Sentirsi incomprese dalla famiglia d’origine. Allontanarsi o restare?

I conflitti familiari possono rendere la vita impossibile, ma alcune strategie ci aiutano a contenerli

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Donatella Ruggeri

Psicologa

Psicologa, fondatrice di “Settimana del Cervello”. È una nomade digitale: lavora da remoto e lo fa viaggiando.

Pubblicato: 30 Settembre 2024 13:28Aggiornato: 30 Settembre 2024 15:07

C’è un fenomeno che forse è sempre esistito, ma solo di recente se ne parla apertamente: in inglese si chiama family estrangement (tradotto: “estraniamento dalla famiglia”) e consiste nel tagliare i ponti con la famiglia d’origine una volta diventati adulti.

Decidere di allontanarsi dalla propria famiglia o da alcuni dei suoi membri è una delle esperienze più dolorose che si possa affrontare nella vita, eppure talvolta si tratta di una scelta necessaria per preservare il proprio benessere mentale ed emotivo.

Ma perché si arriva a questo punto? Quali sono le cause che spingono una persona a tagliare i rapporti con i propri familiari?

I conflitti che portano a una decisione così drastica non sono solo temporanei, ma rappresentano una rottura spesso irreversibile e che rende i membri coinvolti talmente distanti da diventare “estranei” nonostante il legame di sangue.

Questo fenomeno può derivare da profonde differenze nei valori, incomprensioni mai risolte o esperienze traumatiche come abusi o mancanza di cure adeguate.

Quando in famiglia regna l’incomprensione

La sensazione di essere incomprese dalla propria famiglia d’origine è spesso alla base dell’allontanamento. Allontanamento che, come vedremo, ha un grande impatto emotivo sia per chi si allontana che per chi viene lasciato indietro.

In particolare, ci si sente incomprese quando:

  • la famiglia non riesce a riconoscere i nostri bisogni emotivi;
  • i nostri sentimenti vengono minimizzati o ignorati (invalidazione emotiva). Frasi come “stai facendo una tragedia, non è niente” o “c’è chi sta peggio di te” invalidano le emozioni, facendo percepire alla persona che i suoi vissuti non siano degni di attenzione o supporto;
  • le aspettative e i valori dei membri della famiglia sono così distanti da non permettere un dialogo costruttivo. In particolare differenze culturali, morali o religiose possono creare conflitti insormontabili che rendono difficile trovare un terreno comune per il dialogo e la comprensione reciproca;
  • i ruoli familiari sono rigidi e non permettono flessibilità, quindi i membri della famiglia vengono incasellati in ruoli fissi (es. “figlia responsabile” o “la ribelle”). In questi casi può mancare l’opportunità di esprimersi liberamente e adattarsi con serenità ai cambiamenti della vita;
  • ci sono dinamiche di controllo o manipolazione che fanno sperimentare un senso di soffocamento;
  • il bisogno di autonomia e indipendenza non viene rispettato;
  • si verificano episodi di favoritismo o paragoni tra i membri della famiglia, che creano tensione e competizione, lasciando in alcuni membri un senso di ingiustizia e mancanza di riconoscimento.

Queste esperienze di incomprensione influenzano profondamente il nostro senso di appartenenza al nucleo familiare e la nostra identità. Se ti senti costantemente giudicata o non accettata dai tuoi familiari, la conseguenza può essere un senso di alienazione e distanza che ti conduce a cercare te stessa fuori dal contesto familiare.

Il processo di estraniazione è molto faticoso e carico di emozioni. Possono esserci pesanti sensi di colpa, sentimenti di vergogna e tanto, tanto dolore: emozioni negative che possono essere provate da tutte le parti coinvolte e che talvolta, se non elaborate o discusse, portano a fratture e rancori ancora maggiori. Tuttavia, molte persone che scelgono questa strada raccontano anche di un guadagnato senso di libertà e indipendenza.

I dati del fenomeno

Negli Stati Uniti, uno studio ha rilevato che il 27% degli adulti si è allontanato almeno una volta da un familiare, con una durata che varia da pochi mesi a oltre 30 anni.

Le rotture tra genitori e figli, specialmente con i padri, tendono ad essere le più lunghe, con una durata media di circa 7 anni.

