Fratture composte: cosa sono e come si curano

Una frattura composta è una rottura ossea in cui i frammenti restano allineati, spesso senza necessità di un intervento chirurgico

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Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Pubblicato: 9 Maggio 2024 09:02

Per frattura ossea si intende una condizione medica che comporta l’interruzione dell’integrità di un osso. Essa può essere causata da traumi esterni, oppure può essere dovuta a patologie sottostanti; esistono inoltre delle fratture da stress, ossia una lesione causata da ripetuti microtraumi che portano ad un sovraccarico funzionale di determinate aree del corpo. È possibile distinguere diverse tipologie di fratture in base alle loro caratteristiche: la frattura composta, nello specifico, è un tipo di lesione in cui i frammenti rimangono allineati nella loro posizione anatomica.

Il trattamento di una frattura e i tempi di guarigione dipendono fortemente dal tipo e dalla zona interessata, nonché dall’origine del trauma e dall’anamnesi del paziente. È molto importante non sottovalutare una frattura ossea ed intervenire rapidamente per ripristinare l’integrità strutturale e funzionale del segmento interessato. Persone inesperte potrebbero pensare che le fratture composte meritino meno attenzione e guariscono bene da soli ma non è sempre così.

Cos’è e da cosa è causata una frattura composta

In medicina, con il termine frattura si indica l’interruzione parziale o totale della continuità di un osso del corpo; la frattura può essere di origine traumatica oppure spontanea, come nel caso di quelle dovute a determinate patologie, oppure a microtraumi causati dalla reiterazione di alcune attività. I frammenti dell’osso derivanti dalla rottura vengono chiamati monconi di frattura, mentre la fessura che si crea fra di essi è chiamata rima di frattura.

Nel caso di un trauma, la rottura si verifica nel momento in cui l’entità dell’evento traumatico è tale da superare i limiti di resistenza della struttura ossea. Il colpo può interessare l’osso in maniera diretta oppure indiretta: nel primo caso si verifica una frattura nel punto stesso in cui viene applicata la forza, mentre nel caso di un trauma indiretto la frattura si manifesta ad una certa distanza. In base al meccanismo lesivo all’origine della rottura, è possibile distinguere quattro diversi tipi di frattura:

  • Frattura per flessione: si verifica quando il paziente è soggetto a traumi che provocano un’innaturale curvatura dell’osso fino alla rottura, come per le fratture articolari nel caso di colpi a livello delle articolazioni, quali gomiti e ginocchia, in cui si verificano fenomeni di flessione che determinano traumi indiretti alle ossa del braccio o della gamba.
  • Frattura per torsione: avviene quando le ossa subiscono dei bruschi movimenti di rotazione, come può avvenire ad esempio se un piede o una mano rimangono bloccati.
  • Frattura per compressione: tipica del rachide e dei corpi vertebrali, si verifica quando durante il trauma, il tessuto spugnoso viene schiacciato.
  • Frattura per strappamento: detta anche frattura da avulsione, può essere causata da brusche e violente contrazioni muscolari, le quali comportano un distacco osseo in corrispondenza dell’inserzione tendinea del muscolo interessato.

Se l’integrità ossea è minata da processi patologici che ne pregiudicano la resistenza, come nel caso di tumori alle ossa osteomieliti oppure nel caso di pazienti affetti da condizioni di osteopenia, osteoporosi osteogenesi imperfetta (detta anche malattia di Lobstein), l’entità della forza necessaria a creare una frattura si riduce: in questi casi si parla di fratture patologiche. Vi sono, infine, fratture da durata o da stress, che possono presentarsi quando reiterati microtraumi agiscono nel tempo su un osso altrimenti sano.

Tipi di fratture ossee

Esistono varie modalità di classificazione delle fratture, le principali sono:

  • Frattura composta frattura scomposta: in base all’eventuale spostamento dei segmenti ossei si distinguono fratture composte, in cui i monconi rimangono allineati, e fratture scomposte, in cui si verifica uno spostamento dei segmenti ossei dalla loro posizione anatomica; a seconda dello spostamento dei monconi, una frattura scomposta può essere lateraleangolarelongitudinale o rotatoria.
  • Frattura chiusa frattura esposta: in base all’integrità  della cute a seguito di un trauma, si distinguono fratture chiuse in cui l’osso rimane confinato all’interno della pelle che lo ricopre, e fratture esposte, in cui i segmenti di ossa lacerano la cute e sporgono all’esterno; quest’ultimo tipo di frattura comporta un elevato rischio di emorragia nonché di infezione.
  • Frattura completa frattura incompleta: a seconda dall’area interessata, si distinguono fratture complete in cui la lesione riguarda tutto lo spessore dell’osso, e fratture incomplete che non interessano l’intero diametro dell’osso coinvolto.
  • Frattura stabile frattura instabile: si parla di frattura stabile quando, in caso di lesioni, non vi sono forze che fanno assumere ai monconi una posizione errata; quando invece una forza, ad esempio la forza muscolare, impedisce il contatto tra i due segmenti ossei si parla di frattura instabile.

Frattura semplice frattura pluriframmentaria: in base al numero di frammenti ossei prodotti si distinguono fratture semplici, in cui dalla lesione originano due segmenti ossei ben distinti, o fratture pluriframmentarie, in cui il trauma provoca la formazione di numerosi frammenti ossei. Si parla inoltre di frattura comminuta quando non è più possibile riconoscere il numero dei frammenti ossei presenti.

