In una scala di disturbi, l’attacco d’asma si può manifestare con sintomi di gravità diversa. Respiro che si fa difficile. Affanno. Sensazione di costrizione al torace.
All’origine del quadro, tuttavia, c’è sempre il fatto che i bronchi si stringono e far uscire l’aria dai polmoni diventa sempre più difficile. Questa malattia respiratoria, che interessa anche e soprattutto i giovani, presenta però una caratteristica curiosa.
Mentre nei bambini e negli adolescenti ne soffrono di più i maschi, in età adulta i problemi interessano soprattutto il sesso femminile. Come spiegare questo fatto? Una ricerca americana lega questa situazione agli ormoni: se il testosterone nella donna è alto, infatti, il rischio di asma sarebbe ridotto. Con una variabile che non va dimenticata: se la donna è in forte sovrappeso, il ruolo degli ormoni sembra meno importante.
Androgeni ed estrogeni
La ricerca che mostra il ruolo degli ormoni sessuali sulla strana “curva” dell’asma, che aumenta nelle donne dopo la giovinezza, è stata condotta da un’equipe coordinata da Yueh-Ying Han, dell’Università di Pittsburgh, e pubblicata sull’American Journal of Respiratory and Clinical Care Medicine.
Gli scienziati americani hanno analizzato la relazione tra i livelli nel sangue di due ormoni sessuali (testosterone ed estradiolo) e l’asma in individui adulti di ambo i sessi prendendo in considerazione i dati che emergono dallo studio NHANES (U.S. National Health and Nutrition Examination Survey). Su poco più di 7500 adulti. Cosa emerge?
Fondamentalmente si vede che livelli molto elevati di testosterone libero nelle donne risultano associati ad un minor rischio di asma, anche nelle signore molto in sovrappeso. Secondo gli esperti “le differenze di genere nell’asma possono essere parzialmente legate alle variazioni dei livelli di ormoni sessuali nel corso della vita”.
In particolare gli ormoni maschili come appunto gli androgeni avrebbero la possibilità di rendere meno forti le risposte immunitarie, che invece verrebbero accresciute, in particolare in senso allergico, dagli estrogeni e dal progesterone, gli ormoni classicamente femminili. Questi potrebbero addirittura stimolare ulteriormente l’infiammazione allergica delle vie aeree respiratorie, agendo in particolare su un particolare tipo di linfociti chiamati T-Helper.
L’importanza di una cura continua
L’asma è una malattia cronica dei bronchi ed è dovuta all’infiammazione dei bronchi associata a broncocostrizione, cioè a restringimento del calibro dei bronchi. A questi due meccanismi sono dovuti i vari sintomi che possono presentarsi, in forma più o meno intensa.
Si va dalla dispnea, ovvero dalla difficoltà respiratoria che può giungere fino alla sensazione di “fame d’aria” fino alla tosse e ai sibili lungo le vie respiratorie, che si formano per i restringimenti al passaggio dell’aria.
Particolare attenzione va prestata alla tosse, che nell’asma è quasi sempre secca e senza produzione di muco e può rappresentare il primo segnale d’allarme. Per le sue caratteristiche, in ogni caso, la malattia è legata a fasi di relativa tranquillità cui si alternano periodi di riesacerbazione.
Per questo è fondamentale proseguire sempre il trattamento indicato dal medico, anche quando i sintomi appaiono controllati. Si tratta di una misura semplice, ma difficile da ottenere. L’aderenza alla terapia nel paziente asmatico è infatti molto bassa, soprattutto in giovane età
I sintomi che preoccupano
- Dispnea: accorgersi che si sta respirando non è certo normale, e non meno “strano” è rendersi conto che si fa fatica a respirare, specie se arriva anche la sensazione che manchi l’aria.
- Sibilo: normalmente l’aria entra ed esce senza difficoltà. Ma quando è in corso un’infiammazione o le strade del respiro sono ostruite il passaggio dell’aria diventa difficoltoso attraverso le curve dei bronchi.
- Cianosi: quando nel sangue non circola ossigeno a sufficienza le prime zone ad accorgersi di questa situazione sono quelle più “lontane” dal cuore come le labbra e le mani di dita e piedi, che possono diventare “bluastre”.