Gastrite, cosa mangiare per gestirla al meglio

Dopo le grandi mangiate ed i banchetti la gastrite spesso torna a tormentarci, ma alcune semplici accortezze e rimedi possono aiutarci nel combatterla

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Matteo Migliaccio

Farmacista, nutrizionista e Personal Trainer

Laureato in Farmacia e in Scienze della Nutrizione Umana, attualmente svolge la libera professione di nutrizionista, con l’obiettivo di migliorare lo stato di salute delle persone attraverso una corretta alimentazione e uno stile di vita attivo.

La gastrite è un ospite tanto presente quanto indesiderato alle nostre tavole, ed anche per alcuni un compagno inseparabile nelle giornate di festa, spesso rovina i nostri pranzi ed il riposo pomeridiano che li segue con fastidiosi bruciori ed eruttazioni moleste.

Vessati dal bruciore e dal fastidio fin troppo spesso si ricorre a farmaci per tamponare l’acidità gastrica quando sarebbe d’aiuto cambiare alcune cattive abitudini.

Cos’è la gastrite

Il termine gastrite viene utilizzato per identificare diverse patologie infiammatorie che affliggono la mucosa gastrica.

Le gastriti possono avere due diverse manifestazioni, acute che si presentano come un singolo fenomeno episodico slegato da altre condizioni patologiche oppure corniche che hanno un lungo decorso e necessitano di assistenza a lungo termine.

La gastrite acuta può essere quindi una semplice infiammazione della mucosa gastrica oppure può manifestarsi con una vera e propria erosione della stessa che può dare origine a vere e proprie emorragie severe.

La gastrite cronica invece può essere derivante da una pregressa gastrite acuta che non è stata diagnosticata e trattata, oppure può essere ascrivibile a cause di natura immunologica, o anche può essere indotta da un’esposizione ripetuta ad agenti dannosi.

I sintomi della gastrite sono spesso molto fastidiosi e tra di essi vengono annoverati:

  • Dolore epigastrico sia a digiuno che in seguito al consumo di un pasto
  • Nausea
  • Vomito
  • Ematemesi (vomitare sangue)
  • Melena (presenza di sangue nelle feci)

La gastrite può presentare diverse cause eziologiche, tra di esse vengono annoverate:

Uso ripetuto e continuativo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
Reflusso biliare
Alcol
Infezione da Helicobacter pylori
Ischemia
Infezioni batteriche e virali
Gravi condizioni stressanti per l’organismo (shock, ustioni, sepsi)
Traumi (es. sondino naso gastrico, tecniche endoscopiche terapeutiche, voluminose ernie iatali)

Considerato che la gastrite è una patologia che può essere causata da diversi agenti scatenanti, i trattamenti per tale patologia possono essere anche molto diversi tra loro.

Gastrite cronica da Helicobacter pylori

L’Helicobacter pylori è un batterio che colonizza la mucosa del nostro stomaco ed è responsabile della maggior parte dei casi di gastrite a livello globale.

L’infezione da H. pylori è una delle infezioni più diffuse al mondo e spesso presenta un’incidenza più elevata in base a quelle che sono le condizioni socio-economiche dei soggetti.

Il batterio riuscendo a resistere all’ambiente acido presente nello stomaco, si annida nella mucosa dell’organo e qui secerne diverse sostanze infiammatorie e tossine che alterano lo strato mucoso che protegge le cellule del nostro stomaco dall’acido gastrico ivi prodotto, queste secrezioni saranno quindi responsabili delle lesioni.

Il batterio nella maggior parte dei casi provoca una gastrite cronica che si rivela essere asintomatica per gran parte della vita dei soggetti che la presentano, e solo in una piccola percentuale questa patologia si manifesta con sintomi che porteranno poi ad una diagnosi.

L’H. pylori è responsabile, in una piccola parte di soggetti che ne sono infetti, dello sviluppo del tumore gastrico, infatti è stato identificato dall’AIRC, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro, come cancerogeno appartenente alla classe I ossia degli agenti di comprovata cancerogenicità per l’essere umano.

La diffusione del batterio e la sua comprovata cancerogenicità unite anche al fatto che quest’ultimo sembra essere diventato negli anni resistente a molte terapie antibiotiche che prima si rivelavano efficaci, lo rende un problema da non sottovalutare.

Gastrite da farmaci

Diversi farmaci possono annoverare tra i loro effetti collaterali il danno alla mucosa gastrica che può manifestarsi prima in forma acuta e poi anche evolvere in forma cronica.

