Non è raro che i primi flirt dei figli siano una specie di shock per i genitori: rendersi conto che i propri bambini stanno crescendo e sviluppano un’affettività verso qualcuno esterno alla famiglia (con corollario di attrazione sessuale) può essere sconcertante, ma anche fonte di forti conflitti.
È da questo incontro-scontro generazionale che si sviluppano le basi dell‘evoluzione personale ma anche della capacità di costruire insieme l‘edificio dell’affetto e della stima reciproci tra figli “quasi adulti” e genitori “più che adulti”, anche se può sembrare che invece di edificare qualcosa ci si adoperi per sabotarsi a vicenda.
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Cercare un terreno comune
Ma se i partner dei figli, in generale, sono ben “sopportati” (e tenuti comunque in osservazione), può capitare che con alcuni ragazzi o ragazze non si riesca trovare un terreno d’incontro o una possibilità di comprensione. Loro non ci piacciono, per come parlano, per il look, per l’atteggiamento di noncuranza o di sfida, per la loro visione del mondo, per qualsiasi altro aspetto che non rientri in quello che ci si aspettava e si sperava per i propri figli.
Continuare a scontrarsi oppure a ignorarsi non fa bene a nessuno. Chi deve fare la prima mossa, neanche a dirlo, sono i genitori, è quella mamma Silvia che appare così in ansia per la scelta “sbagliata” del figlio.
Ricordarsi come si era
I giovani vivono questi momenti come un vortice di emozioni e sensazioni nuove, intense e sconvolgenti. L’innamoramento che si vive è totalizzante e trascinante: si perde la testa seguendo il cuore ma anche il desiderio. È una forza centrifuga che porta i teen lontani da genitori e amici. E colpisce tutti, anche chi si è dimenticato com’era quando aveva quell’età e si comportava in quel modo belligerante, tragi-comico, esagerato che è tipico dell’adolescenza e della giovinezza.
Tra sesto senso e unicità
È innegabile che i genitori abbiano un sesto senso che li assiste nel rapporto con i figli: intuiscono ciò che è bene per loro o che li mette in pericolo, “sentono” quando stanno male e quando invece sono a posto. Ma talvolta tendono a mettere in secondo piano l’unicità dei loro ragazzi, le loro inclinazioni e i loro reali desideri, che sono alla base delle loro scelte.
Se non ci sono motivi fondati per preoccuparsi, bisogna cercare di lasciar vivere i figli, compresa l’opzione di lasciarli sbagliare. D’altronde, anche se i nostri genitori ci avevano scongiurato di essere prudenti, chi ha imparato ad andare in bici o sugli sci senza fare delle cadute clamorose? Sono proprio quelle che ci hanno insegnato come non cadere più.
Lasciare la porta aperta
Per quanto possa sembrare che il rapporto con i figli sia difficile e incerto, resta il fatto che per loro i genitori restano sempre il porto sicuro dove tornare, il muro solido a cui appoggiarsi.
Bisogna fare in modo che per loro la porta resti sempre aperta: opporsi energicamente alla scelta del partner (“Non mi piace e non mi piacerà mai!”), formulare sentenze definitive (“So io cos’è giusto per te”) o preconizzare scenari catastrofici (“Continua a stare con quella, vedrai che fine farai!”), fare critiche taglienti (“Si veste male ed è maleducata!”) non porta da nessuna parte ma spinge un ragazzo (o ragazza) a chiudersi, a tacere e a mentire sulle proprie relazioni. Sgridarlo, giudicarlo o aggredirlo dimostra solo il bisogno di esercitare controllo in un momento in cui è proprio il controllo che il figlio rifiuta.
Per capirsi ci vuole tempo
Se la persona che un ragazzo o una ragazza ha scelto come partner non ha nulla di tutto quello che si sognava per lui/lei, la strada più saggia è dunque quella di tenere comunque aperta la comunicazione costruttiva e non autoritaria o inflessibile. La tipetta che frequenta il ragazzo è scostante e antipatica? Forse è solo timida. Si trucca troppo? Tutte le ragazze lo fanno. Parla poco e quello che dice è opinabile o, peggio, incomprensibile? C’è bisogno di tempo per connettere i rispettivi livelli di comunicazione.
Rispetto, disponibilità e comprensione sono i pilastri di una comunicazione corretta e serena tra generazioni diverse, a maggior ragione all’interno di un nucleo familiare in cui, si sa, i genitori talvolta sono lì proprio per riparare i pasticci dei figli!
Verso il dialogo, con attenzione
Se una madre non ha un buon presentimento sul partner del proprio ragazzo, più lo attaccherà o gli manifesterà le sue ansie e più lui si allontanerà. Dimostrare invece amore e sostegno è la via migliore per arrivare a un dialogo gentile e aperto, libero da giudizi e sentenze, ma ricco di empatia e disponibilità mentale e affettiva. Lasciar parlare il giovane senza interromperlo o sollecitarlo, ma anche esprimere con tatto e moderazione le proprie opinioni significa costruire la parte migliore della relazione con lui.
Attenzione all'”effetto pozzanghera”!
È chiaro che ogni famiglia è diversa e le dinamiche interne possono seguire percorsi molto complessi, ma resta il fatto che un figlio che cresce sta cercando di costruire la propria identità anche grazie alle esperienze sentimentali. E quindi andrebbe rispettato. Il rischio è quello dell’”effetto pozzanghera” con i bimbi piccoli: più si dice loro di non camminare nell’acqua fangosa, più si lanciano a zampettare felici nella pozza, sfidando il divieto. Dire “Quella ragazza non fa per te, devi lasciarla” equivale a spingere un ragazzo dritto nella “pozzanghera” che vorremmo evitasse.
Avere pazienza e empatia
Il consiglio più efficace è quello di cercare di non misurare i sentimenti di un ragazzo con il metro delle nostre convinzioni personali, ma con quello del buon senso e del compromesso. Se quella tipa (o quel tipo) dimostrerà di non essere la persona giusta, un giovane se ne accorgerà da solo e poi magari dirà “Mamma, avevi ragione tu”.
Pazienza e empatia sono indispensabili nei passaggi più ardui della crescita di una persona, come sono appunto quelli delle giovani relazioni affettive che comportano anche le prime esperienze sessuali. Dare al proprio figlio la certezza che i genitori sono lì per lui/lei, qualunque cosa accada, è una delle migliori testimonianze di amore.
Qui intervenire è d’obbligo
I genitori devono intervenire tempestivamente se…
- Se una figlia non mangia più perché al suo ragazzo piacciono i corpi “molto magri”
- Se lei subisce violenza fisica e verbale o restrizioni e controlli in nome della “gelosia”
- Se il suo ragazzo la costringe o la convince a giochi erotici che riprende con lo smartphone per condividerli online, anche minacciandola
- Se il figlio viene convinto dalla fidanzata a aumentare il budget settimanale vendendo qualche sostanza agli amici
In simili circostanze le reazioni devono essere equilibrate ma decise e il più possibile rassicuranti. Bisogna mostrare (e offrire) affetto e protezione, ma anche riflettere sul fatto che se un figlio ha permesso che qualcuno gli facesse del male, malgrado tutto quello che gli è stato trasmesso e insegnato, significa che ha bisogno di un aiuto che forse travalica la famiglia ma richiede il supporto di uno psicoterapeuta.