Fu Edward C. Kendall, un chimico di nazionalità americana, ad identificare il cortisone. Quest’ultimo, è stato poi riprodotto in laboratorio e, una volta rilevata l’efficacia del suo utilizzo in diverse patologie, venne dato il via alla produzione farmaceutica.
Il cortisone può essere assunto in modi differenti, considerando anche il tipo di terapia, ovvero tramite:
- pillole;
- creme/colliri/spray, specie in ambito oculistico e dermatologico;
- iniezioni (sottocutanee, endovenose, intramuscolari), per lo più in casi di emergenza, poiché il farmaco entra in circolo più velocemente.
A cosa serve il cortisone e quali sono i suoi possibili effetti collaterali? Abbiamo approfondito l’argomento con la Dottoressa Lorenza Maria Argolini, Medico Chirurgo specialista in Reumatologia, Membro Gruppo Italiano Vasculiti, Membro SIR (Società Italiana Reumatologia).
Indice
Che cos’è
«Il cortisone è un farmaco derivato dagli ormoni glicocorticoidi prodotti dalla corteccia surrenale», spiega la dottoressa.
A cosa serve
«Il cortisone ha un’azione anti-infiammatoria e immunosoppressiva. Grazie a queste sue proprietà viene utilizzato da solo o in associazione ad altri farmaci, in numerosi ambiti medici», continua l’esperta.
Il cortisone, come immunosoppressore, agisce bloccando il rilascio delle molecole deputate a causare l’infiammazione. Così facendo, favorisce la riduzione dell’infiammazione del gonfiore e dell’infiammazione nell’organismo. Quindi, è utile nel trattamento sintomatico di numerose malattie, tuttavia non elimina le cause che hanno provocato lo sviluppo della patologia diagnosticata.
Il cortisone è noto per alleviare i sintomi causati, ad esempio, da stati infiammatori legati alla presenza di alcune patologie. Tuttavia, questo farmaco va assunto dietro indicazione medica, dopo aver considerato lo stato di salute del paziente, la somministrazione eventuale di altri medicinali – in dosi e per periodi che verranno indicati dal medico. Questo perché al suo utilizzo sono associati diversi effetti collaterali, alcuni anche piuttosto significativi.
Quando viene usato
«In ambito reumatologico, grazie anche alla sua rapidità di azione, viene utilizzato nelle malattie caratterizzate da infiammazione e iperattivazione del sistema immunitario, quali ad esempio l’artrite reumatoide, la polimialgia reumatica, le connettiviti e le vasculiti. I cortisonici possono essere usati tramite infiltrazioni locali nei casi in cui l’infiammazione sia limitata ad una o poche articolazioni o ad alcuni tendini, oppure per via orale, intramuscolare o endovenosa», continua la dottoressa Argolini.
Il cortisone viene utilizzato in terapie finalizzate a ridurre la risposta immunitaria e l’infiammazione. È quindi funzionale in caso di malattie autoimmuni e altre patologie tra cui:
- le dermatiti;
- le malattie degli occhi (ad esempio le uveiti);
- la colite ulcerosa;
- il lupus eritematoso sistemico;
- le malattie allergiche, come ad esempio l’asma;
- le nefriti.
Riducendo o eliminando la risposta immunitaria dell’organismo, il cortisone si rivela utile anche nelle terapie antirigetto dei trapianti d’organo.
Effetti collaterali
«Gli effetti collaterali dei cortisonici dipendono principalmente dalla dose assunta e dalla durata del trattamento. Si cerca, dove possibile – perché ricordiamo che il cortisone è un farmaco in alcuni casi salva-vita o necessario per un miglioramento clinico rapido del paziente – di utilizzare la minima dose efficace, per limitare al minimo l’insorgenza degli effetti collaterali. Ogni paziente poi, presenta una suscettibilità diversa agli effetti del cortisone.
Gli effetti collaterali principali causati dai cortisonici riguardano:
- l’aumento del peso corporeo:
- la ridistribuzione del grasso corporeo;
- l’osteoporosi;
- la fragilità cutanea;
- la dispepsia;
- le alterazioni dell’umore;
- l’azione facilitante su cataratta e glaucoma;
- l’aumento della glicemia e della pressione arteriosa;
- il ritardo di crescita corporea nei bambini e adolescenti.
Raramente, possono presentarsi debolezza muscolare e osteonecrosi. Ricordo che i cortisonici possono interagire con alcuni farmaci: è buona norma informare sempre il Reumatologo e il Medico di famiglia di tutti i farmaci assunti», conclude l’esperta.
In presenza di effetti collaterali che persistono o se si hanno dubbi, è bene consultare il proprio medico di fiducia. È altresì sconsigliato interrompere bruscamente l’assunzione di cortisone, soprattutto se la terapia ha ricoperto un arco temporale abbastanza vasto: in questo caso è bene attenersi ai dosaggi e alle tempistiche fornite dal proprio medico e ridurre gradualmente il farmaco.
Ci sono controindicazioni?
L’assunzione del cortisone è da evitare in caso di:
- osteoporosi;
- infezioni fungine, batteriche, virali, poiché potrebbe indebolire la risposta dell’organismo alle infezioni;
- diabete;
- tubercolosi;
- glaucoma;
- ulcera gastroduodenale;
- ipertensione;
- malattie a carico del cuore e dei reni.
La possibile interazione con altri farmaci va valutata insieme al proprio medico, in particolare in presenza di specifiche patologie, come anche se si è in gravidanza o in allattamento.
In generale dunque, il cortisone è un farmaco che può essere di supporto per il trattamento di diverse patologie, a patto di seguire le indicazioni e le raccomandazioni mediche.