Come crescere bambini bilingue: opportunità, difficoltà e consigli

Sempre più bambini hanno un genitore straniero o sono immersi in contesti culturali e linguistici eterogenei,  per cui conoscere due lingue è ormai una necessità per il loro futuro.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Crescere bambini bilingue è sempre più frequente, offrendo maggiori opportunità nella vita, sia in termini personali che professionali. Si diventa bilingue perché si hanno genitori di nazionalità differenti o perché ci si trasferisce all’estero in tenera età, ma non solo.

Per crescere bambini bilingue può essere sufficiente una forte motivazione che ci spinge a parlare con lui inglese, per esempio, pur non essendo noi madre lingua, o a iscriverlo ad una scuola internazionale. Ora vediamo qualche consiglio pratico per crescere un bambino bilingue anche senza essere esperti.

Quando mamma o papà parlano una seconda lingua

Crescere bambini bilingue sembra essere normale quando la mamma o il papà provengono da culture o nazionalità differenti. Eppure non accade sempre. Ci sono genitori che parlano con i bambini solo la lingua del Paese nel quale si trovano, negando una grande opportunità, non solo linguistica ma anche culturale. Questa pigrizia, dettata forse dalla considerazione che quella lingua mai servirà al proprio figlio/a, sarà difficilmente colmabile, essendo più complicato impararla da adulti.

Ci sono delle regole da rispettare affinché la lingua madre di uno dei genitori si possa trasferire ai figli. Prima di tutto bisogna parlarla spesso, non solo tra genitori, ma direttamente con i bambini. Si può usarla quotidianamente, alternandola di tanto in tanto, con l’altra lingua oppure usarla spesso ma solo in determinati contesti. Ad esempio, quando di gioca, quando si fa il bagnetto o la pappa. Entrambi i genitori devono essere concordi, in modo che la pratica avvenga in modo sereno e privo di conflitti.

Quello che si contesta, ai bambini che crescono in questo modo, è di essere più lenti a livello di apprendimento. Un falso problema, ormai sfatato da anni, di cui però ancora si discute. Il bambino più stimolato, che passa da una lingua ad un’altra, anche solo nell’ascolto, non potrà che avere vantaggi cognitivi.

Ciò che non dobbiamo però pretendere, ed è forse qui che spesso si è celato l’equivoco, è che il bambino o la bambina risponda ai nostri stimoli come un adulto. Lui/ lei comprende benissimo sia la lingua del cuore che quella dell’intelletto, come spesso vengono definite, ma non necessariamente potrebbero aver voglia di rispondere alle nostre domande usando due lingue diverse. Potrebbe volerci del tempo e lo faranno quando ne avranno voglia. Come sempre, imporsi non porta frutti, soprattutto nei casi in cui l’apprendimento della lingua è naturale.

Bambini bilingue
Fonte: iStock
Come insegnare ai bambini una seconda lingua

Come crescere un bambino bilingue: difficoltà e consigli

Crescere un bambini perfettamente bilingue è possibile anche se né la mamma né il papà lo siano come anche nel caso non siano esperti del settore. Del resto, ci sono tanti adulti che cercano dei metodi per imparare una seconda lingua, perché non l’hanno studiata da giovani.

Ecco qualche consiglio facile da seguire:

  • esporlo alla seconda entro i tre anni;
  • parlagli in lingua, anche in caso di conoscenza base;
  • leggere libri e guardare cartoni in lingua originale;
  • ascoltare canzoni con testi stranieri;
  • creare una routine della lingua.

Entro i tre anni il bambino vive un enorme sviluppo a livello cognitivo, per cui recepisce ogni stimolo, al suo massimo. Per fortuna, questa capacità dei bambini non si esaurisce a tre anni di età, ma prima si comincia ad esporlo al contesto linguistico desiderato e meglio sarà. L’apprendimento avverrà davvero in modo naturale senza sforzo o consapevolezza.

Anche se la nostra pronuncia non fosse perfetta, anche se il nostro vocabolario fosse assai limitato, non vi è motivo di non insegnare ciò che sappiamo ai nostri bambini. Noi dobbiamo solo creare una base che sia concepita e vissuta come più naturale possibile, dobbiamo creare una relazione di confidenza tra nostra figlia e la lingua desiderata. Il resto, dalla pronuncia alla sintassi ai vocaboli, verranno colmati coll’interesse che avremo istillato nei nostri bambini, in un secondo momento.

Creare una routine potrebbe aiutarci, ancor di più, se non fossimo dei grandi conoscitori della lingua che intendiamo insegnare ai nostri figli. Potrebbe essere quella del momento ludico o del relax. Il bambino/a saprà che la tv si vede solo in lingua originale, ad esempio, che la baby dance in casa avrà il ritmo della canzoni straniere, che con le bambole si gioca solo facendole parlare in un’altra lingua e così via. Per noi sarà più facile circoscrivere il contesto, potendo anche migliorare il nostro vocabolario relativo alla singola situazione, ed in lui/lei si rafforzerà l’idea che quella lingua non è obbligatoria ma si passa attraverso ad essa quando si vivono alcune situazioni.

Bambini bilingue
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Come insegnare ai bambini una seconda lingua

Quando iscriverli ad una scuola di lingue

Se non abbiamo problemi economici, iscrivere un bambino/a ad un nido o ad una scuola materna bilingue è un’ottima scelta. I frutti matureranno presto e senza sforzo. Il bambino/a così cresciuto non vivrà insofferenza perché quello sarà l’unico modo nel quale si è rapportato a una scuola.

Crescendo, soprattutto nelle grandi città, non mancano scuole, licei i cui programmi di studio siano gestiti in due o più lingue.

Se, invece, volessimo mandare nostro figlio/a ad un corso di lingue, mentre al contempo segue un normale programma in italiano, la gamma di opportunità è ampia. Valgono sempre due regole: la naturalezza dell’apprendimento, che dunque deva avvenire in forma ludica, quasi inconsapevole in modo che sia accolta con entusiasmo e non con insofferenza,  e l’immersione nella lingua in tenerissima età.

Iscrivere un ragazzo delle medie ad un corso di lingue non darà gli stessi risultati di iscrivere un bambino di tre, quattro o cinque anni, nonostante ci siano sempre nuovi trucchi per perfezionare  una seconda lingua, da adulti. Per non parlare del fatto che un ragazzo che arrivi senza sapere molto, farà più fatica, conscio di dover recuperare rispetto a tanti compagni/e, in più dovendo già star dietro ad altre attività. Un bambino apprende senza la consapevolezza del ragazzo o dell’adulto, non vive frustrazioni per non essere il più bravo del suo corso, e avrà più tempo a disposizione, perché la sua vita non è ancora scandita dalle tante attività scolastiche ed extra, come dal principio della performance.

È giusto ricordare che, in tutti i casi di cui abbiamo parlato, l’apprendimento della lingua è allineato alle capacità del bambino, in base alla sua età. Quindi un bambino/a che comprende benissimo la seconda lingua, potrebbe avere qualche difficoltà nel parlarla (come avviene anche per la sua lingua madre) come del resto non sarà capace a scriverla fino quando non saranno sviluppate quelle capacità che lo porteranno ad impugnare una penna e a mettere sul foglio quando gli viene dettato o quanto desidera esprimere.

Ci vorrà del tempo, ma si tratta dello stesso percorso che avviene con la sua lingua madre. Quindi, non preoccupiamoci e soprattutto non mettiamo troppo sotto sforzo il bambino. I risultati arriveranno.