Cataratta: cos’è, perché viene e come si cura

L'intervento di cataratta è la chirurgia del futuro: sarà sempre più sicuro, verrà anticipato ai 50 anni ed eliminerà i difetti della vista

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Partiamo da una domanda, semplice semplice. Cosa succede se una lente d’ingrandimento si sporca? Provateci. Diventa impossibile vedere bene gli oggetti fissati, si perdono le dimensioni dei contorni e tutto appare più sfumato. Il nostro occhio, in qualche modo, può andare incontro a qualcosa di simile. Perché nell’occhio ci sono due lenti capaci di consentire una perfetta messa a fuoco degli oggetti che vengono fissati. Attenzione però: se una di queste lenti non è perfettamente “pulita”, anche la visione può avere dei problemi. Le due lenti naturali dell’occhio si chiamano cornea e cristallino, e possono creare problemi alla vista se diventano opache.

In particolare, se il cristallino non è perfettamente trasparente si può avere la cataratta, ovvero un’opacizzazione del cristallino stesso che impedisce alla luce di arrivare alla retina, cioè alla zona “nervosa” in cui gli stimoli visivi sono trasformati in segnali nervosi in grado di essere decodificati dal cervello. Si può definire così una delle situazioni più comuni della scienza oftalmologica, la cui incidenza è destinata a crescere anche considerando il progressivo invecchiamento della popolazione. Infatti la cataratta è quasi sempre legata all’età, ed è particolarmente frequente negli anziani, nei quali dipende spesso da un vero e proprio “invecchiamento” del cristallino. Ma in qualche caso si può manifestare anche nei giovani, specie se soffrono di malattie come il diabete, o addirittura nei bambini, nella forma congenita.

L’unica soluzione consiste nella sostituzione del cristallino, che può essere effettuata con diverse tecniche. Ma attenzione, prima di addentrarci nella patologia, ricordiamo che si può anche puntare sulla prevenzione per il benessere del cristallino e dell’occhio. Per contrastare l’opacizzazione del cristallino, in chiave preventiva, un’alimentazione povera di grassi e ricca di vitamine e minerali che contrastano i processi di ossidazione può essere d’aiuto. Quindi, via libera a frutta e verdura.

Come è fatto l’occhio

Il bulbo oculare è una struttura fatta a strati e molto complessa. Sulla parte più esterna c’è la sclera, che appare bianca (solo nella parte centrale c’è l’iride, quella zona rotondeggiante che definisce il colore degli occhi) ed è quasi rigida. E questa che dà all’occhio la sua tipica forma ovale ed è ricoperta dalla congiuntiva, una sottile membrana di protezione. Più indietro la cornea, una specie di “finestra trasparente” che ricopre l’iride, lascia filtrare la luce in arrivo. Dietro alla cornea si trova il cristallino, una particolare lente che si adatta alla luce in arrivo, “aggiustando” così la sensazione visiva.

Il secondo strato dell’occhio è rappresentato dalla coroide, entro cui ci sono i vasi sanguigni. Oltre a funzionare come “serbatoio” di sangue per l’occhio, la coroide impedisce alla luce di riflettersi nel bulbo oculare, falsando così le sensazioni visive. In fondo all’interno, c’è la parte più importante per la visione.

È la retina, entro cui si trovano le cellule nervose che hanno il compito di raccogliere gli stimoli visivi ed inviarli al nervo ottico, da cui poi giungeranno all’area visiva del cervello dove verranno decodificati. Forse non si sa che la vista, nella retina, non è la stessa in tutte le zone. C’è un punto, la fovea, in cui la vista è più acuta e un altro, il punto cieco, in cui invece non si vede nulla. Non tutte le cellule nervose della retina, poi, lavorano allo stesso modo. I coni e i bastoncelli, infatti, hanno il compito di “captare” i segnali luminosi quando alla luce è massima, durante il giorno, o al crepuscolo, quando l’intensità luminosa si affievolisce.

Perché il cristallino invecchia e viene la cataratta

Alla nascita normalmente il cristallino è perfettamente limpido ed elastico. Questa conformazione fa sì che ci si veda benissimo, e che la lente si adatti alle necessità imposte dall’occhio per consentire una messa a fuoco degli oggetti. Il cristallino infatti è costituito da una zona di base, chiamata nucleo centrale trasparente, da cui si dipartono strati concentrici trasparenti che vengono invece definiti corteccia.

A mantenere in sede questa lente naturale provvede un’altra struttura che funziona come una sorta di “carta da regalo” trasparente, a sua volta mantenuta nella sua sede naturale da una serie di sottilissimi legamenti che evitano un “movimento” del cristallino all’interno dell’occhio.  Tuttavia col tempo il cristallino tende a perdere le sue caratteristiche naturali. Quindi diventa più rigido e quindi meno adattabile agli stimoli imposti dall’occhio che deve mettere a fuoco gli oggetti, e soprattutto può farsi sempre meno trasparente.

