Cosa non pubblicare mai sui social

Dalle foto ai commenti offensivi, sino alle informazioni personali: ecco cosa non pubblicare mai sui social per proteggere noi e i nostri figli

Foto di Giorgia Marini

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Negli ultimi anni, con l’uso impattante dei social network, con una linea di confine sempre più sottile fra la cosiddetta vita reale e quella virtuale, ci si comincia a preoccuparsi di cosa sia bene non pubblicare mai sui social e ciò che può essere condiviso senza scrupoli.

Il problema è estremamente attuale, ed è affrontabile su più piani. Da un lato dobbiamo sapere cosa non pubblicare mai sui social per evitare di inciampare in qualche reato che non abbiamo affatto considerato, dall’altro dobbiamo essere prudenti nella condivisione di dati, informazioni, documenti, che potrebbero crearci problemi in termini di privacy, ed infine bisogna anche considerare ciò che è meglio non pubblicare in termini di opportunità.

C’è, infine, tutto il tema che gira sulla pubblicazione on line di immagini e video di minori, oggi ormai prassi consolidata sia perché monetizzabile, sia per pura vanità. Si tratta di un tema delicatissimo e ad oggi non regolamentato, in Italia. Nonostante si parli, ogni giorno, di questo aspetto, della necessità di proteggere i nostri figli dalla rete, disciplinandone in modo più stringente l’uso come anche lo sfruttamento dei contenuti sui minori, il legislatore continua a procrastinare un quadro normativo ad hoc.

Ora vedremo cosa non pubblicare mai sui social, in base ai tre aspetti appena descritti.

Cosa non pubblicare, per evitare di commettere reati

Affrontiamo questo aspetto, per primo, in quanto troppo spesso, con una leggerezza non sempre perdonabile, condividiamo e pubblichiamo sui principali social, dichiarazioni, immagini, video che dovrebbero rimanete nei nostri telefonini.

Dovuta premessa è che qui non faremo un elenco esaustivo ma un discorso generale. Il primo aspetto da considerare è l’uso del cellulare fatto dai bambini e dai ragazzini che, sui social network, non potrebbero accedervi prima della soglia prevista dalla legge. I ragazzini e le ragazzine, in fase di crescita, sono giustamente inesperti e potrebbero loro stessi commettere reati senza esserne consapevoli. Dovremmo vigilate l’uso dei device da parte dei nostri figli/e per la loro sicurezza, il loro benessere emotivo, ma anche per evitare che commettano reati.

Sui social non dovrebbero essere condivisi:

  • screenshot di conversazioni personali
  • parole offensive ed ingiuriose
  • video e foto private di terzi

Il quadro normativo è atto ad inglobale svariati comportamenti che, una volta pubblicati sui social, si sostanziano in vere e proprie fattispecie di reato, dunque, come scrivevamo all’inizio, non è un elenco esaustivo ma più che altro la fotografia dei principali comportamenti, messi in campo con imperdonabili leggerezza, che potrebbero essere passibili di denuncia.

Social e bambini
Fonte: Istock
Cosa è meglio non condividere sui social

Le 8 cose da non pubblicare per la nostra sicurezza

È accaduto più di una volta, soprattutto in estate, durante le lunghe vacanze dei vip, che ladri esperti entrassero serenamente nelle case di persone facoltose, sapendo di potersi prendere tutto il tempo a disposizione, conoscendo dove fossero i proprietari, istante per istante.

I tanti selfie, minuto per minuto, con lo sfondo una barriera corallina delle più esclusive isole delle Maldive, non possono che incoraggiare alcuni follower, non troppo onesti, a sbirciare nelle casseforti dei vacanzieri.

Avete capito di cosa stiamo parlano: di cose evitare di pubblicare non in quanto vietato, ma per tutelarci, dunque per la nostra sicurezza. Parliamo di furti in casa, truffe, e furti di identità.