I principali farmaci che provocano questi effetti collaterali sono:

  • Antinfiammatori non steroidei (FANS)
  • Antinfiammatori steroidei (FAS)
  • Anticoagulanti ed antiaggreganti
  • Bifosfonati
  • Antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI)
  • Antiblastici

Tutti questi farmaci provocano una diminuzione della secrezione del muco protettivo che ha il compito di proteggere la mucosa dello stomaco, questa sarà quindi esposta al danno corrosivo provocato dall’azione dell’acido cloridrico e del pepsinogeno.

I FANS tra tutti questi farmaci occupano un ruolo di primaria importanza nel provocare gastriti acute e croniche, poichè come riportato dall’OMS sono tra i farmaci più utilizzati al mondo, anche in virtù della loro disponibilità come farmaci da banco che li rende facilmente accessibili al grande pubblico dandogli anche la possibilità di acquistarli in via auto-prescrittiva.

Gli antinfiammatori steroidei FAS, al contrario dei FANS, sembrerebbero invece non provocare lesioni de novo sulla mucosa gastrica, ma è stato osservato che invece potrebbero aggravare lesioni già preesistenti.

Altre cause di gastrite 

Altre cause di gastrite acuta o cronica sono spesso ascrivibili ad innumerevoli fattori sia endogeni, quindi propri della persona, sia esogeni quindi esterni.

Tra questi possiamo annoverare l’abuso di alcolici, le infezioni micotiche che si verificano in persone immunodepresse, l’ingestione accidentale o volontaria di sostanze caustiche come gli acidi e le infezioni virali che possono condurre a complicanze di questo tipo.

Tutti i tipi di gastriti indipendentemente dalla origine che le ha generate, se trascurate possono comportare l’insorgenza di ulcerazioni della mucosa che vengono identificate con il nome di ulcera peptica.

Ulcera peptica 

L’ulcera peptica è una lesione della mucosa dello stomaco che si verifica in seguito a gastriti croniche che non vengono trattate, si manifesta con un’ampia lesione spesso sanguinante della muscosa provocata dall’acido cloridrico e dalla pepsina che hanno offeso la membrana dell’organo causandone il sanguinamento.

L’eziologia di questa patologia può essere ascrivibile a diversi fattori ma principalmente è dovuta ad un aumento della secrezione acida oppure ad una diminuzione della secrezione di muco basico protettivo, o anche potrebbe essere ascritta ad entrambi i fattori.

Diversamente dalla gastrite si manifesta con un dolore sordo e non vivo ed urente a livello dello stomaco, nei casi più gravi si possono verificare anche emorragie che possono portare a ematemesi, melena e svenimenti.

I rimedi per la gastrite

La gastrite dunque è una patologia tanto fastidiosa quanto insidiosa e diffusa, può essere provocata da moltissimi agenti eziologici differenti, di natura batterica, virale e non solo, sia endogeni che esogeni e può anche evolvere da un banale disturbo cronico che porta pochi rischi e molti fastidi ad un ulcera peptica con perdite ematiche che possono portare anche alla perforazione della parete gastrica.

Di sicuro non è una patologia da sottovalutare e deve essere trattata farmacologicamente ma anche e soprattutto modificando il proprio stile alimentare.

Alimenti ed abitudini da evitare

Gli individui che soffrono di gastrite o addirittura di ulcera peptica dovrebbero essere seguiti da uno specialista, poiché è noto che nella maggior parte dei casi tali disturbi richiedano una specifica terapia farmacologica, che solo lo specialista può indicare e prescrivere.

Nonostante questo sarà sempre possibile, ed auspicabile, apportare delle variazioni allo stile alimentare e dietetico dell’individuo così che queste modifiche possano svolgere il ruolo di coadiuvante nei confronti della terapia farmacologica.

È auspicabile che i soggetti interessati  presentino un BMI, body mass index, nell’ordine del normopeso, in particolar modo sarà auspicabile che non presentino adiposità centrale ossia circoscritta alla zona addominale, questo perchè il grasso ivi localizzato se in rilevante eccesso va a svolgere un’azione compressiva importante nei confronti degli organi che si trovano nella cavità addominale tra cui ritroviamo anche lo stomaco.

Sarà altresì consigliabile in tutti i soggetti, che siano essi normopeso, sovrappeso od obesi, organizzare la suddivisione dei pasti giornalieri in tre pasti principali e due spuntini, così da ridurre il quantitativo di cibo assunto nel singolo pasto e di conseguenza la quantità di acido cloridrico e pepsina prodotti dall’organismo in modo tale da limitare l’entità di un eventuale danno.

Il caffé

Vanno inoltre eliminate o ridotte tutte quelle sostanze che possono stimolare la secrezione acida dello stomaco, come il caffè soprattutto se assunto a stomaco vuoto per la presenza della caffeina che è chimicamente simile alla molecola adenosina, la quale fisiologicamente si comporterebbe da repressore della secrezione acida dello stomaco.

