No, un padre che si occupa dei figli non è un baby sitter né un mammo

Un padre che si occupa dei suoi bambini non è un mammo, non è un aiutante e non è neanche un supereroe. È semplicemente un genitore che si comporta come tale

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 22 Febbraio 2022 12:02Aggiornato: 17 Ottobre 2024 11:44

I pregiudizi ci rendono umani, superarli però ci rende persone migliori. Gli stereotipi che nascono dalle credenze e dal modo in cui siamo cresciuti, invece, possono essere pericolosi per noi tutti e per la società intera. E di luoghi comuni, quando si parla di mamme e di papà, di ruoli e di carichi familiari, ce ne sono tantissimi.

Padri che si sento chiamati baby sitter o, peggio, “mammo” solo perché accudiscono i figli, per esempio, o gli stessi che vengono considerati quasi dei supererei perché trascorrono del tempo con i loro figli. Le madri, invece, sono additate come indegne se si occupano di altro e, nella migliore delle ipotesi, vengono schiacciate dai sensi di colpa acuiti dai giudizi della società.

E no, non è così che deve andare, non è dietro a queste false credenze che possiamo nasconderci ignorando i preziosi concetti di genitorialità, di squadra e di famiglia. Perché è di questo che si tratta: di ruoli e responsabilità, di diritti e doveri, di condivisione, di supporto e anche di interscambiabilità.

Padri baby sitter e mamme divorate dai sensi di colpa

Se un papà viene sorpreso in un fast food col proprio figlio a mangiare e a sporcarsi le mani diventa il supereroe dei tempi moderni. Del resto ha scelto di trascorrere del tempo con il suo bambino in maniera divertente e originale, non è mica cosa da tutti.

Ma se fosse stata la mamma a scegliere di fermarsi a pranzo o a cena con suo figlio, in uno di quei luoghi che vende il tanto temuto cibo spazzatura, allora sì che sarebbe una cattiva madre. Perché vuol dire che non presterebbe un’adeguata attenzione all’alimentazione del suo bambino e perché è troppo pigra da preferire andare in un fast food piuttosto che trascorrere le giornale tra i fornelli, cosa che ci si aspetta sempre da una brava mamma, no?

E se quello stesso papà, in occasione di una giornata di sole scegliesse di portare il suo bambino al parco, e durante una passeggiata guardasse il cellulare, nessuno lo incolperebbe di chissà quale disattenzione nei confronti di suo figlio, anzi, sarebbe sempre considerato un supereroe perché ha scelto di ritagliarsi del tempo per fare il papà nonostante il telefono gli squilli in continuazione. Probabilmente sono chiamate di lavoro, no?

Ma se vedessimo una madre, in quello stesso parco, che da una parte stringe la mano del suo bambino e dall’altra lo smartphone, allora sì che dovrebbe rivedere il suo ruolo. Perché non si prende cura di lui, si distrae, perché preferisce stare al cellulare piuttosto che con il suo bambino. E quale madre, degna di essere chiamata tale, farebbe questo?

E se quel povero papà dopo il fast food e la passeggiata al parco fosse costretto ad andare via per giorni, a causa di un impegno di lavoro, nessuno avrebbe niente da ridire. Insomma, come si può recriminare qualcosa a un padre che lavora per sostenere la sua famiglia? Assolutamente niente.

Ma se fosse la madre ad allontanarsi più e più volte da casa, magari per raggiungere degli obiettivi della sua brillante carriera, allora sì che sarebbe un problema, perché vuol dire che ha messo al primo posto il lavoro trascurando la sua famiglia e questo non è comprensibile per una donna alla quale è stato affidato il ruolo di angelo del focolare.

Gli esempi, ve lo confessiamo, sono tantissimi, ma siamo certe che questi appena elencati bastano a rendere l’idea. E per chi se lo sta chiedendo, non abbiamo ripreso scene che provengono da un romanzo anacronistico che vede un ritorno al Medioevo o giù di lì, ma abbiamo raccontato storie reali, le stesse che oggi viviamo in prima persona. Basta guardarsi intorno per vedere quanto ancora le discriminazioni di genere esistono e persistono.

Genitorialità, condivisione e ruoli

Luoghi comuni che, come abbiamo già detto, sono duri a morire. Che sviliscono le persone e il concetto stesso di genitorialità. Ma qualcuno deve pur dirlo, e anche ad alta voce: un padre che si occupa dei propri bambini non è un mammo, non è un aiutante, né tanto meno una tata o una baby sitter, e non è neanche un supereroe perché sta facendo qualcosa di straordinario. È semplicemente un genitore che si comporta come tale. Ed è forse anche ora di smettere di considerare eccezionali degli uomini che si stanno solo occupando dei loro figli, perché è il loro ruolo. Perché fanno esattamente ciò che fa la contraparte femminile.

Perché sarebbe bello, e forse sarebbe anche ora, poter vivere in un mondo in cui una mamma in carriera non è considerata negligente o snaturata da tutta la comunità. Sarebbe bello abitare in una società che non considera un padre che cresce i figli, che cucina e che si occupa delle faccende domestiche come una creatura rara e fuori dal comune. Sarebbe davvero bello riconoscere il ruolo complementare dei papà e smettere di giudicare il comportamento delle mamme.