Sognare il serpente: le possibili letture psicologiche

Hai mai sognato un serpente? Vediamo insieme alcuni scenari psichici di cui è portatore.

Foto di Pierluca Nicolò

Pierluca Nicolò

Psicologo, Psicoterapeuta e Professore di Psicoterapia Analitica

Psicologo psicoterapeuta e professore a indirizzo analitico archetipico, opera come psicoterapeuta in varie città del centro Italia e online. Autore di vari articoli e libri in ambito psicologico, è anche docente di materie psicologiche.

Pubblicato: 6 Giugno 2024 11:50

Non esiste, forse, animale più rappresentato nella simbologia di tutti i tempi come il serpente. E infatti in questa sede cercheremo di analizzarne solo alcune in chiave psicologica. In moltissime culture, nelle leggende, nei miti, nelle discipline esoteriche e iniziatiche, protagonista assoluto di molte storie ataviche e spesso alla base dei miti cosmogonici (vedi mito di Ofione e Eurinome), è un simbolo originario (archetipo) dell’inconscio collettivo che riveste grande importanza per l’anima umana e ne è simbolo.

Infatti nei sogni si presentano in soggetti diversi, serpenti mordaci, in agguato o dormienti, spaventosi o “stranamente” rassicuranti. Sono numerosi i possibili significati psicologici che potrebbe avere all’interno di un sogno. Per conoscerli abbiamo bisogno di accedere alla conoscenza del simbolo e del suo comportamento in natura (etologia, la scienza che studia il comportamento animale), così da avere riferimenti oggettivi su questo grande compagno di viaggio psicologico, che domina l’immaginazione umana fin dalle origini della nostra specie.

Un archetipo sostiene Jung è un’immagine primordiale comune a tutto un popolo o a tutta un’epoca, ed è allo stesso tempo un agglomerato di esperienze immaginative e affettive degli uomini arcaici che si presentano, come eredità spontanea, anche nell’immaginario degli uomini moderni. Possiamo affermare che nessun essere umano risulterebbe indifferente al cospetto di un serpente che sia reale o onirico.

Secondo Chevalier l’uomo e il serpente sono complementari nell’evoluzione delle specie animali, opposti, rivali. L’uno sarebbe il risultato di uno sforzo genetico unico nella storia del mondo, complesso, l’altro con un funzionamento semplice e senza sforzo evolutivo, la fase originaria dell’evoluzione.

Simbolo della madre terra, progenitore e custode della conoscenza ancestrale

Il serpente alberga nelle cavità della terra e custodisce un immenso potere primordiale, questo ne fa per Jung un simbolo dell’inconscio profondissimo così lontano dall’uomo che si identifica nella psiche cosciente, tanto da apparire come minaccioso ma affascinante, senza scrupoli, saggio e malefico, istintivo e onnisciente, portatore di un sapere soprannaturale.

Lo conferma il suo celarsi nel profondo ventre della Magna Mater, luogo in cui tutti i segreti sono conservati con cura, e le antiche energie terrestri scorrono e si concentrano. Queste caratteristiche lo rendono connesso alle dee della fertilità telluriche. Il serpente è anche signore delle acque, delle sorgenti d’acqua che si trovano nel sottosuolo, che dalla profondità, verso l’alto, emergono alla luce del sole.

L’acqua è sorgente di vita, e dalle acque che la vita nasce e si sviluppa in tutte le sue forme che prima di tutto sono indefinite e si devono differenziare. È simbolo, il serpente, della conoscenza ancestrale, a livello psichico da dove l’evoluzione psicologica ha origine. Sia nella cultura greca che in quella egizia, il serpente è colto nella sua doppia valenza: è temuto in quanto ha il potere di ricondurre il cosmo nel caos iniziale dell’indifferenziato, ma è anche apprezzato e venerato poiché rappresenta l’ispiratore della vita.

In sogno può assumere dunque questa valenza: irrompe nella psiche per comunicare che bisogna abbandonare ogni presunzione di chiarezza della nostra vita perché ancora non abbiamo fatto i conti con la psiche profonda, primordiale! Ci identifichiamo con la parte cosciente della psiche come avviene spesso nella società moderna e abbiamo dimenticato dove ricercare i significati psicologici fondanti.

