Sono sempre di più le donne che decidono di avere il primo figlio dopo essere entrate negli “anta“: una scelta dettata dalla società moderna e dall’incertezza economica, che comporta alcuni rischi, ma che può essere affrontata con serenità prendendo le giuste precauzioni.
PERCHÉ I FIGLI SI FANNO SEMPRE PIÙ TARDI?
Nella società moderna, l’età media per avere il primo figlio si aggira intorno ai 28/30 anni, ma sono sempre di più le donne che decidono di affrontare la prima gravidanza a 40 anni. Questo slittamento in avanti dell’età delle primipare è una conseguenza diretta delle condizioni sociali in cui viviamo: prima di metter su famiglia la donna del giorno d’oggi aspetta di trovarsi in una situazione di stabilità economica e affettiva, e sono poche le italiane che riescono a “sistemarsi” prima dei 30 anni.
Prima c’è l’università, con i vari master e specializzazioni, poi l’estenuante ricerca di uno stipendio fisso in un mondo di contratti a tempo determinato, infine la ricerca di un partner ideale, compito arduo per una donna sempre più esigente e selettiva rispetto anche solo alla generazione precedente, e magari c’è anche un bel mutuo da pagare.
Poi c’è la carriera: la parità dei sessi ha portato le italiane a impegnarsi per la realizzazione non solo sul piano personale, ma anche su quello lavorativo. E avere un bambino a carriera appena avviata può non essere una scelta vincente, senza calcolare il senso di colpa che si prova a lasciare il proprio piccolo tutto il giorno all’asilo nido, alla babysitter o ai nonni per tornare al lavoro. Insomma, c’è poco da stupirsi se una donna non se la sente di mettere al mondo un figlio prima dei 40 anni.
RISCHI LEGATI ALLA GRAVIDANZA IN ETÀ AVANZATA
Bisogna ricordare, però, che l’età migliore per avere un bambino è tra i 20 e i 35 anni. Su questo punto i pareri degli esperti sono unanimi: già dopo i 30 anni, infatti, la fertilità della donna inizia a diminuire e dopo i 38-40 anni il calo è nettissimo. Dopo i 35 anni, inoltre, aumenta anche la possibilità che si verifichino delle alterazioni cromosomiche, come ad esempio la sindrome di Down.
Con l’età aumenta anche il rischio di aborto, poiché gli ovuli hanno più probabilità di avere difetti genetici incompatibili con la vita del feto. Oltre i 40 anni sono maggiori anche le probabilità che il bambino nasca prematuro o di basso peso, poiché le riserve energetiche della mamma sono inferiori e l’utero può avere dei difetti (come fibromi o una circolazione non più efficientissima); anche la percentuale dei feti nati morti ha un’incidenza più alta mano a mano che aumenta l’età della madre. Aumenta anche il rischio, in casi estremi, di morte della partoriente, anche se questo è un evento molto raro nei paesi industrializzati.
La gravidanza stessa diventa più complicata: una donna di 40 anni corre più rischi rispetto a una ventenne di sviluppare intolleranza al glucosio e ipertensione, disturbi che possono evolversi in diabete gestazionale e gestosi. Hanno maggiore incidenza anche l’affaticamento e la comparsa di varici ed emorroidi. Un altro aspetto negativo di avere un figlio in età avanzata è la minore efficienza contrattile dell’utero, che richiede spesso un cesareo al posto di un parto naturale. I problemi legati all’avere un figlio dopo i 40 anni non riguardano solo la donna, ma anche il suo partner, poiché la conta degli spermatozoi si degrada con il passare degli anni.
LE PRECAUZIONI DA PRENDERE
Conoscere i rischi a cui si va incontro con una gravidanza in età avanzata è fondamentale, soprattutto per prendere le giuste precauzioni. Innanzitutto, è importante farsi seguire da un medico ed eseguire tutti gli esami necessari su madre e feto, possibilmente effettuando i controlli a non più di 30 giorni l’uno dall’altro. Ad esempio, lo specialista potrà consigliare l’amniocentesi e il prelievo dei villi coriali poiché questi esami, anche se implicano un bassissimo rischio di aborto, sono utili per individuare eventuali alterazioni cromosomiche del nascituro.
In secondo luogo, la futura mamma deve curare l’alimentazione, sia per tenere a bada l’aumento di peso che per evitare problemi come l’intolleranza al glucosio o complicazioni ipertensive. Infine, bisogna dedicare più tempo al riposo, alla cura della salute e all’attività fisica (preferibilmente ginnastica dolce o passeggiate), magari anche a scapito del lavoro.
Grazie a questi accorgimenti, le future neomamme quarantenni potranno godere appieno degli effetti psicologici benefici che derivano dall’idea di avere un figlio, caricandosi di nuova energia. E i continui progressi della scienza medica le aiuteranno a vivere una gravidanza e un parto il più sicuri e tranquilli possibili. Solo un avvertimento: preparatevi psicologicamente a dover affrontare l’adolescenza dei figli in contemporanea con l’avvicinarsi della menopausa.