Andare nello spazio per cercare di trovare le chiavi in grado di far comprendere meglio le differenze di genere in medicina, con conseguente sviluppo di terapie mirate. È uno degli aspetti più affascinanti della ricerca del futuro, che mira ovviamente c comprendere come affrontare al meglio, con cure su misura, quadri che colpiscono in particolare le donne. Per avere una prova di come si muovano gli studi basta ascoltare gli studiosi presenti a Firenze per il convegno “Costruire una civiltà nello spazio”, organizzato da Fondazione Internazionale Menarini con NASA, SOVARIS Aerospace e The Foundation for Gender-Specific Medicine.
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Occhio alla medicina di genere
Marianne Legato, presidente del convegno, professoressa emerita di Medicina Interna alla Columbia University, a capo della Foundation for Gender-Specific Medicine di New York non ha dubbi. La vita extraterrestre mette alla prova ogni singola cellula del nostro organismo. Ma può aiutarci a capire.
La medicina di genere ha dimostrato che esistono differenze importanti fra i sessi a tutti i livelli di funzione, persino gli stessi geni, in alcuni casi, sono espressi in modo diverso. Uomini e donne non reagiscono allo stesso modo anche nello spazio e le differenze stanno emergendo man mano che aumenta il numero delle donne astronauta in orbita.
“Esistono già alcuni dati interessanti, sebbene riguardino campioni numericamente ridotti – sottolinea Marianne Legato. Uno studio recente condotto su 5 uomini e 4 donne vissuti per 5-6 mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale ha dimostrato che l’irrigidimento delle arterie carotidi aumenta in modo più marcato nelle donne. I livelli di renina e aldosterone, che regolano la pressione arteriosa, salgono di più nel sesso femminile. L’insulina aumenta in entrambi i sessi, ma i livelli di glucosio sono più alti negli uomini che nelle donne. Al ritorno sulla Terra, nelle donne si osserva una maggiore suscettibilità all’ipotensione ortostatica e il volume plasmatico risulta ridotto più che negli uomini. Altri studi, infine, hanno evidenziato come i problemi agli occhi colpiscano soprattutto gli astronauti maschi”.
Come cambiano le malattie tra uomo e donna
L’emicrania? Un problema al femminile, tanto che colpisce cinque donne per ogni uomo. Va ancora peggio per la fibromialgia, condizione che crea fortissimi dolori, in cui il rapporto sale a uno a sei. E se si parla di artrite reumatoide, malattia che “rosicchia” le articolazioni, ci si accorge che vengono colpite quasi quattro donne per ogni uomo. A fronte di questi dati, la medicina parla ancora troppo spesso al maschile.
Nonostante sia ormai chiaro che ad esempio esiste l’influsso degli ormoni estrogeni sulla risposta ad alcuni farmaci, come ad esempio la morfina, che può modificarne l’impatto. Che donna e uomo siano “diversi” sotto l’aspetto delle terapie, e non solo per l’effetto degli ormoni, è peraltro confermato da diverse ricerche.
Cosa succede per Parkinson e Alzheimer
Nel campo delle malattie del sistema nervoso centrale, per esempio la malattia di Parkinson è più frequente negli uomini che nelle donne, mentre nella malattia di Alzheimer la situazione tende a rovesciarsi a svantaggio delle donne. E, soprattutto, può modificarsi il modo di presentarsi delle patologie.
Le donne con malattia di Alzheimer hanno più disturbi del linguaggio e sono più longeve, mentre gli uomini hanno più malattie associate e maggiore deterioramento della sfera comportamentale. Anche per la malattia di Parkinson ci sono differenze di genere: le donne soffrono di depressione associata a questa patologia più dei maschi, presentano più frequentemente discinesie (cioè problemi nel movimento non controllato), mentre tra gli uomini possono essere più frequenti gli uomini disturbi del comportamento.
Il caso dell’asma
La prevalenza di questa malattia ha un doppio andamento: prima della pubertà, gli uomini sono colpiti due volte più delle donne. Dopo lo sviluppo sessuale, questa differenza scompare, anzi tra le donne adulte l’asma è più frequente che negli uomini. Il ‘sorpasso’ è dovuto agli ormoni: gli estrogeni, infatti, regolano il rilascio di diverse sostanze proinfiammatorie (citochine) coinvolte nello scatenarsi della reazione asmatica. Anche la menopausa è un periodo a rischio: quando le ovaie cominciano a cessare le loro funzioni, si verifica un aumento spontaneo della produzione di citochine, con un conseguente peggioramento o addirittura una prima comparsa della malattia.
Cosa accade per ansia e depressione
La depressione colpisce le donne più degli uomini. Prima della pubertà il rapporto tra maschi e femmine è praticamente identico e comincia a salire tra queste ultime nei primi anni dell’età riproduttiva. Persino nella popolazione più anziana il numero di persone depresse continua ad essere più elevato tra le donne.
I motivi? La predisposizione genetica, la vulnerabilità/predisposizione a eventi stressanti nella vita, la risposta alla fluttuazione degli ormoni sessuali e non ultimo il ruolo sociale, che riversa sulle spalle delle donne una serie di fatiche e responsabilità. Sul fronte dei disturbi d’ansia, la prevalenza è nettamente maggiore nella donna.
Gli attacchi di panico, invece, si manifestano in egual misura donne e uomini (con una leggera prevalenza tra le prime), ma possono presentarsi con sintomi diversi rispetto al genere, ingenerando false diagnosi. Nella donna l’attacco è caratterizzato soprattutto da palpitazioni, vertigini e sintomi respiratori (respiro corto, senso di soffocamento, paura di asfissiare), mentre nell’uomo sono più frequenti i sintomi, come un forte dolore allo stomaco, nausea o eccessiva sudorazione.