Lo conoscete il detto “La prima moglie è una martire e la seconda è una regina?”. Nel mio caso è stato proprio così. Io e lui ci siamo sposati giovanissimi, poi ho scoperto che aveva una storia con la sua segretaria che all’epoca aveva un paio d’anni in più dei nostri figli. Io, vent’anni con lui, vent’anni di sacrifici, vent’anni a crescere due figli, a occuparmi della casa, dei suoi genitori anziani. E poi mi sono ritrovata con un calcio nel sedere. Lei, l’altra, appena separati si è fatta mettere incinta e non ha più lavorato, ha fatto e fa la vita “da signora”. A 40 anni mi sono ritrovata a ricominciare, da sola. Mi sono rimboccata le maniche, ho trovato un lavoro e ho fatto studiare i miei figli. È stata dura ma ce l’ho fatta, e questo ve lo racconto perché spero che la mia storia possa essere d’aiuto a tutte quelle donne che oggi si trovano in difficoltà. Anche se lo ammetto, dopo tanti anni resta ancora un fondo di amarezza in me che mi impedisce di andare avanti come vorrei.
Vorrei dirti che non sono d’accordo con te, che questo detto popolare appartiene solo alle persone risentite, magari a quelle che non sono riuscite ad accettare che dopo la fine di una storia l’altro riesce ad andare avanti e rifarsi una vita. Ma ti mentirei perché conosco bene quei mille perché, destinati a non avere una risposta, che attanagliano la mente di una donna ferita, colpevole solo di aver amato troppo.
Vorrei dirti anche che non è così, che magari la tua è solo un’impressione. Che ti stai sbagliando e che presto lui tratterà lei esattamente come ha trattato te, o forse anche peggio. Ma la verità è che io non posso sapere cosa spinge una persona a dettare quelle che sono le nuove tacite regole di una relazione che sicuramente è diversa da quella precedente.
Non lo so io e non lo puoi sapere tu. Perché queste domande, per quanto lecite, trovano le loro risposte solo nella dimensione più intima e personale di ognuno di noi. Quello su cui mi concentrerei, però, è su chi sei tu oggi, dopo di lui e senza di lui. Perché a me sembra proprio di vedere una donna indipendente e coraggiosa che è andata avanti, per se stessa e per i suoi figli. Una donna che non ha avuto bisogno di elemosinare niente, di pensare a strategie o sotterfugi per ottenere qualcosa. Che si è rimboccata le maniche e che ha ottenuto il rispetto di se stessa. E questo non è poco.
Certo, tutto ciò che è stato e che è appartenuto al tuo matrimonio non si può cancellare. Non si possono dimenticare i sacrifici, né tanto meno l’amore che ti ha spinto a esserci per lui e per la sua famiglia. Ma non essere arrabbiata per quello che hai fatto, non si è trattato di favori elargiti senza ricevere nulla in cambio, ma di scelte ben precise e consapevoli dettate probabilmente dal tuo cuore, e a seguire quello non si sbaglia mai, o quasi.
Quello che posso dirti con certezza è che il passato è destinato a restare tale e che l’amarezza, probabilmente, rappresenta quella finestra spalancata su tutto ciò che hai perso, sui sogni infranti, sulle promesse non mantenute e su un cuore spezzato che fa fatica a dimenticare.
È lecito che questo sentimento di rammarico e tristezza, che vive in equilibrio labile tra malinconia e rimorsi, faccia capolino nella vita di chi ha sofferto, di chi ha amato ed è stato tradito. Ma tienilo fuori dal tuo presente, perché quando trova terreno fertile è capace di logorare da dentro.
Eppure, leggendoti, so che questo non è il tuo caso. Perché dalle tue parole mi sembra di vederti, di immaginare una donna che ha sofferto molto, ma che è pronta a rimettersi in gioco, e che probabilmente lo ha già fatto solo ed esclusivamente con le sue forze. Una donna che può guardarsi allo specchio e sentirsi orgogliosa di quello che è diventata. E questo, da solo, basta per cancellare tutta quell’amarezza che provi ancora oggi.