Marito accusato di maltrattamenti assolto: il racconto della moglie Sabrina a Le Iene

Il controverso caso di Brescia, dove un uomo è stato assolto nonostante le accuse di maltrattamenti sulla moglie. La vittima è stata intervistata da "Le Iene"

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Il tribunale di Brescia ha scagionato un uomo di origini bengalesi dall’accusa di maltrattamenti sulla moglie, anch’essa di origine bengalese ma cittadina italiana. Alla decisione, presa con la formula “perché il fatto non sussiste”, segue una richiesta iniziale del PM Antonio Bassolino, che ha portato il caso sotto i riflettori nazionali e, ora, all’attenzione del programma televisivo Le Iene.

Brescia: maltratta la moglie ma poi viene assolto

Il caso ha avuto inizio nel 2019, quando Sabrina, una donna di 27 anni di origini bengalesi e cittadina italiana, madre di due figlie e costretta a un matrimonio combinato con un cugino in patria, ha denunciato l’ex marito per maltrattamenti fisici e psicologici.

La Procura, inizialmente, aveva chiesto l’archiviazione del procedimento, ma il gip ha ordinato l’imputazione coatta per l’uomo, nato e cresciuto in Bangladesh.

In principio, il PM Bassolino aveva chiesto l’assoluzione adducendo che i presunti maltrattamenti erano “il frutto dell’impianto culturale” dell’uomo e non di una volontà consapevole di annichilire e svilire la coniuge.

Il PM deposita una nuova memoria

Il caso giudiziario di Brescia ha subito una svolta significativa quando il pubblico ministero (pm) Antonio Bassolino ha riformulato la sua richiesta di assoluzione per l’uomo di origini bengalesi accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie.

Ecco quindi che inizialmente, il pm aveva avanzato una motivazione controversa per l’assoluzione, sostenendo che il comportamento dell’imputato non costituiva reato a causa della mancanza dell’elemento soggettivo, ossia l’intenzione specifica di annichilire e svilire la coniuge.

La mancanza cioè di volontà da parte dell’uomo di “annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine”.

La tesi originale del pm si fondava quindi sull’idea che la disparità di trattamento tra uomo e donna, manifestata nei presunti maltrattamenti, derivasse da un’impostazione culturale radicata nell’uomo, piuttosto che da una volontà consapevole di dominio e sopraffazione.

Secondo questa interpretazione, la parte offesa avrebbe originariamente accettato questa disparità come parte della sua cultura condivisa.

Tuttavia, in un’udienza successiva, il pm ha presentato una nuova interpretazione dei fatti, allontanandosi dalla questione culturale.

Ha depositato una memoria in cui ha riformulato la richiesta di assoluzione, questa volta basandola sulla mancanza di “abitualità” nei comportamenti dell’uomo.

“Il pm esaminati gli atti rivaluta la precedente richiesta e la riformula chiedendo l’assoluzione perché il fatto non sussiste perché il reato di maltrattamenti contestato difetta del requisito dell’abitualità”.

In altre parole, il pm ha sostituito l’argomento della mancanza dell’elemento soggettivo con la considerazione che il reato di maltrattamenti contestato non soddisfaceva il criterio dell’abitualità, essenziale per configurare il reato nel contesto legale italiano.

Le parole della moglie a Le Iene

Il caso ora passa nelle mani de Le Iene, il noto programma televisivo di Italia 1, che in una delle sue prossime puntate, condotte da Veronica Gentili e Max Angioni, affronterà la storia di Sabrina.

Roberta Rei, una delle giornaliste del programma, racconterà la vicenda, dando voce a Sabrina che, con grande coraggio, ha deciso di denunciare il marito.

La decisione del giudice di Brescia di chiedere l’assoluzione dell’uomo, basata inizialmente sulla considerazione del contesto culturale, ha scatenato un ampio dibattito. Sabrina, commentando la vicenda, ha sottolineato: “Non si tratta di cultura, ma di educazione. Se una persona viene educata in una certa maniera, quando diventa grande rimane con quella educazione”.

Il caso di Sabrina, iniziato nel 2019, è emblematico per diversi aspetti, toccando temi delicati come i maltrattamenti familiari, le differenze culturali e la giustizia penale.

Sabrina, una donna di 27 anni di origini bengalesi ma cittadina italiana, madre di due figlie, era stata costretta a un matrimonio combinato con un cugino in Bangladesh. Successivamente, ha denunciato il marito, ormai diventato ex, per maltrattamenti fisici e psicologici.

L’avv. Valentina Guerrisi: “Inaccettabili, inammissibili”

Nel processo giudiziario che ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media, i racconti della presunta vittima hanno giocato un ruolo cruciale. La sua testimonianza ha rivelato la presenza di tre episodi di violenza nel corso di sei anni di convivenza con l’ex marito, un elemento che ha influenzato significativamente il corso del processo.

L’indignazione per le affermazioni iniziali del pubblico ministero (pm) Antonio Bassolino è stata espressa in maniera eloquente da Valentina Guerrisi, l’avvocata di parte civile.

Le sue parole hanno risonato con forza fuori dall’aula di tribunale, definendo le affermazioni del pm come “inaccettabili, inammissibili e lesive dei diritti fondamentali delle persone, oltre che della Costituzione”.

L’avvocata Guerrisi ha sottolineato la gravità della situazione, evidenziando come episodi come questo possano disincentivare le donne a denunciare casi di violenza, perdendo fiducia nella giustizia.

Durante la discussione in aula, la presunta vittima è apparsa visibilmente commossa e in lacrime. La sua avvocata ha enfatizzato che la sua assistita ha subito non solo violenze fisiche e psicologiche, ma anche umiliazioni e privazioni della libertà.

La testimonianza ha rivelato dettagli sconcertanti, tra cui il fatto che la donna fosse stata “venduta” dalla sua famiglia per cinquemila euro al cugino, con cui è stata costretta a sposarsi a soli 17 anni nel suo paese d’origine.