: se il gonfiore fosse collegato ad una condizione grave, una diagnosi tardiva potrebbe portare a conseguenze molto gravi quali un’alterata funzione sessuale e/o una ridotta produzione di sperma.

Un idrocele teso (che contiene molto liquido) può essere soggetto a fissurazioni della cute (specie in pazienti defedati, diabetici ed immunocompromessi), che possono complicare la patologia o rendere difficoltosa la guarigione.

L’idrocele è associato ad un maggior rischio di infertilità in quanto sembra interferire con la produzione di spermatozoi. La pressione idrostatica della raccolta liquida può superare quella dei vasi sanguigni scrotali e può quindi essere la causa di un ridotto apporto ematico con conseguente riduzione del volume testicolare fino all’atrofia.

Bisogna dire che questa condizione, nella maggior parte dei casi, se diagnosticata e trattata precocemente, non risulta particolarmente pericolosa e non interferisce né con la funzione sessuale né con la fertilità.

Interventi e terapie sull’idrocele

Se l’idrocele causa sintomi come dolore o difficoltà alla deambulazione (questo accade perlopiù negli adulti), si procede con un intervento chirurgico che prevede la rimozione della tunica vaginale attraverso una piccola incisione della cute scrotale. Tale intervento può essere eseguito in anestesia locale ed il paziente viene dimesso in giornata. Dopo tale procedura il paziente deve medicare la ferita ed assumere degli antibiotici per evitare infezioni.

Dopo 10 giorni circa viene effettuato un controllo dei punti di sutura (che spesso sono riassorbibili e quindi si rimuovono da soli) e una seconda visita dopo circa un mese con un’ecografia scrotale di controllo. In seguito, è bene eseguire uno spermiogramma, per valutare il numero e la vitalità degli spermatozoi, in quanto l’idrocele può recidivare dopo l’intervento.

Nei bambini piccoli l’idrocele tende a scomparire spontaneamente ma, se così non fosse, il medico (specialista in chirurgia pediatrica) potrebbe ritenere indispensabile il ricorso alla chirurgia, ovvero un’operazione di drenaggio del liquido presente.

Ci sono due tipologie di interventi possibili:

  1. Aspirazione del liquido tramite ago: effettuata quando l’idrocele è di medie dimensioni e responsabile di una fastidiosa sintomatologia. L’aspirazione iniziale è seguito dall’iniezione di una soluzione sclerosante per prevenire il riaccumulo del liquido (il vantaggio principale consiste nella ridotta invasività ma il rischio di recidiva rimane comunque maggiore).
  2. Idrocelectomia: intervento praticato in presenza di idrocele di grandi dimensioni e assai dolorosi oppure resistenti ai trattamenti meno invasivi. Viene eseguita con anestesia generale o locale, e prevede un’incisione a livello scrotale o sul basso addome e il drenaggio del liquido presente nello scroto (efficace ma anche questo intervento non esclude la possibilità che l’idrocele possa ripresentarsi in futuro).

Prevenzione dell’idrocele

Mentre non esistono modalità di prevenzione per l’idrocele congenito, l’unico modo di prevenire quello secondario è di proteggere lo scroto da eventuali traumi o lesioni a seguito di attività che causano pressioni, come l’equitazione.

Nei bambini più grandi e negli adolescenti l’idrocele può presentarsi in coloro che hanno avuto orchite, torsione o traumi testicolari, radioterapia, infarto o tumori testicolari: è quindi opportuno controllare questi soggetti con maggiore frequenza.

Tutti i soggetti maschili, dall’adolescenza fino alla mezza età, dovrebbero eseguire regolarmente un controllo autopalpatorio preferibilmente dopo una doccia o un bagno caldo che agevolano le manovre in quanto determinano un rilassamento dello scroto. L’autopalpazione consente di percepite la forma e la consistenza dei propri organi genitali, per individuare eventuali cambiamenti sospetti. Alterazioni nella forma, nella posizione e nel volume dei testicoli, infatti, possono essere spia di disturbi di questo tipo. In caso di anomalie, il soggetto dovrebbe effettuare una visita urologica ed un’ecografia scrotale.

Tutti devono adottare pratiche di igiene personale appropriate, come la pulizia regolare dell’area genitale con acqua e sapone, l’uso di preservativi durante i rapporti sessuali per prevenire le infezioni sessualmente trasmissibili e l’evitare di trattenere l’urina per lunghi periodi. Inoltre, è importante mantenere uno stile di vita sano, che includa una dieta equilibrata, l’assunzione di quantità adeguate di liquidi e l’esercizio fisico regolare, al fine di sostenere un sistema immunitario forte e ridurre il rischio di contrarre infezioni.

Nel caso dell’idrocele infantile, essendo una patologia congenita, non esiste alcuna forma di prevenzione specifica.

Fonti bibliografiche:

  • Ministero della Salute, Prevenzione, diagnosi e cura delle patologie andrologiche dall’età pediatrica al giovane adulto