Il dolore all’anca può essere un riscontro piuttosto comune, che può derivare da cause diverse. Può manifestarsi in seguito a traumi o lesioni croniche, come avviene per le fratture, molto comuni tra gli anziani, in particolare tra coloro che soffrono di osteoporosi (impoverimento osseo).
O ancora, una contrattura, una lussazione traumatica o un’osteoartrosi possono causare dolore anche all’inguine e necrosi della testa del femore. Se il dolore invece si presenta rapidamente potrebbe essere il caso di un’infezione virale o batterica o un’artrite infiammatoria.
Più comunemente, il dolore alle anche è causato da una artrosi in corso. In Italia, attualmente, vengono impiantate circa 96.000 protesi di anca all’anno in quanto si tratta di un intervento ben codificato con alta percentuale di successo effettuato quando l’artrosi raggiunge uno stadio avanzato.
Il dolore all’anca è molto comune perché interessa una delle articolazioni più sollecitate del nostro corpo. Quando siamo in movimento, infatti, è l’anca che sopporta gran parte del carico meccanico, motivo per cui i soggetti obesi e le persone anziane sono le più esposte (le prime per il carico eccessivo, le seconde per l’usura della cartilagine). Le persone anziane sono anche più inclini a soffrire di osteoporosi e a cadute più frequenti a causa di comorbilità e instabilità. In questi casi, le articolazioni dell’anca sono uno dei distretti più frequenti a essere colpiti. Le lesioni comprendono fratture, contusioni o lesioni dei tessuti molli. Il dolore può interessare solo l’anca sinistra o la destra, ma in alcuni casi è percepito su entrambe.
Indice
Sintomi del dolore all’anca
Un problema all’anca può manifestarsi con un dolore sulla parte anteriore che comincia dall’inguine e si diffonde per tutta la gamba fino al ginocchio, posteriore al gluteo oppure laterale sul grande trocantere del femore.
Solitamente il dolore viene percepito come più intenso la mattina appena scesi dal letto oppure dopo un periodo di riposo, per esempio dopo essere rimasti seduti per un po’ sulla poltrona o sul divano. Con il passare del tempo durante la giornata, camminando o svolgendo semplici attività, il dolore può migliorare ma può affiancarsi una riduzione della capacità di movimento a livello dell’articolazione dell’anca.
In alcuni casi, il dolore alle anche può essere percepito lungo la coscia fino ad arrivare al ginocchio, anche se in realtà il problema è nell’anca.
Cause del dolore all’anca
Le cartilagini che consentono alle articolazioni di muoversi agevolmente possono usurarsi nel tempo ma anche assottigliarsi se grava su di esse troppo carico (come avviene per i soggetti sovrappeso o affetti da obesità), oppure perché col passare degli anni queste semplicemente si indeboliscono.
In caso di dolore all’anca, la causa più comune è l’artrosi, una malattia cronica degenerativa caratterizzata dalla progressiva distruzione e perdita delle cartilagini articolari. Provoca infatti un progressivo assottigliamento dello strato di cartilagine, fino a che l’osso non risulta esposto e, per l’attrito causato dal movimento, si addensa, producendo gli osteofiti (escrescenze appuntite). Con il passare del tempo i muscoli si retraggono e il paziente sviluppa le deformità tipiche dello stadio avanzato di questa malattia.
L’origine del dolore alle anche potrebbe però risiedere anche in una necrosi avascolare asettica di cui è il primo sintomo (dolore sordo o lancinante nella zona inguinale o dei glutei) oppure in un conflitto femoro-acetabolare più tipico nei giovani sportivi. Nei giovani, infatti, i dolori alle anche sono da attribuire solitamente ad un’attività fisica senza un allenamento efficace e preventivo oppure un’attività esasperata che crea scompenso ai tessuti peri-articolari come i tendini o i legamenti.
