Come spiegare la morte a un bambino e come elaborare un lutto

La consapevolezza di cosa sia la morte muta nel corso degli anni e, per i nostri bimbi, per molto tempo, non rappresenta un fatto concreto, reale. Ecco cosa fare quando accade davvero.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Purtroppo, può accadere che i nostri figli debbano fare i conti con un lutto e spiegare ai bambini cosa sia la morte e come elaborarla è un compito che ci mette a dura prova.

In questo articolo cercheremo di essere di supporto a chi sta vivendo una situazione molto delicata, come una grave malattia di una persona cara, una perdita improvvisa, mettendo insieme i principi generali offerti attualmente dal panorama degli esperti.

Il nostro consiglio è di rivolgersi ad essi, qualora il peso diventasse troppo grande, e non riuscissimo ad aiutare i nostri figli altrimenti.

Il concetto della morte nei bambini

Prima di addentrarci nel merito di come spiegare la morte ai bambini, vanno fatte alcune premesse. L’infanzia è scandita da diversi momenti di passaggio e, attraverso la crescita, anche la consapevolezza della morte muta piuttosto velocemente. Per cui vanno fatti molti distinguo in base all’età dei piccoli.

Secondo la letteratura scientifica i bambini entrano in relazione con il concetto di morte molto presto. Ciò avviene senza che vengano coinvolti amici o parenti. Basti pensare alle favole più classiche, a molti cartoni animati ma, ancora prima, al mondo che li circonda. Nel bambino si forma l’idea che qualcosa o qualcuno possa “sparire”. Insetti, animali, fiori anche guardando la natura, in loro cominciano a nascere domande sulla morte.

Pensare di proteggerli da tutto questo o non dargli alcuna spiegazione, non solo non avrà l’effetto di salvaguardagli dal dolore ma, soprattutto, non li aiuterà a capire cosa accade, lasciando loro un’interpretazione che facilmente potrebbe essere lontana dalla realtà.

Dicevamo che la comprensione della morte varia molto anche in base all’età del bambino coinvolto. Gli esperti fanno perciò questi distinguo: ciò che avviene sino ai tre anni, fino ai sei, sino agli otto e poi in adolescenza.

Prima dei tre anni i bambini possono fare un’esperienza diretta con la morte di una persona cara, ad esempio, ma in loro non vi è una vera consapevolezza di ciò che è accaduto.

Sino ai sei anni, la morte è concepita come la separazione con chi si ama, e si comincia a capire che ella/egli potrebbe non tornare.

Intorno agli otto anni, la morte diventa qualcosa di reale, di possibile, perciò c’è molta curiosità sul tema e cominciano le prime riflessioni. Non è raro che, anche senza essere coinvolti da un evento funesto, i bambini ci pongano molte domande, anche paura in quanto cominciano ad averne paura.

Con l’adolescenza il concetto di morte è chiaro ma anche per affascinante per alcuni, in quanto non si pensa che sia qualcosa che possa accadere a loro.

Come spiegare la morte ai bambini

L’unanimità degli esperti sostiene che ai bambini non vanno nascoste emozioni negative, emozioni complicate da gestire. Non si deve nascondere o negare la morte, trasformarla in qualcosa che non abbia un carattere eterno, immutabile. Creare confusione o dare false speranze metterà tutti in maggiori difficoltà.

Se la morte non è un evento tragico che ci abbia visto ancora coinvolti in modo diretto, i bambini potrebbero fare domande generiche e potrebbe essere più facile per noi genitori, sgravati dal dolore, dar loro spiegazioni.

Se egli/ella ci dovesse cogliere impreparati a domande sulla morte, un po’ come accade quando i figli ci chiedono come nascono i bambini, quello che possiamo fare è rimandare ma poi affrontare davvero il tema.

Ad esempio, se la domanda ce la pongono la sera, a letto, si può cogliere l’occasione per dire che se ne parlerà domani mattina, considerato che bisogna dormire. Dunque, va bene rimandare per trovare le parole giuste ma poi va rispettata la promessa. Altrimenti il bambino / a capirà che la domanda non è gradita e la porrà ad altri, ad esempio ai coetanei, mentre certi temi andrebbero sempre affrontati la prima volta tra le mura di casa. Cerchiamo ausilio anche nei libri per bambini, ce ne sono tanti che parlano della morte, in modo da spiegargliela in un modo adatto alla loro età.

Cosa dire quando muore una persona cara

Diverso è quello che dobbiamo fare e dire quando muore una persona cara. Le difficoltà che affronteremo saranno tante, anche perché saremo coinvolti dal dolore in prima persona. Soprattutto se si tratta di una morte improvvisa che, a differenza di quella che segue una lunga malattia, preparatoria ad un lutto, può essere molto difficile da spiegare ai nostri stessi in primis.

In questi casi, ribadiamo nuovamente l’importanza di rivolgersi ad un/a psicologa sia per noi che per i piccoli. Anche confrontarsi con la scuola, con i professionisti del settore che vi lavorino, può essere l’inizio di un percorso per il bambino e per noi.

Ad ogni modo, ciò che dobbiamo fare è accogliere le domande sulla morte come tutte le reazioni: rabbia, nostalgia, tristezza, pianti improvvisi, e così via. Ascoltiamo e confessiamo anche il nostro dolore come esperienze pregresse simili a quelle che nostro figlio/a sta vivendo.

Non dobbiamo evitare l’argomento come il ricordo di chi ci ha lasciati. Se il bambino/a avesse voglia di parlare della persona cara che sta per mancare o che è appena morta, sosteniamolo/a.

Molti bambini/e raccontano, forse in quanto contenuto di molte storie, che quando si muore si va su una stellina. Se al bambino/a possa aiutare questa visione, non sminuiamola. Può essere un modo per sentirsi vicino a chi non c’è più, per parlare con chi è venuto a mancare, quando arriva la sera e si guardano insieme le stelle.

Bambini: come aiutarli ad elaborare un lutto

Gli psicologi sono tutti d’accordo: per aiutare un bambino ad elaborare un lutto egli deve essere in grado di guardarlo nella sua concretezza. Questo può avvenire facendo partecipare i bambini al rito del funerale. I bambini, in tal modo, vedrebbero che quello è il momento finale, è la fase del saluto, del passaggio con la persona che mai più rivedranno.

Sempre meno genitori portano i bambini ai funerali e ciò avviene sia pensando di preservagli da un dolore troppo grande, sia perché viviamo in una società che sta tentando di cancellare la morte in tutti i modi.

Invece, nascondendo il rito, non lo aiutiamo a superare il dolore della morte.  Ovviamente è necessario che il bambino ne abbia voglia, perché forzarlo sarebbe controproducente.

Egli / ella potrebbe anche essere coinvolto con un piccolo rito: portare un fiore, una candela, se più grande, anche dire qualche parola, leggere una preghiera. Questo dipenderà dall’età, e dalla sua emotività.

Successivamente lo stesso approccio si dovrebbe avere nel portare i bambini al cimitero ed essa è un’altra cosa che sempre meno viene sostenuta. Eppure anche questo è un rito per ricordare la persona amata. Il rischio che con la morte si cancelli tutto, se non offriamo ai bambini (e non solo) il ricordo, la possibilità di una preghiera o di un saluto, è da mettere in conto. Ovviamente, è importante chiedere al bambino cosa provi a tale riguardo. Se siamo sempre aperti all’ascolto, sarà anche più facile capire quando chiedere aiuto a degli esperti sia per nostro figlio/a che per noi.