Anche se non abbiamo dati specifici per l’Italia, è plausibile che il fenomeno sia altrettanto diffuso.

Sei la pecora nera?

Essere etichettate come la “pecora nera” in una famiglia significa essere viste come diverse, fuori posto.

La pecora nera è quella che rompe le regole e che non segue le tradizioni: la famiglia interpreta la diversità come ribellione e la “pecora nera” non riesce più ad essere sé stessa, ad esprimersi liberamente.

La “pecora nera”, quindi, finisce col sentirsi giudicata ed isolata per il semplice fatto di essere diversa, come se le sue scelte di vita o i suoi valori fossero sbagliati.

Al centro di questa dinamica spesso ci sono le aspettative familiari: i genitori basano le loro aspettative su valori personali o esperienze di vita che non sempre riflettono i desideri o le scelte delle figlie e questa dissonanza porta a una grande frustrazione e a un senso di rifiuto reciproco.

In uno scenario del genere, il dialogo costruttivo diventa sempre più difficile.

I membri della famiglia, col tempo, possono smettere inconsapevolmente di relazionarsi, limitandosi a scambi superficiali e formali.

E la “pecora nera” potrebbe infine sentire il bisogno di allontanarsi per trovare uno spazio in cui possa esprimere liberamente la propria identità senza sentirsi giudicata o limitata.

L’impatto psicologico dell’allontanamento familiare

In generale, la gestione delle emozioni legate al distacco è complessa e spesso ambivalente. Chi si allontana può provare contemporaneamente un senso di sollievo per essersi liberato da una relazione tossica e, allo stesso tempo, un profondo senso di fallimento per non essere riuscita a mantenere i rapporti con i propri familiari. 

Uno degli impatti principali riguarda l’autostima. Essere esclusi o decidere di tagliare i rapporti con la famiglia può far sentire la persona meno valida o non degna di ricevere amore. Questo può riflettersi anche sulla salute mentale, con un aumento di ansia, depressione e senso di isolamento.

Anche la solitudine è una delle conseguenze comuni dell’allontanamento familiare. Allontanandosi si perde quel sistema di supporto che, per quanto pieno di difetti, rappresentava una connessione sociale significativa.

Oltre alla solitudine, si può sperimentare anche un senso di lutto, ma si tratta di un lutto ambiguo. La famiglia è ancora viva: è il legame ad essere morto. Questo tipo di perdita può essere particolarmente dolorosa e difficile da elaborare.

Questo mix di emozioni contrastanti rende il processo ancora più faticoso da affrontare, poiché si oscilla tra il desiderio di pace e la paura di aver commesso un grave errore.

Come affrontare l’incomprensione in famiglia

Uno degli insegnamenti più dolorosi, ma anche più preziosi, è che non possiamo cambiare gli altri, e questo vale anche per i nostri genitori o familiari. Non possiamo modificare il loro modo di pensare o come si comportano. Possiamo accettare, perdonare, e persino comprendere, ma è altrettanto importante prenderci cura di noi stesse. Accettare, infatti, non significa subire.

Allena l’assertività

Uno dei primi accorgimenti da adottare è la comunicazione assertiva, che richiede un po’ di allenamento.

Consiste nell’esprimere i propri pensieri e sentimenti in modo chiaro, senza aggredire gli altri, ma anche senza rinunciare a far valere il proprio punto di vista.

Facciamo un esempio.

Se vuoi dire qualcosa come: “Tu hai sempre troppe aspettative su di me, non mi lasci mai fare le mie scelte. Dovresti smetterla di controllarmi e iniziare a rispettare quello che voglio io.”

Prova a riformulare in questo modo: “Capisco che tu abbia delle aspettative su di me, ma ho bisogno di prendere decisioni che sento più giuste per la mia vita. Mi piacerebbe che tu rispettassi il mio punto di vista.”

In questo modo, il messaggio è più chiaro, l’interlocutore non si sente accusato e non avrà bisogno di mettersi sulla difensiva. Tu avrai espresso un bisogno, che poi è anche un confine, e un desiderio che dà delle indicazioni all’altro su come comportarsi: rispetta il mio punto di vista.

Spoiler: non ci aspettiamo che funzioni alla prima; tuttavia, se adotti questa chiarezza e fermezza in modo sistematico, le cose potrebbero cambiare in meglio e anche piuttosto velocemente.

