Diventare soldatesse per difendere il Paese e i figli

Così, con orgoglio, coraggio e fierezza, le donne ucraine sono scese sul campo per combattere per le loro famiglie, per la loro terra, per un Paese migliore

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

“Prima le donne e i bambini” è un frase che probabilmente tutti conosciamo e che fa riferimento al protocollo Birkenhead, una diffusa norma sociale e storica secondo la quale donne e bambini devono essere salvati per primi in casi di pericolo di vita. Devono essere loro ad abbandonare la nave prima che questa affondi.

In tempi come questi viene da chiedersi chi salverà le donne e i bambini in Ucraina. Secondo una stima dell’Onu sono tante, anzi tantissime, le donne e le ragazze che hanno bisogno di aiuto adesso, almeno un milione di loro. Le vittime, da quando il clima di insicurezza si è innescato nel territorio, sono state già centinaia.

Ma mentre i telefoni dei presidenti e dei capi del governo del mondo continuano a squillare tra sanzioni e richieste di accordi per la pace, le donne non abbandonano il Paese, non ci provano neanche perché sentono forte la responsabilità di doverlo proteggere a ogni costo.

Soldatesse ucraine: Marta Yuzkiv e le altre

Così le donne ucraine hanno imbracciato i fucili e sono scese per le strade del loro Paese per proteggerle dagli invasori russi. Si sono unite all’esercito e continuano a farlo innalzando sorprendentemente le quote rosa all’interno dell’esercito. Non sono delle sprovvedute però, ma delle donne che sanno bene cosa fare, che si sono arruolate consapevolmente per proteggere le loro case, per garantire ai loro figli un luogo migliore dove vivere.

La storia di Marta Yuzkiv raccontata dal Telegraph è solo una delle tante che riguarda tutte quelle donne che con fucile in mano sono scese in strada a proteggere le case e gli edifici.

Marta è mamma di tre ragazzi e proprietaria orgogliosa di dieci gatti. Da ricercatrice clinica è diventata soldatessa di questa guerra folle e inspiegabile. Aveva già scelto di esserlo quando quelle della Russia nei confronti dell’Ucraina erano solo minacce. Ogni fine settimana si recava in un centro di addestramento vicino Kiev per diventare più forte, per imparare le strategie difensive militari. E ora che l’invasione è iniziata le ha messe in pratica.

Insieme a lei tante, tantissime le donne, che hanno fatto la medesima scelta, che combattono al fianco degli uomini, dei loro figli e dei loro compagni.

Le donne che combattono per il loro Paese

Quelle quote rosa sono una risorsa preziosa per il Paese, perché il loro ruolo non è solo quello di sostenere o supportare gli uomini in guerra, ma di fare parte di quella guerra per proteggere una società che appartiene anche e soprattutto a loro. In Ucraina, infatti, la percentuale di donne residenti nel Paese è maggiore rispetto alla controparte maschile.

Sono le stesse donne colpite dal gender gap, dalle discriminazioni sul lavoro e sulla retribuzione. Non è loro il diritto, almeno nei fatti, di partecipare alla vita politica e imprenditoriale della Nazione. Eppure loro ci sono e fanno rumore. Eppure sono loro, oggi, a tenere in mano i fucili e a combattere anche per rivendicare il ruolo in quello che immaginano possa diventare un Paese migliore, per i loro figli e per loro stesse.

Così, con orgoglio, coraggio e fierezza, le donne ucraine sono scese sul campo per combattere per le loro famiglie, per la loro terra, per un Paese migliore.