Le paure dei bambini cambiano in base all’età, come vedremo, con alcune bisognerà fare i conti per molto tempo, per altre, invece, si tratta di fasi davvero estremamente transitorie. Molte sono comuni alla maggioranza dei bambini ma, a fare la differenza rispetto alle paure che provano i bambini, sono le reazioni ed i comportamenti di noi genitori.
Pensiamo alla paura di sbagliare che provano alcuni bambini in ambito scolastico o sportivo, spesso, alla base c’è una tendenza dei genitori alla perfezione, al richiedere sempre il massimo, mettendo sotto stress il talento del figlio. Un altro esempio è quello relativo alla paura di alcuni bambini di provare cose nuove, di fare nuove amicizie, potremmo dire semplicemente di sperimentare, spesso, la causa è nell’iper protezione della mamma o del papà.
Dunque, sebbene avere paura è normale e sebbene ci siano delle paure tipiche nei bambini legate alle diverse fasi di sviluppo, e fasce di età, il loro livello e la loro durata cambiano in base a come siamo noi genitori, al nostro esempio e alle nostre reazioni.
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La paura del buio, nei bambini piccoli
Anche i bambini più piccoli, quelli ancora un fasce, hanno le proprie paure. La paura tipica, che poi nel tempo, gradualmente, passerà, è quella del buio. Quando il piccolo andrà a dormire nella propria cameretta passando dal lettone alla propria culla, in genere dai 6-8 mesi entro l’anno, il buio rappresenterà una nuova sfida da affrontare da soli.
La paura dei buio nei bambini è normale, comune ed ha radici ataviche, quel buio viene percepito come presenza intorno a sé. A quest’età, il timore legato alla mancanza della luce è ancora inconsapevole e irrazionale. È solo successivamente, quando il bambino capisce che il buio della notte è la constante del proprio sonno ristoratore, ma anche una separazione con il resto del proprio mondo cosciente, che la paura del buio diventa consapevole.
Il senso di abbandono, del distacco, seppur momentaneo, dalla madre, dal papà, il non poter vedere chiaramente ciò che lo circonda, sono gli elementi tipici che contraddistinguono la paura del buio che hanno i bambini.
In questa fase saranno fondamenti i nostri riti della nanna: dal bagnetto, al massaggino del bimbo, alla storia, alla filastrocca a quell’oggetto transizionale che abbracceranno durante la nanna, come baluardo di difesa contro l’ignoto. La fatica a separarsi dalla realtà quotidiana non può essere eliminata, ma potrà essere calmata, accompagnata, fino poi ad essere razionalizzata, spiegata, quando il bambino sarà più grandicello.
Lo aiuteremo, affrontando la paura del buio insieme con una graziosa lucina accesa, con delle letture ad hoc, un carillon o dei diffusori di rumori bianchi. Metteremo in campo tutti i mezzi per guidare il bimbo nel mondo dei sogni, rimanendo con lui fino al fatidico momento del distacco. La paura del buio, come quella della morte, sono innate e fanno parte dell’esistenza dell’uomo e del bambino in particolare.
Le paure simboliche e quelle degli incubi
Dopo il periodo delle angosce istintive e ataviche, i timori dei bambini assumono una forma diversa, le paure diventano simboliche e si legano fortemente alle relazioni familiari, indipendentemente da come queste siano state improntate. In altre parole, ci troviamo ancora di fronte a un ineluttabile percorso di crescita. Fino ai 3 anni, tutte le paure dei bambini sono legate alle parti orali (il lupo affamato, il leone famelico) e riguardano il tentativo di rielaborazione dell’aggressività orale, frequente nel processo di separazione dalla mamma. In seguito, durante la fase edipica, si configurano degli incubi complessi, delle proiezioni del reale (la strega cattiva che simboleggia la figura materna, l’uomo nero, il ladro).
I sogni assumono in questo momento un ruolo centrale, caratterizzandosi spesso come incubi (anche i neonati sognano, ma essendo il loro apparato psichico poco sviluppato, i sogni sono per lo più immagini semplici che riguardano la loro esistenza quotidiana). Le visioni oniriche, infatti, altro non sono che elaborazioni del vissuto: raccontano i conflitti, spiegano ciò che viene depositato nell’inconscio.