Il serpente progenitore e portatore della conoscenza ancestrale riconduce il cosmo (che noi possiamo qui intendere come simbolo della totalità psichica) al caos originario! E questo significa spesso essere risucchiati in un terrificante vortice di contenuti psichici di cui è necessario fare chiarezza, infatti nel mito narrato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, il dio della profezia era Pitone, un enorme serpente che esalava fumi dalle profondità della terra verso le Pizie con cui dispensavano ai fedeli le loro profezie. Pitone venne sconfitto da Febo-Apollo a Delfi, e lo stesso dio del sole e della chiarezza luminosa da questa battaglia ne uscì contaminato, oscurato, e si dovette purificare per nove anni.

Tradotto in chiave psicologica, non esiste una sicurezza che dipende dalla psiche cosciente o una chiarezza di chi siamo se prima non siamo disposti a scendere nelle profondità per farci contaminare dalla conoscenza che nell’anima risiede, per poi emergere in superficie e rinascere!

Il serpente come simbolo delle potenzialità ancora inespresse della psiche

Possiamo arricchire il simbolo del serpente dicendo di quanto sia rappresentazione del principio originario da cui provengono tutte le manifestazioni, sarebbe la spinta inarrestabile che dal basso si innalza verso l’alto, emergendo dall’oscurità (ignoranza) verso la luce (conoscenza), dall’inconscio alla coscienza potremmo dire, con impatto terrificante.

Ed è proprio la conoscenza ancestrale del mondo sotterraneo o inconscio (saggezza) che il serpente custodisce, dove nessuna falsa verità, che caratterizza l’illusione degli umani, può esistere. Completando quanto espresso nel paragrafo precedente, quando emerge dunque nel sogno porta con sé tutti gli orrori delle esperienze del mondo primordiale, ovvero quello che possiamo definire la potenzialità di tutte le forme psicologiche (totalità) non ancora definite o differenziate. Per cui tutti gli opposti confluiscono in lui: bene e male, luce e tenebre, coscienza e inconscio, interno ed esterno, femminile e maschile, positivo e negativo, morte e vita, veleno e cura, e chissà quanto altro ancora!

Quando si presenta arrotolato su sé stesso rappresenterebbe il simbolo dell’Ouroboros, il serpente che si morde la coda (divora sé stesso e si rigenera all’infinito), che compare nelle allegorie alchemiche analizzate da Jung come manifestazione dell’inconscio collettivo e rappresenta il mezzo primordiale (prima materia) da cui estrarre l’oro, metafora della psiche consapevole di tutte le sue parti per Jung.

Il sogno comunica forse la presenza di una crisi esistenziale o una fase di passaggio in cui tutte le certezze e le convinzioni sono ritornate a uno stato poco definito, una sorta di regressione della psiche a uno stato di azzeramento e profonda introversione cioè una chiusura nel proprio mondo interno, da cui si prepara la nascita di contenuti nuovi: modi di fare, di essere e di pensare che stanno per affiorare nella psiche.

Il serpente come simbolo della simbiosi e incapacità di essere autonomi

Padrone della forza vitale e simbolo della rigenerazione, il serpente che si morde la coda (ouroboros) è anche il Drago, che nel mondo orientale è spesso rappresentato con le ali, nel mondo degli indiani d’America con le piume. Nel Codex Borbonicus redatto da sacerdoti Atzechi prima o dopo la conquista spagnola, esiste un disegno in cui viene raffigurato un Drago piumato, Quetzalcoatl, che divora un uomo.

Secondo Neumann il drago rappresenta simbolicamente l’ostacolo decisivo che l’eroina/eroe nel mito e nelle fiabe (ovvero la coscienza che si differenzia dall’indistinto psichico dell’inconscio) ha da affrontare per il bene dell’umanità (in chiave psichica per la sua autonomia, indipendenza e consapevolezza di sé).

Il drago materno e paterno, divoratori dell’eroina o eroe rappresentano le difficoltà della psiche di staccarsi dalla simbiosi ad esempio con la famiglia o alcuni membri della famiglia: una sorta di cordone ombelicale che è difficile da recidere, dove i sensi di colpa e il giudizio non consentono di sentirsi autonomi e sfruttare tutto il proprio potenziale psicologico, esprimendo ciò che si è nel profondo.

