Cosa vuol dire quando due persone hanno avuto lo stesso sogno

È possibile che due persone, contemporaneamente, facciano un sogno analogo? Vediamo come spiegare fenomeni psicologici di questo tipo!

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Pierluca Nicolò

Psicologo, Psicoterapeuta e Professore di Psicoterapia Analitica

Psicologo psicoterapeuta e professore a indirizzo analitico archetipico, opera come psicoterapeuta in varie città del centro Italia e online. Autore di vari articoli e libri in ambito psicologico, è anche docente di materie psicologiche.

La psicologia moderna ha dato numerose spiegazioni rispetto a quel mondo onirico che si manifesta durante il sonno. Lo ha fatto Freud, fondatore della psicoanalisi, definendo i sogni come la via regia verso le profondità dell’anima in cui si depositano i contenuti inaccettabili della psiche cosciente e che ritornerebbero sotto forma di sintomo!

Andando oltre la psicoanalisi, il sogno mostrerebbe “anche” desideri inaccettabili, ma soprattutto potenzialità psicologiche attraverso simboli e archetipi sovrapersonali. Come se la psiche umana con l’ipotesi dell’inconscio collettivo avesse una base psicologica comune a tutti gli uomini di ogni luogo e tempo, rendendoci capaci di produrre contenuti e comportamenti simili attraverso i motivi psicologici ricorrenti che affiorano in modo spontaneo nei moderni individui come avveniva negli uomini arcaici.

Jung e le connessioni collettive

Jung (1927; 1934/1954) per descrivere questa condizione umana ovvero di una connessione collettiva che dilata i confini psichici individuali, utilizza l’antropologia parlando di fenomeni come le représentations collectives (rappresentazioni collettive) definite da Durkheim e riprese da Levy Bruhl insieme all’idea di participation mystique (partecipazione mistica).

Secondo questi autori la psiche dell’uomo arcaico viveva in connessione emotiva con tutti i membri del suo gruppo e con gli eventi della natura, infatti tra eventi naturali o della comunità o personali non vi era nessuna differenza! Il fondamento di questi stati psicologici collettivi erano le strutture dell’immaginario, esse stesse fondate ad esempio dai miti e dalle leggende riguardanti la comunità che erano alla base delle varie tipologie ritualistiche.

Allo stesso modo per Jung questo tipo di condizione originaria rimane una potenzialità della psiche umana anche se a scopo di evoluzione e civiltà la psiche dell’uomo si è sviluppata come individuale, ma in condizioni particolari quando si abbassa la soglia di resistenza cosciente, si attiverebbe quella parte di noi connessa al primordiale psichico, dove i concetti di spazio, tempo e individuo smettono di esistere.

Nel mondo animale fenomeni di connessione sono osservabili ad esempio nelle colonie delle formiche e nel comportamento delle api, riproducendo schemi di comportamento in cui la comunità si muove come un corpo unico.

Archetipi e proiezione psicologica

Secondo Jung le rappresentazioni collettive (archetipi) si renderebbero evidenti grazie al fenomeno della proiezione psicologica, ovvero contenuti dell’inconscio collettivo che si mostrerebbero spontaneamente nei riti e nei miti collettivi grazie alla partecipazione mistica definita da Levy Bruhl.

Un simile fenomeno è stato dimostrato anche nell’indagine della natura fisica, dove scienziati come Heisenberg, Bohr, e Pauli a tanti altri ancora discussero a lungo sulla natura della psiche umana e dei fenomeni di connessione, infatti l’osservatore influenza con il suo esperimento il comportamento delle particelle di materia, rendendo impossibile un’osservazione oggettiva del fenomeno fisico. Queste osservazioni dei fisici vennero riprese molto spesso da Jung in molte sue opere (Nicolò, 2021).

Comprensione dei sogni e sogni sincronici

Se è vero che raramente riusciamo a comprendere i sogni, o almeno a farlo senza affidarci alle analisi degli esperti psicoterapeuti, è altrettanto vero che sembra difficile spiegare con metodi certi e ripetibili in laboratorio, come sia possibile che due persone distinte facciano lo stesso sogno.

Quella dei sogni sincronici sarebbe una realtà che in molti hanno provato e sperimentato, seppur con una certa irrequietezza di fondo. Ma come è possibile che due persone arrivino a sognare la stessa cosa? E soprattutto cosa potrebbe significare da un punto di vista psicologico? Scopriamolo insieme.

Il sogno telepatico

Freud nei saggi Psicoanalisi e telepatia (1921) e Sogno e telepatia (1922), interessato da alcune ricerche condotte da un suo collaboratore (Stekel, 1920), si interroga sulla natura psicologica di queste esperienze portando un contributo con esempi specifici al tema del sogno telepatico e in generale sulla telepatia con la possibile lettura psicoanalitica.

L’interpretazione non era sul fenomeno in sé ma i sogni in questo saggio vengono analizzati come desideri inconsci che in qualche modo vengono traslati in un altro soggetto: quindi la percezione, anche se telepatica, non poteva non essere soggetta alle stesse dinamiche dell’inconscio che regolavano i processi della psiche.

Queste manifestazioni dell’inconscio si palesavano tra soggetti che hanno un legame molto stretto, come tra genitori e figli, tra partner o tra fratelli. Se queste informazioni oniriche non sono letteralmente uguali nei soggetti si può parlare di sogno telepatico? Vediamo in quale cornice psicologica collocare fenomeni di questa natura.

Cosa sono i sogni sincronici

Secondo Jung, come discusso nell’articolo Sogni premonitori: cosa sono (se esistono) e in quale cornice psicologica collocarli, questi fenomeni vengono definiti coincidenze significative! E come tali vengono inclusi nel principio di nessi a-causali denominato sincronicità. Come del resto espresso da Freud si escludono le teorie del soprannaturale per collocarci all’interno di fenomeni naturali ma privi di una causa antecedente.

La natura, e la psiche come fenomeno naturale, non funziona necessariamente come una macchina in cui i fenomeni sono riconducibili al principio causa-effetto, infatti questa è una prospettiva che nasce dalla scienza di Newton e diventa assodata nel Positivismo ottocentesco. Jung era convinto che tali principi newtoniani mal si coniugavano con lo studio dei processi spontanei della psiche, prendendo spunto dalle scoperte degli anni Venti-Trenta della fisica moderna.

Lo studioso svizzero riteneva che l’anima o inconscio collettivo con gli archetipi potesse relativizzare il tempo e anche lo spazio: quindi nei tipi di sogno che stiamo considerando le forme oniriche saranno affini (uguali o simili) perché probabilmente gli individui coinvolti si troverebbero in un periodo in cui si hanno i medesimi contenuti psicologici da elaborare.

Un passaggio a un ciclo di vita nuovo (da bambina ad adolescente, da giovane donna a madre, da madre a nonna), un rito di passaggio come un compito scolastico o un esame di stato, o una laurea o un cambiamento lavorativo; una separazione dagli amici o dai genitori o dal partner, insomma ogni dimensione della vita in cui tutti si trovano immersi. Ribadiamo sempre lo stesso principio psicologico: il sogno riguarda solo chi lo fa e mai qualcun altro e le dinamiche oniriche parlano un linguaggio simbolico.

Riconoscersi in una dinamica psichica analoga può farci sentire parte di una dimensione collettiva, meno soli, e forse i nostri conflitti e le nostre vicissitudini possono essere affrontate con più vigore e ottimismo. E allora questi fenomeni se considerati in modo equilibrato aprono scenari di profondo benessere perché ci mettono di fronte all’inattesa e inesplorata poetica dell’anima che raggiunge sempre i suoi scopi, ovvero renderci consapevoli del nostro divenire psichico, e lo fa qualche volta con eventi di sincronicità nutrendo la poetica della nostra esistenza.

Fonti bibliografiche:

  • Durkheim, E., 1912, Le forme elementari della vita religiosa. Il sistema totemico in Australia, Newton Compton, Roma, 1973, p. 59.
  • Freud, S., 1921, Psicoanalisi e telepatia, in Opere 9, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Bollati Boringhieri, Torino, 1989.
  • Freud, S., 1922, Sogno e telepatia, in Opere 9, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Boringhieri, Torino, 1989.
  • Jung, C. G., 1934/1954, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, in Opere vol. 9, I, Gli archetipi e l’inconscio collettivo, 1976, Boringhieri, Torino, 2005, pp. 4-5.
  • Jung, C. G., 1927, Energetica psichica, in Opere 8, La dinamica dell’inconscio, 1976, Boringhieri, Torino, 2012, pp. 75-77.
  • Jung, C. G., 1927, La struttura della psiche, in Opere 8, La dinamica dell’inconscio, 1976, Boringhieri, Torino, 2012, p. 172.
  • Jung, C. G., 1952, La sincronicità come principio di nessi acausali, in Opere 8, La dinamica dell’inconscio, 1976, Boringhieri, Torino, 2012.
  • Nicolò, P., 2021, I Fondamenti Psicologici della Fisica Moderna, IV versione, Amazon I.P, Rieti, 2023.