Visto che la caffeina avendo una struttura simile a quella dell’adenosina si va a legare agli stessi recettori per l’adenosina comportandosi però da antagonista, ossia molecola che occupa il recettore non permettendo alla molecola agonista di attivarlo al fine di fargli svolgere la loro funzione, si determinerà quindi l’impossibilità di indurre l’azione inibitrice della secrezione acida che avrebbe provocato l’adenosina essendo quest’ultima impossibilitata nell’attivazione dei suo recettori.

Ovviamente il caffè non è l’unica bevanda disponibile che contiene dosi elevate di caffeina che possono svolgere tale funzione, e per questo motivo sarà opportuno limitare il consumo di altre bevande che presentano tale molecola nella loro formulazione come il té oppure molti soft drink.

Il latte

Il latte è un altro alimento che andrebbe limitato perché seppur è vero che va a svolgere un azione tamponante, ossia abbassa l’acidità gastrica, un’eventuale eccessiva assunzione potrebbe innescare un effetto rebound anche detto rimbalzo, che farà seguire alla diminuzione dell’acidità gastrica un aumento della stessa.

La frittura

La frittura per quanto possa essere un metodo di cottura molto amato perché dona ai cibi proprietà organolettiche appaganti, è sicuramente sconsigliato abusarne in persone che presentano questi disturbi.

La frittura soprattutto se prodotta dalla ristorazione collettiva, come fast-food e tavole calde, può rivelarsi dannosa per l’organismo umano, in quanto è probabile che durante il processo di cottura si sviluppino sostanze tossiche come ad esempio l’acroleina.

L’anidride carbonica

Le bevande gassate sono un’altra classe di alimenti che si rivela essere problematica per le persone che soffrono di gastrite ed ulcera peptica. Questi soft-drink per via della presenza dell’anidride carbonica disciolta al loro interno, ed al suo conseguente liberazione nello stomaco, arrivano a provocare la distensione delle pareti dello stomaco che indurrà un aumento della produzione dell’acido cloridrico.

Brodi e salse

Brodi di carne, dadi da brodo, salse ristrette da condimento per via dell’elevata presenza di peptidi in essi stimolano la secrezione acida dello stomaco, che viene prodotta naturalmente proprio per digerire le strutture peptidiche.

Pasti troppo grassi

Pasti ricchi di grassi, come carni grasse, pesci dei mari freddi, oppure l’uso eccessivo del condimento addizionato agli alimenti, allungano il tempo di transito gastrico del cibo, andando così a determinare una maggior permanenza degli alimenti nello stomaco, allungando i tempi di digestione ed anche aumentando la distensione delle pareti dello stomaco che determinerà per un riflesso vagale un aumento nel rilascio dell’acido cloridrico.

Spezie 

Molte spezie quali ad esempio il pepe nero, la paprika ed il peperoncino possono irritare le pareti dello stomaco andando a provocare fastidi nelle perosne che soffrono di gastrite ed ulcera peptica, ovviamente anche in questo caso la dose assunta è fondamentale per determinare l’entità di tali fastidi.

Manovra di Valsalva

La manovra di Valsalva è una manovra che viene utilizzata in maniera inconscia da tutti noi nella vita di tutti i giorni in diverse occasioni, ma soprattutto si rivela essere molto utile per limitare i possibili danni da compressione che si potrebbero verificare durante alcune pratiche sportive, come il sollevamento pesi.

Tale manovra provoca l’aumento della pressione intratoracica ed intra-addominale e potenzialmente potrebbe acuire problematiche quali l’ulcera peptica e soprattutto le gastriti.

Per questo motivo è consigliabile che individui che soffrono di gastriti di una certa entità si astengano dal praticare tali discipline, o quanto meno le pratichino con un certo riguardo.

Conclusioni 

Ovviamente esiste una certa variabilità individuale per la quale alcuni individui potrebbero soffrire di fastidiosi dolori se consumano uno di questi alimenti, mentre altri potrebbero non riportare fastidio alcuno.

Nei casi più gravi, ad esempio, al fine di evitare la stimolazione della produzione di acido cloridrico, sopratutto se sono presenti emorragie, si consiglia l’alimentazione artificiale mediante nutrizione parenterale periferica (NPP) e la nutrizione parenterale totale (NPT).

Questi molteplici aspetti ci fanno capire come le gastriti siano delle patologie che richiedano una certa attenzione da parte dello specialista e del paziente.

Fonti bibliografiche

  • Unigastro – Manuale di gastroenterologia – Ed. V 2016-2019 – Il pensiero scientifico editore –  2016 – pag 15-21-38-44
  • Riccardi, Pacioni, Giacco, Rivellese – Manuale di Nutrizione applicata – ed. V – Idelson Gnocchi – 2021 – pag 237