O addirittura questa condizione rende totalmente inconsapevoli di chi si è e cosa si desidera per la propria vita, e bisogna guardarsi dentro per compiere questo gesto eroico, ritrovare la spada (la forza di volontà) e procedere al taglio come metafora della differenziazione! Tale condizione psicologica si può presentare nei sogni con draghi, dinosauri e enormi serpenti pronti a divorare la sognatrice.

Il serpente come simbolo della trasformazione, del cambiamento e della rigenerazione come guarigione

Accanto a quanto abbiamo detto, l’idea della trasformazione o cambiamento coincide con il suo comportamento di mutare la pelle e nel suo letargo stagionale, simboli del ciclo della magna mater, che rappresenta il lento susseguirsi di vita e morte, e della morte in nuova vita; ma il serpente simboleggia in particolare il passaggio che unisce la morte alla rigenerazione, il sonno al risveglio. Il serpente è espressione della fecondità della donna incarnando simbolicamente le caratteristiche dei cicli lunari che sono rappresentazione della rigenerazione che avviene con il ciclo mestruale.

Per questo ha il potere della guarigione profonda, che in questa sede intendiamo come guarigione psicologica! Infatti il veleno in alcune società antiche era usato, in piccole dosi, per curare alcune malattie. Esculapio, dio della medicina che mandava sogni-medicina ai suoi adepti che dovevano passare la notte in un ambiente con dei serpenti per lasciarsi mordere, è rappresentato con corpo di serpente e con il caduceo (dal greco: verga dell’araldo).

Questo oggetto, attributo simbolico del farmaco (il veleno è la cura e viceversa in base al dosaggio) di Ermes-Mercurio, consiste in una bacchetta, talvolta alata, intorno alla quale si attorcigliano due serpenti, simbolo del principio del doppio e del bilanciamento degli opposti, che oggi vediamo nelle farmacie.

Il serpente nei sogni se morde e avvelena, nonostante i nostri probabili sussulti di terrore per difenderci, ci sta comunicando la guarigione psichica che consiste nell’avvicinarci sempre di più alle profondità dell’anima dove albergano tutti i significati della nostra vita, accostandoci a quello che siamo veramente e che pian piano si rivelerà!

Il serpente come simbolo di sessualità

Come richiamo alla forma fallica, ma anche a quella uterina, il serpente è un animale connesso anche al potere generativo, alla fertilità, ma soprattutto alla sessualità nel doppio maschile e femminile. Queste energie o polarità opposte sono state raffigurate in diverse culture proprio come due serpenti, uno rosso, corrispondente all’energia attiva e maschile, e uno blu, corrispondente all’energia passiva e femminile, che si intrecciano su una spina dorsale, creando quella sacra energia trasformatrice che viene chiamata Kundalini.

Come il serpente vive in seno alla terra, la Kundalini dimora nella cavità addominale. Rispetto alla forma fallica il motivo ricorre nella tradizione greco-romana in cui assistiamo alla presenza di statue di Pallas-Priapo, dio della fecondità contadina che si presentava con un enorme fallo, nel tempio di Vesta con le sembianze di serpente. Mentre la statua di Pan famoso per la sua potenza sessuale, si trovavano nel tempo di Selene, rappresentazione divina della Luna. In numerose culture arcaiche e miti vi era la credenza che la sterilità femminile potesse essere risolta accoppiandosi con i serpenti.

Olimpia, sacerdotessa di Dioniso, partorì Alessandro Magno dopo essersi accoppiata con un serpente che si insinuò dolcemente nel suo letto. Generati da un accoppiamento con serpenti risultano in modo mitologico Scipione l’Africano e Augusto. Eva nei miti ebraici, oltre alla celebre tentazione che spinge Adamo a cogliere la mela della conoscenza, si accoppiò con Satana sotto forma di serpente generando Caino. Nei sogni se il serpente striscia addosso alla sognatrice o si insinua nel vostro letto non temete, è una fantasia ancestrale ricorrente nella cultura.

Come simbolo di fecondità e sessualità invita la sognatrice a entrare molto più in contatto con questo aspetto della vita psichica e rendere la sessualità molto più presente e coltivata! Il serpente qui invita a partecipare senza timore, lasciandosi andare, a quella vita istintiva a cui la sessualità connette, esprimendo la propria femminilità in una sessualità che fino al suo ingresso nel sogno, ed è questo lo scopo del suo presentarsi in scene oniriche, risultava trascurata, insoddisfacente, inibita.