Cosa non condividere mai:

  1. passaporto, patente, carta di identità
  2. biglietti di viaggio
  3. numero di carta di credito
  4. geolocalizzazione
  5. indirizzo (casa, scuola, vacanza etc)
  6. foto di viaggi in tempo reale
  7. documenti riguardanti il lavoro
  8. dettagli sulle nostre abitudini
Social e bambini
Fonte: Istock
Cosa è meglio non condividere sui social

Social e minori: questione di opportunità

Il titolo che abbiamo scelto per questo ultimo paragrafo potrebbe mettere in discussione la maggior parte dei nostri contenuti. In fondo, anche ciò che non ci fa rischiare un risarcimento o un mese di galera, come il furto dei nostri dati personali, potrebbe avere un valore da tenere a mente e da preservare con cura.

È giusto pubblicare sui social tutti i successi scolastici e /o sportivi della prole? Mamme e papà, legittimante orgogliosi dei frutti di anni di sacrifici scolastici o sportivi, anche senza pubblicare documenti ufficiali o immagini esplicite, danno informazioni che il minore potrebbe non aver piacere fosse conosciuto da chiunque. Inoltre, questo nostro comportamento, avvicina i ragazzi/e a quella vita virtuale fatta di like e numeri di follower che  creano moltissimi danni sulla loro salute mentale e fisica.

È giusto scrivere dei gusti dei nostri figli, delle loro preferenze, di ciò che amano o di ciò che odiano?

Per non parlare delle immagini più comuni che intasano le nostre bacheche: dal primo vagito in ospedale, dalle foto sul vasino a quella dello svezzamento, alle faccine buffe. Un domani qualcuno potrebbe usare quelle foto per prendere in giro nostro figlio/a, per metterlo in difficoltà. O, senza pensare al peggio, potrebbe essere direttamente il protagonista della foto a sentirsi a disagio.

L’argomento su cosa non pubblicare sui social, quando parliamo di minori, è molto ampio ma basta concertarsi sui principali pericoli, dal furto di identità, dall’uso improprio delle immagini, alla pedopornografia. Basterebbe pensarci due volte, prima di condividere, per evitare quella massiccia condivisione su instagram, dei piccoli di casa.

Il problema è particolarmente sentito, negli ultimi anni, in quanto è eccessiva la produzione di materiale da parte dei genitori. Ormai, è stato coniato un termine ad hoc, tanta la rilevanza del fenomeno: sharenting.

Tra questi genitori ci sono professionisti, che condividono per monetizzare, aspiranti tali, e gente comune. Ma se sui primi si solleva “solo” una questione di opportunità, i problemi maggiori si concentrano sulle altre due categorie, inesperte, disinformate, e spesso anche autori di contenuti attenzionabili alle autorità, come ai servizi sociali.

Share With Care è una delle tante campagne che cominciano a nascere per l’emergenza del fenomeno sempre più ampio: la pubblicazione di immagini di minori. L’esperimento social di Deutsche Telekom, ad esempio, ha mostrato cosa può scoppiare da un semplice video, messo in rete: dall’immagine di una bambina di circa 8 anni, pubblicata sui social, è stata manipolata sino a permettere di crearne una sua versione adulta, è stata poi estrapolata la voce, permettendo alla bambina-adulta di dire molte altre cose, rispetto a quelle condivise dai genitori.

Possiamo ben comprendere la pericolosità di queste operazioni, nel momento in cui è stata generata un’identità virtuale su quella reale della bambina. Le conseguenze possono essere drammatiche.

Deutsche Telekom, la compagnia tedesca che si è fatta promotrice dell’esperimento, ha calcolato che oggi i genitori pubblicano una media di 300 foto dei figli/e nell’arco di un anno. Senza usare il pallottoliere, possiamo immagine quale archivio della vita privata dei bambini/e esiste, on line. Forse, dovremmo concentrarci sulle conseguenze di queste condivisioni, per capire cosa è meglio non pubblicare mai sui social!