Cos’è l’ambliopia, perché nasce e come si scopre nei bambini l’occhio pigro

L'ambliopia è la riduzione della capacità visiva di un occhio. È importante diagnosticarla presto per evitare danni permanenti

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Per qualcuno si parla di occhio pigro. Ma attenzione. Dietro al termine ambliopia si cela infatti una condizione che va scoperta ed esplorata per tempo. Si tratta infatti di  una condizione duratura di debolezza visiva per cui un occhio non è in grado di vedere bene e con il tempo ciò può diventare irreversibile. Per questo bisogna arrivare presto. Che è quanto si propone un originale progetto, chiamato “Sight for Kids”.

Quanto pesa l’ambliopia

L’ambliopia, comunemente nota come occhio pigro, è dunque la riduzione della capacità visiva di un occhio che, dopo i primi anni di vita, se non curata si aggrava. Nei paesi industrializzati interessa dal 2% al 5% della popolazione pediatrica,  quindi mediamente un bambino su 30.

“È una condizione patologica della visione in cui un “ostacolo” nella primissima infanzia, impedisce o riduce la maturazione della capacità visiva di un occhio – spiega Lelio Sabetti, oculista dell’Università dell’Aquila. Purtroppo nella maggior parte dei casi  non ha manifestazioni apparenti, il bambino non presenta particolari limiti, per questo sono necessari screening tempestivi le visite precoci che permettono di diagnosticarla e di instaurare la terapia più corretta”.

Il problema ha notevoli implicazioni sociali perché, oltre a creare difficoltà scolastiche, può persino precludere, da adulti, l’ammissione a concorsi pubblici o il conseguimento della patente di guida. Tuttavia se viene scoperto e contrastato subito, entro i 5 anni di età, può essere corretto. In caso contrario insorgono danni permanenti e non più correggibili.

Affrontare con successo l’occhio pigro non è difficile: si tratta di stimolare l’occhio che vede meno (e che per questo il cervello tende a escludere) penalizzando la visione dell’occhio migliore, che va occluso per periodi definiti dall’oculista. Il cervello, in questo modo è costretto a usare l’altro. Accanto a questo metodo tradizionale, oggi se ne affiancano altri più tecnologici: farmaci, lenti defocalizzanti, oppure a cristalli liquidi. Ma per poter correggere bisogna prima scoprire quali bambini hanno “l’occhio pigro”.

Perché è importante lo screening

“Sono infatti pochissime in Italia le Aziende Sanitarie Provinciali che si preoccupano del problema – segnala Massimo Di Pietro, della Clinica Oculistica di Catania, coordinatore nazionale di Sight for Kids. Talvolta fanno gli screening tra i bambini delle scuole primarie quando può essere già troppo tardi, oppure si preoccupano di valutare solo gli scolari con sospetti disturbi specifici dell’apprendimento. Insomma, vista la situazione abbiamo deciso di intervenire con un progetto mirato che si basa su due pilastri: campagne di screening della vista a quanti più bambini possibile (ne abbiamo controllato 100.000 bambini tra i 3 e i 5 anni, dall’inizio dell’attività) e informazione.

A questo scopo partecipiamo a incontri pubblici, congressi scientifici, pubblichiamo articoli, siamo attivi sui social, abbiamo pubblicato due opuscoli, uno a fumetti e un manuale distribuito in oltre un milione di copie. Sfortunatamente l’ottimo inizio del 2019 è stato poi frenato dal Covid. Ma quest’anno vogliamo ripartire con forza  con  uno screening sempre più esteso, ancor più informazione e un appello alla autorità sanitarie. Ci proponiamo di controllare nel 2024 almeno 50.000 bambini sul territorio nazionale. Poiché come è stato detto l’ambliopia ne riguarda uno su 30 circa, ci aspettiamo di poterne individuare e avviare alle cure circa 1600 -1700”.

Come si fa lo screening

Il modello proposto dall’iniziativa è semplice. “Il Lions Club locale individua le Scuole dell’Infanzia dove intervenire, viene presentata l’iniziativa ai Dirigenti Scolastici per richiede l’adesione, si fanno degli incontri con i genitori, fornito materiale informativo e il consenso informato. Al termine si raccolgono le adesioni.

“In una giornata il personale sanitario (medico oculista o ortottista) esegue una serie di test oculari per i quali servono alcuni strumenti, fra cui il refrattometro. Il tutto dura dai 5 ai 10 minuti per bambino. – spiega ancora  Amerio – poi viene redatto un responso da consegnare ai genitori. Oltre alla spiegazione per esteso si usa un sistema di immediata comprensione: un semaforo che può essere verde (nessun problema), giallo (situazione da tenere sotto controllo), rosso (è consigliata una visita oculistica al più presto)”.