Il dolore laterale dell’anca può essere causato anche da borsiti, tendiniti e infiammazioni a carico dei tessuti molli che circondano e articolano la testa del femore e l’acetabolo. Altre possibili cause del dolore all’anca comprendono displasia congenita, discopatia con sciatica, osteonecrosi (o necrosi avascolare), artrite reumatoide, fibromialgia e tumori ossei che coinvolgono il femore prossimale o l’acetabolo.
Quando il problema si presenta alla nascita, si parla di displasia congenita dell’anca, una deformità dell’articolazione che inizia durante la vita intrauterina. In pratica, l’articolazione si presenta lassa, per cui, ad una leggera pressione del pediatra, la testa del femore esce e rientra dall’acetabolo. Se questo non viene diagnosticato subito e non viene trattato, la patologia degenera finché non si verifica una lussazione permanente dell’anca, che degenera in coxartrosi.
Diagnosi del dolore all’anca
Se il dolore all’anca è persistente e acuto, e il paziente non riesce a muoversi liberamente, è molto importante prenotare il prima possibile un appuntamento con un ortopedico che tramite anamnesi raccoglie informazioni sullo stato di salute del paziente.
Per prima cosa lo specialista considera il ventaglio di patologie che sono più tipiche contestualizzate all’età specifica del paziente per orientarsi nella diagnosi. I soggetti in menopausa infatti, soffrono di artrite, i giovani accusano dolori peri-articolari per attività fisica gestita male, mentre l’anziano può avere problemi artrosici o di osteoporosi che predispone a problematiche più gravi come le fratture del collo del femore.
Segue un esame obiettivo durante il quale il medico visita l’anca, valutando il dolore, le possibilità di movimento e la forza muscolare. Per capire la natura del dolore alle anche, potrebbe quindi suggerire di effettuare esami diagnostici come una radiografia del bacino ed eventualmente, su indicazione dello specialista, una risonanza magnetica. Ci sono anche alcuni esami del sangue che possono aiutare al medico di orientarsi verso la diagnosi corretta come per esempio:
- Livelli di calcio e fosfato: questi test possono essere eseguiti per valutare la salute delle ossa e identificare eventuali squilibri che potrebbero contribuire al dolore all’anca, come l’osteoporosi.
- Test per marcatori di malattie autoimmuni: in alcuni casi, il medico può prescrivere test specifici per identificare anticorpi associati a malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide.
- Livelli di vitamina D: la vitamina D è importante per la salute delle ossa e livelli bassi possono essere associati a condizioni come l’osteoporosi.
Complicanze
Le complicanze dell’artrosi dell’anca possono insorgere solitamente come conseguenza di dolori che sono sintomatici di uno stadio più avanzato della malattia: il dolore cronico e la ridotta capacità di movimento dell’anca, infatti, influiscono negativamente sulla qualità di vita del paziente, che lamenta un malessere continuo e ha problemi a spostarsi a piedi anche per brevi tratti. La sedentarietà forzata obbligata per chi sente questi dolori causa un’atrofia dei muscoli dell’intero arto inferiore (polpacci in particolare), a carattere progressivo.
Il dolore all’anca però può essere percepito anche dopo la protesi: è la complicanza più frequente nelle prime fasi post-operatorie, ma non è una condizione permanente. Spesso una maggiore permanenza del dolore è causata da altri problemi come obesità, alterazioni posturali o una vita sedentaria. Le complicanze che possono insorgere a seguito dell’applicazione delle protesi e possono consistere in un rallentamento del recupero funzionale del paziente e impossibilità o alterazioni della deambulazione.
Interventi e terapie sull’anca dolorante
In caso di artrosi dell’anca, la patologia più comune legata a dolore, il trattamento dipende dalla fase in cui si trova il soggetto che percepisce questo dolore. Nelle fasi iniziali di un’artrosi di questo tipo solitamente si procede con una terapia medica antidolorifica e antinfiammatoria, che prevede anche l’applicazione di prodotti che nutrono la cartilagine o altri prodotti che utilizzano l’acido ialuronico, quindi riposo e kinesiterapia (terapia del movimento) associata a delle terapie fisiche a scopo antalgico.