L’obiettivo è aprire un dialogo onesto e rispettoso, in cui entrambe le parti possano esprimersi senza sentirsi giudicate. Hai anche un’altra responsabilità, infatti: quella di ascoltare a tua volta, non giudicare e… non prendere le cose troppo sul personale. Questo significa riconoscere che ciò che l’altro dice riflette più pensieri, emozioni e percezioni sue, che una critica diretta a te.

Metti tu i tuoi paletti

I confini servono a proteggere il nostro benessere emotivo e a stabilire limiti chiari su cosa ci fa stare bene e cosa non ci piace.

In questo caso, prima di arrivare alla rottura, è possibile creare il nostro spazio sicuro, che può essere anche qualcosa di semplice.

Ad esempio:

  • stabilisci modi e tempi per le visite familiari, decidi quanto spesso e per quanto tempo desideri incontrare i familiari, per evitare di sentirti sopraffatta o invasa nel tuo tempo e nel tuo spazio;
  • definisci come preferisci comunicare, magari preferisci i messaggi alle telefonate improvvise, o potresti stabilire degli orari specifici per rispondere;
  • rispedisci al mittente i ruoli che ti ha appioppato, ma che tu non vuoi assumere: fai sapere che non ti senti a tuo agio nel dover, per esempio, risolvere i problemi familiari, fare da mediatrice o prenderti cura di alcuni aspetti familiari;
  • chiarisci quali argomenti non sono oggetto di conversazione: può essere il tuo aspetto fisico, il modo in cui educhi i tuoi figli o come gestisci le tue relazioni amorose. Non sei costretta a parlare di cose di cui non vuoi parlare, nemmeno con la tua famiglia.

Come vedi, dunque, i confini non sono una barriera, ma uno strumento per migliorare la qualità delle relazioni, facendo sì che ognuno abbia il proprio spazio emotivo e psicologico.

Spoiler: quando stabilisci dei nuovi confini in una relazione, specialmente se le persone sono abituate a comportarsi in un certo modo con te, potresti incontrare parecchie resistenze. Se sei sempre stata quella che accetta senza protestare o che mette da parte i propri bisogni, decidere “all’improvviso” che quel comportamento non va più bene potrebbe non essere accolto facilmente. Le persone potrebbero reagire estremizzando il loro comportamento abituale, magari cercando di ottenere ancora più spazio o controllo. Alcuni potrebbero sentirsi offesi, percependo la tua nuova presa di posizione come un rifiuto personale, mentre altri potrebbero cercare di farti sentire in colpa, sottolineando quanto tu sia cambiata o quanto il tuo comportamento li ferisca.

Se questa cosa dovesse accadere, ricorda a te stessa che i confini non sono un atto di egoismo o di separazione, ma servono a proteggerti e a migliorare la qualità delle tue relazioni.

Senza questi limiti, rischi di continuare a vivere quei rapporti in modo doloroso o disonesto, fingendo di fatto di accettare situazioni che invece ti fanno soffrire. I confini, quindi, non solo preservano il tuo benessere, ma migliorano anche la relazione stessa, perché permettono di essere autentici e di evitare che il rapporto diventi fonte di stress o disagio continuo.

Chiedi aiuto

Il supporto di una psicologa può essere utile per identificare i confini necessari e per imparare a comunicarli in modo efficace.

Attraverso la terapia, puoi esplorare con una persona esterna ed imparziale le dinamiche familiari e trovare soluzioni concrete per esprimere i tuoi bisogni e farli rispettare.

Questo lavoro aiuta a bilanciare il desiderio di mantenere i legami con la necessità di salvaguardare il tuo benessere e potrebbe proteggerti dalla necessità di un allontanamento.

Infine, anche quando l’allontanamento dalla famiglia dovesse essere necessario, è bene sapere che non deve per forza essere una chiusura definitiva.

Se ci sono i presupposti e la volontà, è possibile cercare un terreno comune, lavorare sul ristabilire i contatti quando ci si sente pronti e farlo in modo che rispetti il proprio benessere. Questo richiede certo molta pazienza, ma anche la consapevolezza che mediare e trovare compromessi può essere una via per ridurre le tensioni, senza per forza rinunciare del tutto a delle relazioni a cui teniamo.