Sotto il cielo rovente di luglio, Parigi si trasforma ancora una volta nella capitale indiscussa dell’incanto sartoriale. Dal 7 al 10 luglio 2025 va in scena la Paris Haute Couture Week, appuntamento sublime riservato a 27 maison tra storiche protagoniste e talenti emergenti. Quattro giorni di pura meraviglia, dove ogni défilé diventa rito, ogni abito un’opera, ogni gesto un’ode alla bellezza più estrema. Ma quest’edizione, oltre alle consuete promesse di magia, porta con sé anche grandi assenze e debutti carichi di aspettative. E un’agenda tutta da segnare in rosso.
Paris Haute Couture Week 2025: Schiaparelli, Chanel e Balenciaga
Ad aprire il calendario lunedì 7 luglio ci pensa Schiaparelli, alle 10:00 del mattino, con il suo immancabile surrealismo rivisitato da Daniel Roseberry, che si preannuncia ancora una volta sontuoso e teatrale, tra corpetti scultura e ricami fiabeschi.
A seguire, Iris van Herpen alle 12:00: un ritorno attesissimo dopo la pausa creativa, con le sue architetture liquide e ipnotiche, che sembrano fluttuare tra luce e materia, spesso modellate sui corpi eterei delle sue muse, tra cui potrebbe tornare Maggie Maurer, già icona di una delle sue precedenti collezioni.
Nel pomeriggio, spazio alle visioni romantiche di Georges Hobeika (13:00), alla couture panafricana e intensa di Imane Ayissi (14:30), alla raffinatezza di Julie de Libran (17:30), e al gran finale teatrale di Giambattista Valli (19:30), che promette nuove esplosioni di tulle e drappeggi monumentali. Una giornata che è un crescendo di emozioni visive.
Il giorno successivo, martedì 8 luglio, si entra nel vivo con Chanel che, alle 10:00 e poi alle 12:00, propone una doppia sfilata affidata ancora al suo studio creativo. Un’ultima passerella collettiva prima del debutto ufficiale del nuovo direttore artistico Matthieu Blazy, attesissimo nei prossimi mesi.
Chiuderà la giornata Giorgio Armani Privé (18:30 e 19:30), con due show consecutivi in perfetto equilibrio tra rigore e sensualità — uno degli appuntamenti più amati per l’eleganza senza tempo delle sue silhouette lunari.
Ma l’attenzione mediatica più forte è puntata su mercoledì 9 luglio, quando a mezzogiorno Demna presenterà la sua ultima collezione per Balenciaga, prima di prendere le redini di Gucci. L’addio di uno dei designer più discussi degli ultimi anni promette uno show tagliente, asciutto e altamente concettuale.
Subito dopo, a chiudere la giornata, il debutto di Glenn Martens da Maison Margiela alle 19:30: il primo defilé couture dopo l’era Galliano, già ribattezzato il nuovo “atto I” del teatro di Margiela. “Glenn è un couturier, non solo un designer” ha detto Renzo Rosso. E in questa frase c’è tutto il peso simbolico del passaggio di testimone.
I grandi assenti: Dior, Valentino e Jean Paul Gaultier
Ma ogni magia ha anche il suo lato d’ombra. E quest’anno, l’ombra è data soprattutto dalle grandi assenze. Dior, per esempio, non sfilerà. Dopo il saluto silenzioso di Maria Grazia Chiuri, la cui ultima collezione è stata presentata a sorpresa in forma mista insieme alla Cruise 2026, la maison resta fuori dal calendario ufficiale, in attesa dell’arrivo del nuovo direttore creativo Jonathan Anderson, già confermato anche per il menswear. Il suo debutto couture è previsto per gennaio 2026.
Stessa sorte per Valentino, sotto la guida visionaria di Alessandro Michele, che ha deciso di concentrare la couture in un’unica sfilata annuale, quella di gennaio, dichiarando che “la haute couture è un’arte fuori dal tempo e dalle stagioni”. Un’assenza che pesa, ma che è coerente con la nuova direzione creativa della maison.
E niente show nemmeno per Jean Paul Gaultier, che negli ultimi anni aveva sorpreso affidando la couture a designer ospiti: niente collezione, dunque, almeno fino alla prima ufficiale di Duran Lantink, recentemente nominato direttore creativo permanente.
Tutti i debutti e i ritorni da segnare
Tra i ritorni più poetici, da non perdere il défilé di Maison Margiela sotto Martens, come già detto, ma anche quello di Robert Wun (9 luglio, ore 10:00), che continua a incantare con i suoi drappeggi tecnici e le atmosfere da fantasy gotico. Spazio anche alle nuove visioni di Rami Al Ali, Aelis, Ardazaei e Peet Dullaert, che chiudono il giovedì con una couture più intima e concettuale. A proposito di nuova onda: si segnala il debutto non ufficiale di Michael Rider per Celine, previsto il 6 luglio come ouverture fuori calendario.
Assenti dal ready-to-wear ma ancora indecisi sulla couture sono invece nomi come Alaïa, che con Pieter Mulier ha alternato show tra Parigi e New York. Tutto tace sul loro fronte, ma i rumors restano vivi.
Haute Couture Week e Fashion Week: che differenza c’è?
Chiariamo un punto importante per chi si avvicina ora a questo mondo: la Paris Haute Couture Week non è la stessa cosa della Paris Fashion Week. La prima è una rassegna dedicata esclusivamente agli abiti Haute Couture, realizzati su misura, con lavorazioni manuali estreme, e riservata a pochissime maison selezionate ufficialmente dalla Chambre Syndicale de la Haute Couture. Qui ogni look può richiedere centinaia di ore di lavoro: pizzi ricamati a mano, piume applicate una a una, corsetti architettonici. È il regno delle meraviglie.
La Fashion Week, invece, propone le collezioni prêt-à-porter (ready-to-wear), rivolte a un pubblico più ampio, anche commerciale. Si tiene più volte all’anno e coinvolge un numero molto maggiore di brand, inclusi giovani emergenti e marchi high-street. Entrambe fanno sognare, ma con due linguaggi completamente diversi.