Risultato? Gli stimoli luminosi che entrano nell’occhio non sono in grado di andare direttamente sulla zona della retina che ha il compito di riceverli e decodificarli per il cervello, ma si disperdono “lontano” dal centro in cui la messa a fuoco è ideale. Il che porta alla progressiva sensazione che tutto quanto si guarda non sia limpido, ma annebbiato.

Si perdono le dimensioni, non si riconoscono oggetti e persone quando sono a distanza. E soprattutto la vista può giocare brutti scherzi, sia perché non si ha una precisa visione dei colori sia perché una luce molto intesa può abbagliare la vista, eliminando completamente i “filtri” di protezione dell’occhio. Inizialmente le lenti degli occhiali possono favorire la visione, ma col tempo il loro effetto tende a sfumare e solo la “sostituzione” del cristallino può consentire il ritorno ad una visione normale.

Il bambino può andare incontro a cataratta?

La cataratta è una patologia tipica dell’occhio dell’anziano. Ma in qualche caso si può manifestare anche nei bambini, ad esempio perché nella vita intrauterina il cristallino non si è formato regolarmente. In queste circostanze il disturbo visivo è quasi sempre molto ridotto, con ripercussioni minime sulle capacità di vedere.

Solo che il bambino può andare incontro all’ambliopia, ovvero a modificare il potere visivo di un occhio nei confronti dell’altro. Quello che, in parole povere, viene spesso definito occhio “pigro”. Infatti se il cristallino non è perfettamente limpido l’area visiva del cervello che deve essere “allenata” dalle immagini trasformate dalla retina non viene sviluppata a dovere. Autonomamente il cervello tende quindi a far “lavorare” l’occhio sano, e questo porta ad un anomalo sviluppo di una parte della zona visiva. La soluzione in queste circostanze va scelta caso per caso dello specialista.

Spesso si procede all’asportazione del cristallino che nel bambino va effettuata in anestesia totale attraverso l’aspirazione con uno speciale sondino della lente naturale. Questa nel bambino è infatti molto morbida, e solo col tempo tende a indurirsi. Se l’opacità del cristallino colpisce solo un occhio, invece, a volte l’oculista può limitarsi a coprire con una fascia l’occhio sano. L’obiettivo in questo caso è quello di “caricare” di stimoli visivi l’occhio malato, al punto di farlo lavorare al massimo e quindi dare uno stimolo continuo alle cellule nervose deputate a raccoglierne i segnali. Dopo l’intervento, poi, si può provvedere a “compensare” la vista con occhiali speciali o con lenti a contatto.

Nei bambini più grandi si può inserire anche la lente artificiale che ha il compito di sostituire il cristallino asportato. Questa è però poco utile nei più piccoli, perché l’occhio si sta ancora modellando e quindi anche gli effetti della lente nella messa a fuoco potrebbe mutare. Per cui a volte capita che la sostituzione del cristallino malato con la lente definitiva si verifichi in due tempi: prima si toglie il cristallino, poi, dopo qualche anno di occhiali”, si sostituisce con la lente definitiva.

Come si manifesta la cataratta e quando si opera

Il cristallino è come una lente d’ingrandimento. Quando si si opacizza le immagini dell’occhio colpito possono apparire sfuocate, avvolte nella nebbia, talvolta sdoppiate, con i colori sbiaditi. Quindi normalmente la visione diventa annebbiata e sfuocata: si possono avere difficoltà osservando le luci, si può modificare la visione dei colori e gli occhiali vengono cambiati frequentemente.

Queste sono le sensazioni visive che si trova ad affrontare chi deve fare i conti con la cataratta, che tende ad avere un progressivo peggioramento. Per questo lo specialista può proporre l’intervento chirurgico ma la scelta va sempre fatta dal paziente, anche alla luce della sua situazione generale e delle sue necessità. Deve essere il malato che, in accordo con l’oftalmologo, decide quando fare l’intervento.

Insomma: se in termini generali la cataratta deve essere operata quando provoca una alterazione della vista tale da interferire con le normali attività del paziente, è altrettanto innegabile che è il paziente che decide se e quando fare l’intervento. Attenzione però: gli esperti ammoniscono che non sempre chi soffre del fastidio se ne accorge, quindi può anche capitare che l’operazione venga richiesta in apparente stato di benessere visivo.

Ci sono poi situazioni in cui la rimozione del cristallino può essere richiesta per risolvere altri difetti visivi e per affrontare meglio vere e proprie patologie come il glaucoma. Insomma: caso per caso occorre decidere il da farsi, magari anche guadagnando tempo cambiando gli occhiali o aumentando l’illuminazione ambientale. L’oculista può consigliare al paziente se e quando togliere la cataratta.

