Mi arrabbio facilmente e non controllo le emozioni

La rabbia è una reazione innata, ma se diventa difficile da gestire può rovinarci relazioni, amicizie e reputazione. Ecco come tenerla a bada

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Marina Mannino

Giornalista

Laureata in Lettere, è stata la caporedattrice di una famosa rivista per ragazze e ha lavorato nella produzione musicale. Scrive per diverse testate e per DiLei si occupa di test sulla personalità, della rubrica #segretidelcuore e scrive articoli per la sezione DiLei GirlZ.

Le prime volte in cui sperimentiamo la rabbia abbiamo appena un anno: non sappiamo fare quasi niente, ma sappiamo arrabbiarci in maniera epocale! Ma cos’è davvero questa emozione che ci scuote così tanto?

  • È una reazione di adattamento che ha il suo picco tra i 2 e i 4 anni (i famosi “terribili 2”). E non ci abbandona mai.
  • È catalogata come una delle emozioni primarie (insieme  a gioia, tristezza, stupore, paura, disgusto), innata e universale.
  • È un’esperienza umana comune ed è vissuta a prescindere dall’età, dalla cultura e dall’etnia. Insomma, ci arrabbiamo tutti allo stesso modo.

Forma di comunicazione

Appurato che ci arrabbiamo oggi come lo faceva duecentomila anni fa l’homo sapiens (ma i suoi motivi erano leggermente diversi dai nostri) cerchiamo di fare i conti con questa emozione che spesso sfugge al nostro controllo. Partiamo dal fatto che, ogni volta che abbiamo un’esplosione di collera, stiamo cercando di comunicare un disagio, una frustrazione, un senso di colpa. Ma lo facciamo in modo tale che il messaggio non arriva e in più ci stiamo male solo noi, mentre il bersaglio della nostra collera…

  • si fa un’opinione pessima di noi
  • si dispera (i genitori) o si allontana (gli amici)
  • si indispone e può ricorrere anche a provvedimenti spiacevoli (un capo-ufficio o un professore)

Circostanze emotivamente “esplosive”

Gridare o uscire sbattendo la porta sono azioni tipiche di quando siamo arrabbiate. Sono gesti anche un po’ plateali, ma talvolta sono gli unici modi in cui riusciamo a gestire una situazione emotivamente carica. Subito dopo ci sentiamo meglio, anche se la sensazione di essere incomprese, sottovalutate, umiliate e offese non passa. Nell’adolescenza queste scene-madri sono la prassi e rivelano la ricerca di una comunicazione che si percepisce difficoltosa, se non impossibile. Gli “inneschi” possono essere i più disparati: un rifiuto ad una richiesta, un confitto di intenti, una critica, una brutta figura. Ma l’incapacità di controllare le proprie emozioni negative è anche degli adulti, spesso travolti da un ritmo di vita frenetico e ansiogeno.

  • Dal momento che la rabbia è un’emozione dolorosa e può avere un effetto boomerang, cerchiamo di capire come arginarla. E le dritte sono le stesse, sia per le teen che per le over.

La martire non abita più qui

La prima cosa da fare è smettere di considerarci “martiri” o “target da colpire”, pensando che tutti ci detestino, che la vita sia ingiusta e che nessuno riconosca il nostro valore.

  • Questo è un pensiero tossico, perché più ce ne convinciamo più sprofondiamo nelle sabbie mobili del risentimento. E più ci salteranno i nervi.

Nessuno ce l’ha con noi più di quanto non ce l’abbiamo noi stesse. È comodo dire che la colpa è degli altri che non ci capiscono. Così evitiamo di riconoscere che siamo noi le responsabili della nostra arrabbiatura, della delusione, del  furore interiore, non essendo in grado di affrontare gli eventi e padroneggiarli. Se ci concentriamo su quanto il mondo non ci capisca, stiamo solo cercando un modo per non affrontarlo.

Tre, due, uno… freeze!

Per il nostro bene, per soffrire meno, per diventare più amabili, cerchiamo di dominare le manifestazioni più estreme delle nostre emozioni. Il che non significa negarle, ma incanalarle su percorsi intelligenti. Se ci salta la mosca al naso, lo capiamo qualche minuto prima. Possiamo scegliere se esplodere o “congelarci”: optiamo senz’altro per la seconda ipotesi. Freeziamo l’impulso di diventare Hulk, contiamo fino a dieci (funziona davvero) ed elaboriamo una reazione equilibrata e furba. Come, ad esempio, comunicare in modo assertivo ciò che ci ha fatto arrabbiare, senza attaccare l’altra persona. Ci sentiremo subito padrone della situazione.

Canta, danza, dai una mano: funziona!

Rinunciare all’eccessiva impulsività (e smettere di partire a testa bassa) è un sistema per salvare noi stesse ma anche per migliorare la nostra reputazione. Per sfogare in qualche modo l’energia che comunque coviamo, cerchiamo di praticare qualche attività di gruppo che ci permetta di scatenarci, come la danza, il canto, la recitazione, lo sport.

  • Fare un’attività (anche amatoriale) insieme ad altre persone ci aiuterà ad imparare a confrontarci, a gioire di un bel risultato e a ridere di un flop.

Un sistema perfetto per ridimensionare la nostra rabbia, la frustrazione, la sensazione di esclusione dal mondo è quella di fare volontariato. Protezione Civile, Croce Rossa, associazioni di protezione ambientale e faunistica… non c’è che l’imbarazzo della scelta. Diventare volontaria, anche per poche ore al mese, cambierà radicalmente la nostra prospettiva sul mondo e sulla misura delle nostre emozioni.

Al mio via scatenate la serotonina!

Ridere è importantissimo, soprattutto per chi ha difficoltà di controllo sulle emozioni negative. La risata infatti ha un potere grandioso: aumenta la produzione di serotonina, l’ormone della felicità, ovvero un antidepressivo naturale che produciamo da sole. La risata, inoltre, funziona come un’efficace distrazione da ciò che provoca ansia e rabbia.

  • Quando viviamo un momento “pericoloso” in cui ci sentiamo vulnerabili (ci criticano, ci prendono in giro, ci sentiamo in imbarazzo o goffe) alleggeriamo la pressione con una battuta, facendo capire che siamo talmente tranquille da scherzarci per prime.

Sdrammatizzare è la chiave

Cerchiamo di trovare il lato buffo nelle persone, nelle situazioni e in noi stesse. Basta poco: qualcuno che mentre ci contesta si gratta il sedere, un genitore che ci fa la predica mentre il gatto di casa si fa le unghie sulla sua gamba, noi che inciampiamo sui nostri stessi passi come nella più classica delle gag comiche. Ridiamoci su (anche solo nella nostra mente) invece di scatenare un conflitto nucleare!

  • Sdrammatizzare non significa essere superficiali o insensibili, ma depotenziare la pesantezza di ciò che viviamo, per avere la lucidità per comprenderlo e affrontarlo meglio.

Quando serve un piccolo aiuto

Se gli scatti di collera, i momenti di ansia distruttiva, gli attacchi di sconforto non passano, facciamoci aiutare da una psicoterapeuta. Ci sono terapie non lunghissime che possono farci ritrovare l’equilibrio e la gioia di vivere, facendoci sentire più sollevate e con un’autostima più solida. E molto meno soggette ai contraccolpi delle emozioni incontrollate.