Quando si devono fare i controlli?

“I test raccomandati dalla letteratura scientifica, sono precisi e chiari. Ma vanno applicati. Nel 2019 è nato in Italia il progetto Sight for kids, voluto dai Lions sulla scorta di analoghe esperienze fatte all’estero. Come spiega Giovanni Amerio di Orbassano, “Lions è una associazione che da quasi 100 anni si occupa anche di problemi  riguardanti la vista. Abbiamo voluto, con questa iniziativa, fare qualcosa per affrontare concretamente un problema sempre più diffuso in Italia (e non solo), ma di fatto trascurato”.

L’ambliopia è quindi una condizione duratura di debolezza visiva per cui un occhio non è in grado di vedere bene e con il tempo ciò può diventare irreversibile. L’occlusione dell’occhio sano per obbligare l’occhio strabico a lavorare e recuperare l’acuità visiva è tuttora la terapia più semplice ed efficace per impedire che l’occhio strabico resti quindi un occhio “pigro”.

Il controllo della vista viene effettuato già alla nascita a tutti neonati con particolare attenzione per i soggetti ad alto rischio genetico e nei prematuri di basso peso. Un ulteriore controllo da parte del pediatra viene effettuato tra i 6 e i 9 mesi e successivamente la visita oculistica specialistica deve essere effettuata intorno al terzo anno di età (pre-scuola materna). E’ consigliabile anticipare il momento della visita oculistica specialistica nel caso in cui i genitori notino particolari comportamenti del bambino quali lo strizzare gli occhi quando guarda lontano, la chiusura di un occhio quando guarda la luce, l’inclinazione o la rotazione della testa.

Lo strabismo è indice di ambliopia?

Una delle maggiori preoccupazioni dei genitori è la presenza di strabismo nei bambini di pochi mesi di vita, vale a dire quel disturbo per cui gli occhi non si mantengono diritti, ma si incrociano o divergono verso l’esterno in modo più o meno accentuato. Ciò non deve allarmare poiché nei primissimi mesi un bambino non è ancora in grado di mettere a fuoco gli oggetti vicini. Questo strabismo è comunque quasi sempre temporaneo ed è dovuto semplicemente al fatto che l’apparato visivo non è ancora completamente maturo: verso i sei-sette mesi il piccolo impara a mantenere tutti e due gli occhi dritti e paralleli.

Uno strabismo che persiste dopo i sei-sette mesi di vita richiede invece sempre un controllo da parte dell’oculista che dovrà accertare se il difetto oculare non nasconda altri disturbi visivi, in modo da evitare che l’occhio strabico riduca o perda la sua capacità visiva. Può succedere infatti che l’occhio strabico non “impari” a vedere poiché il bambino automaticamente usa solo l’occhio sano. L’occhio “malato” come generalmente si dice diventa “pigro” (in termini medici ambliope) e, alla lunga, come detto, può avere difficoltà visive.

Cosa succede nell’adulto con ambliopia

La diagnosi precoce è fondamentale per proporre fin da piccoli il trattamento più adeguato, caso per caso, dell’ambliopia. Tuttavia può accadere che in assenza di controlli in età infantile e progressivo adattamento del sistema visivo con conseguente mancanza di una diagnosi precoce dell’ambliopia, non si mettano in atto le strategie di cura indicate nel bambino. E di conseguenza può capitare che un adulto si trova ad avere un deficit visivo (di solito monolaterale) più o meno grave.

Molti soggetti adulti che vivono tale condizione tendono a “trascurare” l’occhio ambliope, non facendo più visite oculistiche di controllo in maniera regolare, non aggiornando la gradazione della lente dell’occhio “debole”. Bisogna invece controllarsi regolarmente dallo specialista, per eventualmente modificare le lenti e mettere l’occhio pigro nella condizione di lavorare al meglio delle sue possibilità, altrimenti si rischia che, con il passare degli anni, venga ulteriormente escluso dall’occhio sano. A volte, addirittura, si punta su interventi chirurgici al fine di annullare la presenza di vizi refrattivi che creino troppa differenza tra i due occhi. Sia chiaro. L’importante è sempre agire da bambini. ma anche in età adulta, non bisogna sottovalutare il problema. con lo specialista si possono prendere i dovuti provvedimenti.

Fonti bibliografiche

Ambliopia, occhio pigro, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù