#PostaDelCuore

Mi sono separata dopo 30 anni, ma rimpiango di averlo lasciato

Quando il mondo intorno a noi, l'unico che conoscevamo, cessa di esistere ci sentiamo perse e smarrite. Terribilmente sole. Ma è proprio in quel momento che abbiamo l'opportunità di ritrovarci

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Cinque anni fa mi separo dopo un matrimonio di quasi 30 anni: io e il mio ex marito non abbiamo retto alla pensione che ci ha catapultato in una vicinanza e una quotidianità mai sperimentata prima. I figli hanno digerito senza troppi problemi la rottura, essendo ormai grandi e fuori casa. Ho provato a rifarmi una vita, ma sento pressante il peso della solitudine. Non ho nipoti di cui prendermi cura, non ho amicizie, non ho interessi: la mia vita, me ne rendo conto solo ora, è stata principalmente lavorare e fare la madre. Lui da parte sua sembra essersi ripreso bene: ha ricominciato a fare tiro con l’arco (attività che faceva da giovane), frequenta un circolo sportivo, ha stretto nuove amicizie. Rimpiango di averlo lasciato: meglio un marito per cui non provavo più nulla che la solitudine nera.

C’è una cosa che mi ha colpito del tuo racconto più delle altre. Ed è come ti senti adesso tu, da quando lui non fa più parte della tua vita. Non lo scrivi apertamente, è vero, eppure lo percepisco perché questo ci accomuna.

Anche io, proprio come te, mi sono ritrovata ad affrontare la solitudine più nera. Nel mio caso, però, non si trattava di una relazione esaurita col tempo, ma di uno tsunami che all’improvviso ha spazzato via tutto quello che avevo costruito negli anni e che da sola non potevo più sorreggere. E sai cosa? Non ero distrutta dalla fine di quell’amore, ma dal fatto che non sapevo più chi ero dopo di lui, senza di lui. Perché tutto quello che conoscevo, era chiaro, non esisteva più.

E ho proprio come l’impressione che è questo quello che sta succedendo a te, adesso. E come biasimarti? Hai trascorso 30 anni della tua vita a essere moglie e poi madre. A lavorare, come dici tu. Tutti ruoli, questi, che ti hanno caratterizzata inevitabilmente. Che tu ti sei cucita addosso come una seconda pelle. Del resto questi aspetti della vita ci influenzano, ci determinano. O almeno è così che ci hanno fatto credere sempre.

Ora che quel mondo, l’unico che conoscevi, non esiste più ti senti persa. Ma tu, al di fuori del lavoro, dell’amore e della famiglia, chi sei davvero? È questa la domanda che ti invito a farti, la più difficile di sempre. La risposta, probabilmente, è già dentro di te, ma dovrai essere abile e testarda nel volerla trovare. Avrai bisogno di coraggio e di forza per scandagliare tutto l’universo che hai dentro e da quello ripartire.

Io ci credo quando dicono che la solitudine fa brillare, se è accolta. Perché è proprio ciò che ci permette di fare i conti con tutto quello che abbiamo dimenticato o non ascoltato. Non credo, al contrario, che dobbiamo accontentarci di una compagnia solo per paura di restare con noi stessi.

Hai scritto che non hai amicizie e non hai interessi, ma nulla ti impedisce di trovarne di nuovi, di sperimentare cose che non avevi mai fatto prima d’ora. Non vedi quante meravigliose opportunità si stanno aprendo davanti a te ora che non hai più nessun ruolo che ti costringa in esso? Inizia a guardarti intorno e accogli tutte le possibilità che la vita ti ha riservato. Quello che è stato, ormai, non puoi più cambiarlo, ma il presente è già iniziato, e sono tuoi il diritto e il dovere di viverlo! In bocca al lupo per tutto!