Il serpente come simbolo di malvagità e tentazione

A suo modo, emergendo dal suo mondo oscuro e sconosciuto all’uomo, il serpente viene spesso accostato alla malvagità, ma come daimon o genio alla maniera di Socrate e Platone ereditato da Hillman semplicemente porta con sé la sorgente di ogni cambiamento, il “sapere” che non accetta compromessi e si pone come realtà lontanissima da come pensiamo di essere; per tali motivi come rappresentazione di una vita psichica che vive di riflesso (come il cervello dei rettili), il serpente “sa”, e ciò spaventa la limitata mente umana che è pressoché incapace di accettarlo.

Sarebbe un fardello troppo grande il “sapere”, cioè imporrebbe di vivere assecondando la nostra reale essenza psicologica, senza sovrastrutture, rispondendo come sostiene Portmann all’imperante esigenza interiore di esprimere la bellezza del proprio mondo interno. Nella nostra cultura occidentale prevale il suo lato negativo, soprattutto nel pensiero cristiano medievale che ne ha sottolineato la valenza malefica e distruttrice, associandolo spesso alla lussuria della donna e alla tentazione (Eva e la mela o la Bestia dell’Apocalisse) perché arriva simbolicamente per distruggere i dogmi psicologici.

Ma come gli Gnostici videro in esso un detentore privilegiato di misteri esoterici, anche nei Testi Sacri dell’Occidente, il serpente è ambivalente: Cristo, come figura salvifica e rigeneratrice, è stato talvolta raffigurato come il serpente di rame sulla croce, immagine ereditata dal mondo egizio in cui il sole stesso era un serpente di rame ovvero l’uraeus (disco solare), motivo che ricorre anche in Grecia antica con Helios descritto da Euripide come serpente di fuoco.

Per cui comprendere il potere simbolico del serpente in tutte queste specificazioni, vedendolo da varie angolature culturali, permette di alimentarlo nell’immaginazione umana, e quando si presenta nei sogni come abbiamo visto, risulta portatore di grandissime energie trasformatrici facendone a tutti gli effetti il simbolo di trasformazione psicologica per eccellenza! Per consentire i cambiamenti e accedere al benessere psicologico, dall’inconscio collettivo emerge l’immagine del serpente per far sì che conduca in quei mondi in cui la sorgente primaria, ovvero la nostra psiche profonda, può ancora essere contemplata e conosciuta.

Fonti bibliografiche:

  • Bachelard, G., 1948, La terra e il riposo, Red, Milano, 1994, p. 228.
  • Chevalier, J., Gheerbrant, A., 1969, Dizionario dei simboli, vol. II., Bur, Milano, 1997, pp. 358, 360, 361.
  • Durand, G., 1963, Le strutture dell’immaginario, Dedalo, Bari, 2013, p. 317.
  • Gellio, Notti attiche, VI, 1.
  • Ginzberg, 1925, Le leggende degli ebrei, Adelphi, Milano, pp. 109, 313.
  • Hillman, J., 1996, Il codice dell’anima, Adelphi, Milano, 2010, p. 84.
  • Jung, C. G., 1912/1952, Simboli della trasformazione, in opere Vol. 5, Boringhieri, Torino, 1984, p. 424.
  • Jung, C. G., 1927/1931, La struttura della psiche, in Opere 8, La dinamica dell’inconscio, 1976, Boringhieri, Torino, 2012, p. 174.
  • Jung, C. G., 1951, Aion, ricerche sul simbolismo del Sé, in Opere vol. 9, II, Boringhieri, Torino, 1982, p. 222.
  • Manfredi, V. M., Alexandros, il figlio del sogno, Mondadori, Milano, 1998, pp. 13-14.
  • Neumann, E., 1949, Storia delle origini della coscienza, Astrolabio, Roma, 1978, pp. 104, 128, 155-158.
  • Ovidio, Metamorfosi, Einaudi, Torino, 2015.
  • Perilli, V., Perilli, E., Il simbolo del serpente, in Psicofania, n.20, Samidzat, Pescara, 2003, pp. 7-15.
  • Portmann, A., Riti animali, in Neumann, E., Portmann, A., Scholem, G., Il rito, Red., Como, 1991., pp. 56, 76.
  • Svetonio, Vita dei Cesari, Bur Rizzoli, Milano, 1982.