Come si fa l’operazione di cataratta

Le tecniche sono diverse, così come esistono diversi tipi di cristallino artificiale. Ma rimane una certezza. L’opzione terapeutica definitiva per la cataratta è esclusivamente chirurgica: consiste nella rimozione della cataratta con microsonde attraverso microincisioni della cornea e nell’impianto di un cristallino artificiale iniettabile.

L’intervento di sostituzione del cristallino va fatto sempre in sala operatoria, ma normalmente non è più necessario il ricovero quindi si fa in regime ambulatoriale. Si pratica solo un’anestesia superficiale grazie ad alcune gocce di collirio: chi viene operato non deve sospendere le terapie eventualmente in atto, compresa quelle che mantengono il sangue più fluido, e in generale dopo qualche ora si può ritornare alla vita di ogni giorno.

Bisogna però sempre ricordare che si tratta di un’operazione e che possono esserci complicazioni. In genere si tratta comunque di problemi che possono essere rimediabili, specie se riconosciuti e affrontati per tempo, anche se in una minima percentuale di casi possono manifestarsi difficoltà nella vista. Per quanto riguarda le sostituzioni, il cristallino artificiale può essere monofocale, per vedere da lontano senza occhiali e metterli solo per leggere oppure multifocale per dare una visione discreta sia da lontano che da vicino senza occhiali. Per i pazienti astigmatici, infine, esistono anche i cristallini “torici”.

Si può anticipare l’operazione di cataratta?

Negli ultimi tempi si fa strada l’ipotesi che l’operazione potrebbe estendersi anche a persone più giovani, magari con difetti visivi, che potrebbero prevenire il rischio futuro di cataratta già a partire dai 50 anni. A parlarne sono stati nei mesi scorsi gli esperti presenti al primo Congresso nazionale della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (S.I.S.O.). Dall’assise scientifica emerge che l’intervento di cataratta è la chirurgia del futuro e sarà proposto in età precoce, in chi ha difetti visivi consistenti e/o una cataratta solo incipiente, e in casi selezionati addirittura assente. Insomma: una sorta di evoluzione dell’operazione di cataratta che, eseguita principalmente per correggere la visione annebbiata, negli ultimi anni si è trasformata sempre di più in un’opportunità per correggere tutti i difetti della vista, per vicino e per lontano.

A detta degli esperti, l’operazione ha un’incidenza di complicanze intorno al 3%, ed è l’unico che ringiovanisce l’occhio, restituendogli l’efficienza dei vent’anni. Per questo si stanno aprendo nuove prospettive di recupero dei difetti della vista in persone colpite da una cataratta addirittura assente, mandando in soffitta il laser. Grazie alle nuove tecniche chirurgiche, che consentono di intervenire in sicurezza, si può infatti sostituire il cristallino “appannato” con lenti intraoculari in grado di correggere miopia e presbiopia, per tornare a vedere meglio di prima, anche senza aspettare che la cataratta sia ‘matura’ e il cristallino molto opaco, come in passato.

Anche per questo l’età media per l’intervento di cataratta, che ora è 60 anni si abbasserà nel prossimo futuro dai 50 anni in avanti, pure se il cristallino è solo leggermente opaco, o la cataratta assente, sarà possibile operare per liberarsi da occhiali e lenti a contatto. La proposta operativa per definire chi in futuro potrà sottoporsi all’intervento è semplice: il momento di operare verrebbe quando la somma della capacità visiva di entrambi gli occhi scende al di sotto dei 13 decimi.

Quali sono le complicazioni dell’intervento di cataratta

Normalmente l’intervento di cataratta è estremamente sicuro e non crea problemi. Può però capitare che, anche a distanza di qualche ora dall’operazione, si creino complicazioni. La più temuta è sicuramente l’infezione, pur se il rischio è remoto. Più frequentemente invece si possono verificare altri problemi, come l’aumento della pressione all’interno dell’occhio che può comunque essere trattata con farmaci da instillare sotto forma di collirio. Oppure si può verificare una difficoltà visiva legata alla presenza di liquido sulla superficie della retina, ovvero nel punto in cui si debbono “formare” le immagini.

Questo liquido può creare una sorta di “nebulosa” che non consente una visione corretta. Infine, a volte l’operazione chirurgica potrebbe anche favorire il distacco della retina in persone ad elevato rischio per questo problema, perché in qualche modo cambia l’equilibrio interno dell’occhio. Può anche capitare che, a distanza di pochi mesi dall’intervento di cataratta, si renda necessaria una nuova operazione. Capita ad esempio quando la lente posizionata dall’oculista si sposta, e quindi non è più in grado di garantire una corretta messa a fuco delle immagini. A volte, poi, si può verificare anche la cataratta secondaria, ovvero una nuova opacizzazione della lente che ha sostituito il cristallino.

Fonti bibliografiche

L. M. Khazaeni, Cataratta, 2022, Manuale MSD

Cataratta: sintomi, cause, intervento, IAPB