Con il progredire della patologia si ricorre alla terapia infiltrativa intra-articolare quindi si suggerisce l’uso di un bastone per favorire la deambulazione. Assumere farmaci antinfiammatori può sempre aiutare a ridurre il dolore percepito, così come è sicuramente consigliabile mantenere un peso corporeo moderato per non gravare sull’articolazione e rendere ulteriormente faticosi i movimenti.
Se il paziente non risponde ai precedenti trattamenti e il problema persiste, si dovrà procedere con l’intervento di artroprotesi. Così come per i casi di necrosi vascolare asettica, l’unica soluzione per far sì che i dolori finiscano rimane l’intervento chirurgico protesico. Per particolari condizioni, come esiti di microtraumi per certi sport o esiti di fratture, si può ricorrere alla protesi anche in soggetti più giovani (30-40-50 anni). Oggi, infatti, grazie alle nuove tecniche di chirurgia ortopedica sperimentate dai team di tutto il mondo e all’evoluzione nel campo delle protesi e dei materiali, i medici tendono a proporre l’artroplastica anche a persone più giovani, soprattutto quando il dolore dell’anca si associa a deficit funzionali.
Se il dolore all’anca è da attribuirsi all’artrite, che rimane un’infiammazione, il trattamento è di tipo antinfiammatorio e prevede l’applicazione di prodotti cortisonici, fans e antidolorifici.
In caso di anca displasica in un neonato, di solito è possibile correggerla intervenendo con un divaricatore, ripristinando la sua conformazione normale. Nell’adulto, invece, il trattamento dipende dallo stadio della malattia, perché se l’artrosi è allo stadio iniziale si può ricorrere ad interventi chirurgici correttivi. Quando invece l’artrosi è in stadio avanzato, il paziente presenta una grave zoppia, o c’è un’artrosi conclamata con un quadro radiografico grave, è necessario ricorrere ad una protesi d’anca.
Prevenire il dolore alle anche
A parte le cause legate all’età, che non è possibile prevenire in alcun modo, ci sono delle situazioni in cui il dolore alle anche può essere prevenuto adottando il corretto stile di vita e le giuste misure.
È il caso degli sportivi, ovvero anche dei soggetti più giovani: è importante iniziare le attività sportive preparandosi con gradualità, senza puntare subito a sforzi troppo eccessivi, perché i tessuti non sono preparati a sforzi immediati. Non ci si può improvvisare corridori e aspettarsi di non avvertire dolori. Insomma, ci vuole sempre una preparazione. Se il soggetto si prepara adeguatamente, con il giusto riscaldamento e un aumento graduale dell’attività fisica, le strutture muscoloscheletriche reagiscono bene, altrimenti si rischiano rotture tendinee o muscolari dovute a stress.
Per mantenere l’anca agile e flessibile, sono consigliate le attività sportive che consentono all’articolazione dell’anca di compiere movimenti circolari nell’asse con sollecitazioni limitate. Anche quando sono presenti disturbi all’anca di intensità lieve o intermedia è possibile praticare senza problemi sport come nuoto, ginnastica in acqua, ciclismo, nordic walking o passeggiate su terreni pianeggianti.
Anche l’alimentazione è un fattore su cui chiunque può intervenire per prevenire dolori alle anche quindi eventuali complicazioni: una dieta troppo ricca, ad esempio, di proteine animali, potrebbe aggredire la cartilagine accelerandone la degenerazione. L’obesità, inoltre, rappresenta un’importante problematica perché il peso eccessivo dell’individuo va a incidere sulla salute delle articolazioni, con gravi conseguenze sulla cartilagine.
Fonti bibliografiche:
- Cleveland Clinic, Hip pain
- Mayo Clinic, Hip pain
- NHS, Hip pain in adults
- Dr. Gibaud, L’artrosi dell’anca: analisi, sintomi e trattamenti