Gli incubi, come forme particolari di sogno, fanno emergere le paure più profonde e, da parte nostra, non devono essere negati. Non dobbiamo minimizzare, riducendoci a dire che il mostro non esiste: i bambini che hanno queste paure devono essere capiti e guidati verso la rielaborazione. Bisogna far passeggiare il messaggio che il mostro, quello quotidiano inteso come difficoltà, si combatte insieme, che siamo lì per proteggerli. Solo in questo modo è possibile sconfiggere la paura del mostro che hanno i bambini: la loro negazione non giova alla risoluzione del conflitto, che invece mette in evidenza e rivela una mancanza di rispetto verso le angosce infantili. Rispettare le paure dei piccoli è, in questo senso, il primo passo da compiere per aiutarli a crescere.
Le paure reali: quella dei dottori
La paura del dentista, la paura dei dottori è comune, reale e concreta. Ciò che si teme è il dolore fisico, dolore che, per altro c’è, che i bambini possono provare, quando fanno delle punture, per fare un esempio. Anche in questo caso, negare l’angoscia è sbagliato: evitiamo di liquidare la loro paura con una frase sbrigativa “Non aver timore, non ti farà nulla!”.
Come, dall’altro canto, anche le spiegazioni eccessive servono a poco: i bambini non possono comprendere tutti i passaggi di ciò che avverrà, e scendere nei dettagli potrebbe solo anticipare la paura verso l’ignoto. Al contrario, al bambino andrebbe confermato che quel momento potrà essere poco piacevole ma superabile, e che anche noi, da bambini, abbiamo dovuto fare lo stesso. Piccoli gesti, come tenergli la mano durante la visita, facendo sentire la propria presenza, essere sempre presenti e mai distratti da una notifica del cellulare, ad esempio, li aiuterà a sentirsi protetti ed amati.
Televisione e smartphone: le angosce dei bambini
I bimbi andrebbero protetti dai media. Ormai sono note le conseguenze che possono scaturire quando i bambini davanti agli schermi, ci passano un tempo eccessivo, eppure li lasciamo soli davanti a qualsiasi contenuto, per molte tempo. Telegiornali, film non adatti, programmi di attualità che mettono in mostra atti di violenza e barbarie, non fanno per i bambini, neanche accompagnati da un adulto.
Certi contenuti od argomenti sono le cause di angoscia o terrore e vanno evitati. Diverso, invece, il discorso per quanto riguarda cartoni animati e trasmissioni per l’infanzia. Il contenuto simbolico che spesso nascondono, infatti, non solo può essere capito dal piccolo, ma addirittura può essergli utile per rielaborare i suoi timori, un po’ come avviene per la lettura e l’ascolto delle fiabe. I genitori hanno, comunque, il compito di mediare tra la tv e i loro figli, valutando caso per caso quale programma possa andare bene per loro e quale no. Di fronte a qualcosa che noi stessi non abbiamo mai visto (anche in caso di cartone animato) il consiglio è quello di sedersi accanto a loro, per verificare che sia adatto alla sensibilità e alla fascia di età di nostro figlio.
La paura del cambiamento
Ci sono cambiamenti che possono essere positivi e che vengono abbracciati con entusiasmo anche dai più piccini. Diverso è il caso di cambiamenti radicali, come un trasloco o un lungo viaggio. Lasciare la loro casa e le cose a cui sono affezionati, per i bambini è quasi sempre difficile e può essere fonte di stress o addirittura della paura verso l’ignoto. Noi dobbiamo fare in modo che i bambini percepiscano tutto il bello delle prossime novità, ascoltandoli sempre e discutendo dei loro timori, cercando di affrontarli insieme. Dobbiamo essere in grado di trasmettere tranquillità al piccino, di rassicurarlo sul cambiamento, di fargli capire che lo aspetta una nuova avventura, che ogni tanto è anche bello cambiare. Ci sono poi delle vere trasformazioni della propria vita, come quando i genitori divorziano, in questi casi i cambiamenti non saranno né pochi né facilmente accettati, e le paure potranno essere difficili da combattere. Per questo sarà importante la più assoluta collaborazione di entrambi i genitori come anche il supporto di un/una professionista.