Durante la transizione da donna a uomo scopre di essere incinta

Ogni storia merita rispetto, attenzione e delicatezza, esattamente come quella di Marco. Perché le battaglie che gli altri stanno affrontando possono essere dolorose e impensabili

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Tre giorni fa siamo venuti a conoscenza della storia di Marco, un nome scelto da Repubblica, che per primo ha raccontato la sua vicenda, per tutelare l’identità del giovane romano che si è ritrovato, involontariamente, protagonista di questo caso raro e sicuramente unico in Italia.

Questo ha poca importanza per me e forse per molti. Del resto un nome non farebbe la differenza. Quello che davvero può cambiare, e spero che lo faccia, è il modo in cui il dolore, le emozioni e la storia di questo uomo vengano rispettate da tutti e vengano trattate con estrema delicatezza.

Forse non era quello che voleva, diventare il caso mediatico del momento intendo. Eppure è successo, e anche se non è una magra consolazione, forse la sua storia – come ha scritto Josephine Yole Signorelli sempre su Repubblica – “servirà a tutelare di più e concretamente le persone transgender” affinché non esistano più “esseri umani di serie B”.

La storia di Marco che ha scoperto di aspettare un bambino durante la transizione da donna a uomo

La storia di Marco forse l’avete già sentita o letta da qualche parte. Lui è nato donna, ma quel corpo da donna non gli è mai appartenuto. Ha intrapreso così un percorso di transizione, ma non l’ha fatto per capriccio. La sua, come quella di molte altre persone, è stata una decisione doverosa per mettere fine a tutto il malessere che nutre chi non si riconosce nel sesso assegnato alla nascita. Un disagio inimmaginabile per chi quella pelle non l’ha indossata, ma che attraverso un percorso, quello della transizione, può essere mitigato o annullato.

Così Marco ha iniziato il suo, fisicamente e psicologicamente. Non è stato facile, non lo è mai in questi casi. Però ci era riuscito, al punto tale che il Tribunale aveva anche già autorizzato il cambio del nome e del sesso sui documenti d’identità. Marco poteva essere riconosciuto, finalmente, per chi era sempre stato: un uomo.

A un passo dalla conclusione dell’iter medico-chirurgico, che lo avrebbe portato ad affrontare un’isterectomia per asportare l’utero, Marco ha scoperto di aspettare un bambino, e di essere già al quinto mese. Un caso estremamente raro, il suo, che trova delle similitudini con storie oltre confine e che confermano che sì, questo è possibile.

“Un caso che richiede delicatezza”

Come si fa, dunque, oggi a parlare di Marco? A immaginare quello che prova, quello che sente, quello che dovrà affrontare e l’impatto psicologico che tutta questa situazione avrà su di lui? L’aborto, al momento, non sembra contemplato perché questo è possibile, dopo i 90 giorni, solo nei casi in cui è previsto un pericolo di vita o una malformazione al feto.

L’unica cosa che mi sento di fare, adesso, è di prendere in prestito le parole di Andrea Lenzi, professore di endocrinologia alla Sapienza di Roma. “Un caso ultra-raro, da sfiorare l’incredibile. Di una complessità psicologica e di sofferenza che mette i brividi”- ha dichiarato il docente all’Adnkronos – “In questa epoca di social network, in cui le parole vengono spesso usate senza pensare al peso che possono avere nella storia di una persona, il mio invito, in particolare in questo caso, è alla massima delicatezza nei confronti di una persona che sta vivendo un dramma indicibile”.

Un dramma indicibile che si somma al grande disagio della disforia di genere e a tutta la complessità di un percorso di transizione che ancora oggi, tra la confusione generale, non è compreso da molti.

“Il caso di Marco fa scoprire quanto le strutture, come la società stessa, siano impreparate alle vite transgender, non previste” – ha scritto Josephine Yole Signorelli (alias Fumetti Brutti) su Repubblica commentando la vicenda, perché è su questo che ci si dovrebbe concentrare adesso, non sulla sua vita privata, ma su una società che evidentemente non è ancora pronta a gestire “le diversità” – “Mando tutto il sostegno e supporto possibile a Marco per quello che si troverà a vivere e ad affrontare, dicendogli che non è solo e che esistiamo e brilliamo insieme. Come stelle nella notte”