In più, quando la lesione danneggia anche le strutture circostanti come vasi sanguigni nervi, si parla di frattura complicata; una frattura può provocare anche lesioni di tipo muscolaretendineolegamentosovascolare, nervosoviscerale cutaneo.

È possibile classificare le fratture anche in base al decorso e all’orientamento della rima di frattura; in tal caso è possibile distinguere:

  • Fratture trasverse: la rima di frattura è posta ad angolo retto rispetto all’asse longitudinale dell’osso.
  • Fratture oblique: dette anche fratture a becco di flauto, in questo caso la lesione attraversa l’asse longitudinale dell’osso con un’angolazione inferiore a 90°.
  • Fratture longitudinali: il piano di frattura è parallelo all’asse longitudinale dell’osso.
  • Fratture spiroidi: tipico delle fratture da torsione, in questi casi la lesione è caratterizzata da un decorso a spirale avvolgendosi attorno all’osso.

Sintomi e complicazioni delle fratture composte

La sintomatologia dei pazienti che subiscono una frattura ossea composta può essere piuttosto variabile e dipendere dal tipo di frattura, dalla gravità dei danni e dalla sede delle lesioni.  Alcuni dei sintomi principali includono:

  • Dolore intenso, a causa della sollecitazione delle terminazioni nervose (nocicettive).
  • Ridotta motilità, più o meno marcata a seconda del tipo e della sede di frattura.
  • Impotenza funzionale, ossia la totale o parziale incapacità di utilizzare la parte interessata dalla lesione.
  • Ematoma o tumefazione, dovuti al gonfiore dei tessuti e dei muscoli circostanti la frattura.
  • Ecchimosi, ossia un’emorragia nel tessuto sottocutaneo dovuta all’eventuale rottura dei vasi sanguigni.
  • Shock traumatico.
  • Emorragia, soprattutto nel caso di fratture esposte.

I pazienti spesso possono manifestare inoltre asteniaabbassamento della pressione arteriosa palpitazioni, a causa del dolore provocato dalla frattura.

Quando un paziente riporta una frattura è molto importante intervenire tempestivamente con misure  appropriate, al fine di ripristinare completamente la funzionalità dell’area interessata. Una frattura ossea, infatti, se non trattata adeguatamente può comportare complicazioni anche gravi. Alcune delle complicazioni più frequenti possono essere:

  • Embolia adiposa, ossia delle particelle di grasso possono entrare nel flusso sanguigno e costituire un ostacolo alla circolazione sanguigna, arrivando a comportare complicazioni polmonari e neurologiche. L’embolia adiposa si verifica in genere tra le 12 e le 72 ore dal trauma.
  • Trombosi venosa embolia, ossia si verificano fenomeni tromboembolici che possono passare nel circolo sanguigno e arrivare fino al cuore o ai polmoni.
  • Lesioni nervose, se un nervo rimane compresso da un edema o da un frammento osseo possono verificarsi paralisi sensitive motorie;
  • La sindrome compartimentale, si manifesta a causa di gonfiore e un aumento della pressione all’interno del compartimento muscolare circostante, che può compromettere la circolazione sanguigna e danneggiare i tessuti nervosi e muscolari. Questo aumento della pressione può portare a sintomi come dolore intenso, sensazione di tensione e rigidità nel muscolo colpito, nonché a compromettere la funzione del nervo e del muscolo.
  • Deformità del segmento corporeo che ha riportato la frattura.

Diagnosi e trattamento delle fratture composte

In molti casi la diagnosi di una frattura composta può essere immediata, bastano, infatti, un’attenta valutazione della parte lesa tramite palpazione e l’analisi della mobilità dei monconi ossei. Tuttavia è sempre necessario effettuare ulteriori accertamenti quali radiografiaTAC risonanza magnetica per determinare con precisione il tipo e la localizzazione della lesione.

Il trattamento di una frattura ossea composta prevede, innanzitutto, l’immobilizzazione dell’area interessata tramite tutori esterni come ingessature e stecche, oppure tramite mezzi sintetici interni quali placche metallichechiodi endomidollari viti, al fine di evitare ulteriori danni, diminuire il dolore ed evitare emorragie.

Fasi di guarigione

Il processo di guarigione di una frattura composta può richiedere tempistiche diverse a seconda dell’età del paziente, del tipo di frattura, dell’entità dei danni e dell’area interessata. Se l’osso rotto è stato allineato correttamente e mantenuto immobile, dopo i primi 1-2 mesi viene prodotto un tessuto soffice di guarigione detto tessuto di granulazione. In seguito, esso viene sostituito da un altro tessuto più duro ma temporaneo, denominato callo di ossificazione che cresce intorno alla frattura ed unisce i monconi. Infine, il tessuto calloso viene trasformato in osso grazie all’azione degli osteoblasti e alla deposizione di calcio fosfati.

Una mancata consolidazione e guarigione di una frattura viene detta pseudoartrosi. In questo caso i frammenti ossei risultano ancora mobili tra di loro, in quanto uniti da un tessuto fibroso cartilagineo; per risolvere questa condizione è possibile ricorrere ad una terapia ad ultrasuoni, innesto osseo oppure una terapia con cellule staminali.

Dopo il consolidamento della frattura potrebbe essere necessario ripristinare la forza muscolare e la mobilità nell’area interessata con dei trattamenti di fisioterapia.

Fonti bibliografiche: