Cosa fare del tuo anello nuziale quando il matrimonio finisce

Se un matrimonio finisce, cosa fare della fede nuziale? Ecco qualche consiglio

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Rita Paola Maietta

Giornalista pubblicista

Giornalista e blogger dal 2010, le piace scrivere di moda, design, casa, matrimonio e lifestyle mentre si destreggia nella vita da mamma.

Scambiarsi le fedi è un atto simbolico ed estremamente romantico. Un momento che, la maggior parte delle coppie che si ama, attende con trepidazione. Il suo significato semantico è unione eterna ed è quello che si spera.

Non tutte le favole, però, hanno tutte un lieto fine: anche i matrimoni ricchi d’amore possono volgere al termine, persino in modo inaspettato. Il dolore e, a volte, anche il rancore con cui bisogna fare i conti potrebbero essere insormontabili, come pure le pratiche da sbrigare che un divorzio comporta.

Quando un matrimonio finisce, molte coppie non sanno cosa fare con il simbolo del loro matrimonio: la fede nuziale. Si tratta, certamente, di un gioiello di valore, sia esso economico ma soprattutto morale: è il un’unione ormai finita, di un’amore che c’è stato e ora non c’è più. Cosa fare con l’anello? Da un’indagine condotta qualche anno fa, su 400 donne separate o divorziate, scelte a campione, molte hanno dichiarato di indossare ancora l’anello. Il motivo è lo status symbol che la fede incarna ma anche la voglia di non ammettere di aver fallito sul piano sentimentale.

Qualcuno decide di conservarlo, magari in un cassetto che non si apre mai, qualcun altro di venderlo per minimizzare gli sprechi. Se la fine della relazione è cessata in malo modo alcuni potrebbero scegliere, addirittura, di compiere un gesto estremo come quello, ad esempio, di gettar via l’anello, che sia nella spazzatura o persino in un corso d’acqua oppure, contro l’ex marito/moglie. Del resto, non c’è una regola fissa: ognuno può scegliere di fare ciò che vuole, oppure no? Di seguito analizzeremo nel dettaglio cosa fare con la propria fede nuziale, dopo una separazione.

Vendere la fede dopo la separazione

Secondo alcune credenze popolari, l’unico modo di sbarazzarsi per sempre dei gioielli che con se portano un grande significato simbolico è quello di venderli e/o farli fondere. Il ricavato che se ne otterrebbe, però, dovrebbe essere dato in beneficenza.

Per i cristiani la fede è l’oggetto su cui si è fatto il fatidico giuramento: finché morte non ci separi che, con il divorzio, viene naturalmente meno. In questo caso, si potrebbe vendere e donare il ricavato ai bisognosi della chiesa in cui ci si è sposati.

Qualcuno potrebbe pensare di tramandare il gioiello alle generazioni future, soprattutto se si hanno dei figli. In realtà, stando ad alcune credenze e all’esoterismo, ciò potrebbe costituire un errore poiché si crede che i metalli come oro e platino possano assorbire le energie negative delle persone, soprattutto se la separazione è avvenuta in modo traumatico ma anche se il divorzio è avvenuto di comune accordo. Che si voglia o no quel gioiello rappresenterà sempre quella persona. Vendere, dunque, sembrerebbe un’ottima idea anche perché, psicologicamente parlando, si lascia spazio al nuovo. Il denaro potrà essere destinato a qualcosa di bello.

Trasformare fede nuziale in anello o in un gioiello

Anche il solo fatto di sapere di aver conservato in casa propria la fede nuziale dopo una separazione, in alcune persone può essere motivo di ansia. Eppure, a quel gioiello erano davvero tanto legati. La soluzione c’è: trasformarla. Se la fede verrà portata da un maestro gioielliere si  potrebbe chiedergli di fonderla per creare un altro gioiello oppure trasformarla in un anello più prezioso, magari con gemme incastonate. Anche se il metallo rimarrà lo stesso, il gioiello potrebbe non portare con se tutta la negatività che magari potrebbe rappresentare restando in forma di fede nuziale.

Conservare la fede

Si potrebbe anche decidere di conservare la fede. Come abbiamo detto poco più sopra, alcuni potrebbero continuare ad indossarla perché rappresenta uno status sociale ma anche perché non si vuole ammettere in società e, in fondo, nemmeno a se stessi, che sul piano relazionale si ha avuto un fallimento. In alcune donne la fede potrebbe anche rappresentare un modo per allontanare attenzioni indesiderate da parte dei soggetti di sesso opposto.

