Perché il congedo di paternità è importante (anche secondo la scienza)

I papà hanno tutto il diritto e il dovere di stare insieme ai loro figli sin dalla nascita. Fa bene a loro, ai bambini e anche alle madri. Ecco cosa dice la scienza

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

La genitorialità non è una cosa solo per donne, ma nel nostro Paese è imposta tacitamente come tale. Non solo perché viene vissuta come un impegno di cui le mamme devono farsi carico necessariamente, ma anche perché nella maggior parte dei casi sono proprio loro a dover rinunciare al lavoro e alla carriera per occuparsi dei figli e della famiglia.

Insomma, le differenze di genere passano anche per la genitorialità e questo è un dato di fatto. Non lo è solo culturalmente e socialmente parlando, ma anche legalmente. Basti pensare a come viene trattato il congedo di paternità in Italia che è di soli 10 giorni.

Un grande passo avanti rispetto al passato, considerando che fino a poco tempo fa, questo periodo aveva una durata di soli 5 giorni. Eppure, non solo questo ampliamento non basta per annullare il gender gap che vive e sopravvive nella società, ma non permette neanche ai papà di svolgere il loro ruolo come vorrebbero e come dovrebbero. Eppure il congedo di paternità è importante, tanto per i padri quanto per i bimbi. A confermarlo è anche la scienza.

Congedo di paternità in Italia

Come abbiamo anticipato, il congedo di paternità in Italia è stato portato fino a 10 giorni. Non si tratta propriamente di una vittoria, soprattutto se consideriamo che fino al 2013, questo, neanche esisteva e poteva essere applicato solo in caso di morte della mamma o di infermità. Molti Paesi in Europa, invece, sono più avanti di noi da tempo e questo, sicuramente, non ci rende un esempio da seguire.

La situazione nel resto del continente è decisamente migliore: in Spagna, per esempio, mamme e papà hanno gli stessi diritti e permessi, potendo contare su 16 settimane di congedo pagate al 100%. In Norvegia i neo papà possono usufruire di quasi un anno di congedo con 46 settimane pagate al 100%.

A seguire questi esempi di virtuosismo poi ci hanno pensato i privati. Alcune aziende in Italia, infatti, hanno pensato di allungare il congedo di paternità ai loro dipendenti, non solo per garantire il benessere dei lavoratori, ma anche per superare il gender gap, colmando così i vuoti lasciati dalle normative italiane.

Eppure questo ancora non basta a cambiare le cose. Non basta perché i fatti parlano e ci confermano che nel nostro Paese, la cura dei figli è un compito riservato alle sole donne. Basta pensare a tutte coloro che sono costrette a scegliere tra la carriera e la famiglia, a tutte quelle donne che devono lasciare il lavoro con la nascita dei figli.

Lavorare ancora sul congedo di paternità, quindi, è necessario per rendere il nostro un Paese a misura di famiglia. Non solo per ristabilire equità all’interno della genitorialità, ma anche perché la presenza di un padre nella vita di un figlio nei primi mesi di vita è importante tanto quanto la figura materna. E questo lo conferma anche la scienza.

Perché il congedo di paternità è importante

La presenza di un papà durante le prime settimane di vita di un bambino sono le più importanti, non solo per il genitore ma anche per il bambino. Secondo una ricerca condotta da Frontiers in Psychiatry, è questo il momento in cui il genitore si connette emotivamente e intensamente con il proprio figlio. Questo legame che nasce, e che va a rafforzarsi giorno dopo giorno, influisce inevitabilmente sul benessere del genitore. Secondo la stessa ricerca, infatti, questa vicinanza creerebbe effetti benefici a lungo termine, riducendo di gran lunga la comparsa di ansia e depressione negli anni a venire.

Secondo gli esperti, infatti, le ore trascorse con il figlio appena nato, e la consapevolezza di essere di supporto al bambino e più in generale alla famiglia, rappresentano per il neo papà dei fattori essenziali che portano a un alto grado di soddisfazione che si riflette, inevitabilmente, sulla vita personale e professionale.

Più tempo si trascorre insieme ai propri figli, più aumenta il benessere. Ma la scienza conferma che anche i bambini hanno numerosi benefici nel trascorrere del tempo con il loro papà, oltre che con la loro mamma. Secondo uno studio condotto da Klaus e Karin Grossmann, la presenza di un padre ha un’influenza molto positiva sui figli, sia nel breve che nel lungo periodo. La vicinanza del papà, infatti, contribuisce a sviluppare una particolare curiosità nei confronti dell’ambiente e degli stimoli circostanti.

Ma non solo, secondo i due ricercatori il legame instaurato tra padre e figlio sin dalle prime settimane di vita, avrebbe un impatto positivo anche sulla crescita, aumentando le abilità sociali dei bambini, il rendimento scolastico e le loro capacità di adattamento e risoluzione dei problemi.

Quelle che abbiamo citato fino a questo momento sono solo alcune delle evidenze scientifiche che confermano e sottolineano l’importanza del ruolo paterno della vita dei figli, sin dalle prime settimane di età. Eppure questi bastano a far capire come in questo contesto il congedo di paternità si assolutamente fondamentale nella vita familiare. I vantaggi, infatti, riguardano padre e figli, ma anche le madri.

Non solo perché la presenza del papà aiuterebbe una genitorialità condivisa ed equa, ma anche perché solleverebbe finalmente la donna da quell’obbligo sociale di doversi occupare di tutto. In questo caso ci sarebbe una collaborazione reciproca e condivisa sin dalla nascita del bambino, e questo porterebbe inevitabilmente alla nascita di nuovi e inediti equilibri nella gestione familiare.

Va da sé che, la presenza costante di entrambi i genitori, e una divisione equa dei compiti, influirebbe positivamente anche sulla relazione stessa.

I papà, quindi hanno tutti i diritti e i doveri che appartengono alla controparte femminile. E guai a chiamarli “mammi”, perché il loro compito non è quello di sostituire il ruolo delle madri, ma di mantenere il loro.

Ripensare al congedo di paternità, quindi, è un atto doveroso e necessario che apporterebbe numerosi benefici alla famiglia. Oltre a favorire una distribuzione paritaria dei compiti tra i due genitori, contribuirebbe a scardinare gli stereotipi di genere, ad annullare il gender gap, ma soprattutto a garantire il benessere individuale di tutti i componenti della famiglia, neonati compresi. Ultimo, ma non meno importante, servirebbe a ricordare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che i papà non sono figure secondarie rispetto alle mamme.