Qualcun altro potrà decidere di conservare la fede in un angolo remoto della propria casa. Del resto potrebbe essere il ricordo di sentimenti provati ed esperienze vissute che anche se al momento ricordarle potrebbero provocare dolore, sono state comunque parte della vita. Inoltre, si dice che le fedi non debbano mai essere ne gettate ne regalate.

Fare un funerale all’anello

Si tratta di una pratica molto diffusa all’Estero e prevede che la fede venga sotterrata, in una piccola bara nel corso di una piccola cerimonia funebre. Una vera e propria festa in cui ci si veste in modo elegante e si invitano i propri amici a condividere la gioia dell’inizio di una nuova vita. Lo scopo della festa sarà quello di seppellire il passato e andare avanti con il futuro, prendendone il controllo.

Buttare via la fede dopo la separazione

Se la separazione è stata traumatica e il sol pensiero dell’altro suscita pensieri negativi, allora il primo pensiero che potrebbe balenare in mente è quello di buttare via l’anello simbolo di quella unione. Certo, è un approccio esagerato, quasi drammatico ma estremamente liberatorio.

C’è chi sceglie di affidare il gioiello alla spazzatura, chi al gabinetto, altri ancora fuori dal balcone. Qualcuno, invece, preferisce mettersi in auto, guidare per chilometri e gettare via l’anello dal finestrino.

Fede nuziale dopo la separazione: cosa dice la legge

La tradizione dello scambio degli anelli tra due innamorati affonda le sue origini nell’antico Egitto. In passato, la fede era rappresentata da un gioiello cimelio di famiglia, tramandato da padre in figlio. In questo caso, la scelta giusta in caso di separazione, sarebbe quello di restituire il gioiello.

Non sempre si giunge ad una separazione consensuale e l’ormai ex coniuge potrebbe decidere di farla pagare alla ex in qualsiasi modo. Tra le pretese più comuni c’è quella della restituzione dei gioielli di valore. Tra questi potrebbero rientrare le fedi nel caso in cui, appunto, siano gioielli acquistati dal partner o eredità della sua famiglia.

I gioielli che appartenevano ai propri avi hanno un valore affettivo importante. Ecco perché sarebbe buona norma restituirli anche se la legge non si esprime a riguardo. Se si portasse la questione davanti ad un giudice, questi potrebbe obbligarne la restituzione.

L’ordinamento italiano prevede che, i regali scambiati nell’ambito di una relazione amorosa hanno libertà d’uso e, di conseguenza, non dovrebbero essere restituite. Quando una coppia si separa, però, potrebbe considerarsi possibile la restituzione di quei regali il cui valore è cospicuo.

Per chiedere che i gioielli vengano restituiti, è necessario verificarne il valore. Ciò serve a comprendere se c’è corrispondenza tra la condizione economica di chi lo ha donato e l’occasione del regalo. Nel frattempo, andrebbero valutati anche i rapporti tra gli ex e la loro posizione sociale.

A regolamentare una questione del genere tra ex coniugi, ci ha pensato circa 20 anni fa la Corte di Cassazione. Quella volta venne deciso che i preziosi non dovessero essere restituiti. Ad essere posto sotto la lente fu il caso di un avvocato milanese che, dopo la rottura, avrebbe voluto che la ormai ex moglie gli restituisse una parure di zaffiri ed oro. Stando a quanto sosteneva l’avvocato, il codice civile non era stato correttamente applicato dai giudici. Questi ultimi, non solo non avevano accolto la sua domanda ma avevano definito la parure come un monile femminile che l’ex moglie avrebbe potuto usare liberamente dato che rimaneva la legittima proprietaria.

Tuttavia, 13 anni dopo, il 19 settembre del 2016, la Corte di Cassazione si pronunciò in modo diverso, nell’esaminare un caso relativo ad una coppia che era stata insieme per 10 anni. Il partner, nel corso della relazione, aveva fatto regali molto costosi alla ex compagna. In quel caso, la Corte esordì dicendo che i gioielli rappresentavano una donazione d’uso poiché avvenivano in occasioni in cui si è soliti fare regali. La restituzione potrebbe, però, essere fondata se si valuta il valore economico che va oltre le occasioni in cui è stato regalato. E potrebbe essere il caso di una fede nuziale acquistata dal partner particolarmente costosa, ad esempio.

In linea di massima, comunque, si può fare affidamento all’articolo 80 del codice civile il quale declama che, soltanto se si dovesse rinunciare alla promessa di matrimonio (o a causa della morte di uno dei due), l’ex ha diritto in dodici mesi al massimo, a chiedere che i doni nuziali vengano restituiti. Se la coppia si è separata a causa del divorzio, non c’è alcuna regolamentazione da parte del codice civile circa la restituzione dei gioielli.