Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il latte materno è consigliato almeno sino ai sei mesi di vita del neonato. Premesso ciò, ci sono dei casi in cui l’allattamento artificiale è caldeggiato. Seppur siano rari i casi in cui ci sarà consigliato il latte artificiale rispetto a quello materno, è giusto conoscerli e sapere cosa fare in queste circostanze. Ci sono condizioni nelle quali la madre deve provvedere a nutrire il proprio bimbo con il biberon, ed ora le scopriremo insieme ad un’esperta, ma ci teniamo già da ora a precisare che, al di là di quelle circostanze, la madre deve poter scegliere in modo sereno come nutrire il proprio figlio. Senza condizionamenti o giudizi.
Ci siamo avvalsi di un’autorevole professionista per sviluppare il tema sull’allattamento, la dottoressa Viviana Presicce ostetrica, fondatrice di Pronte a Rinascere, la prima piattaforma online interamente dedicata alla formazione in maternità, esperta attivissima sui social, e autrice di due libri sull’argomento. Ovviamente sarà necessario rivolgersi direttamente al proprio/a professionista di fiducia, dalla pediatra all’ostetrica, quando abbiamo dubbi sull’allattamento, perché ogni caso avrà bisogno della propria risposta.
Indice
Quale latte dare al neonato
Come allattare, se e quando, sono le prime domande che si fa una neomamma. Domande che possono sembrare banali, sino a quando non ti ritrovi tuo figlio fra le braccia, e ti accorgi che quell’azione che ti sembrava tanto semplice ti crea non pochi problemi. Il latte che sembra poco, il neonato pigro, le ragadi, il peso di tuo figlio che cala in pochi giorni. Il tuo istinto materno che combatte con i primissimi sensi di colpa e con il senso di inadeguatezza rispetto al grande compito che la natura ti ha affidato.
Ritrovarsi in impasse, quando allattiamo, è comune e non bisogna mai vergognarsi. È proprio in quelle primissime settimane, che paiono essere eterne, che dobbiamo imparare a chiedere aiuto, a dire che quella cosa non la sappiamo fare o che ci crea disagio o che ci fa sentire inadeguate. Dal pediatra al consultorio, tutti risponderanno ai nostri dubbi, e potranno aiutarci a non sentirci sbagliate.
Il latte materno è consigliato, come sappiamo e come abbiamo voluto specificare sin dall’inizio, almeno sino ai sei mesi di vita e si può proseguire sino a quando mamma e figlio vogliano, ma ci sono altri tipi di latte in commercio, per sopperire a condizioni particolari o semplicemente quando la mamma abbia deciso di non voler proseguire ad allattare.
I sostituti del latte materno non sono tutti uguali e vanno dati a seconda dell’età e della situazione del neonato. Le principali distinzioni sono:
- latte artificiale per i primi sei mesi di vita;
- latte di proseguimento, dai sei mesi in su;
- latte di crescita, oltre l’anno;
- latte antireflusso;
- latte ipoallergenico.
Quando è consigliato il latte artificiale
Premesso che il latte materno rimane la prima scelta, e che, non dobbiamo né sentirci obbligate ma tanto meno scoraggiate dalle normali difficoltà che possiamo incontrare durante l’allattamento, ci sono dei casi in cui si consiglia alla mamma di dare il latte artificiale.
Non si tratta, lo ribadiamo, di casi in cui semplicemente ci siano delle difficoltà, che possono essere superate anche con un confronto costruttivo con le altre mamme che abbiamo conosciuto durante il sempre consigliato corso preparto, ma soprattutto con le e gli esperti, ma di circostanze che hanno a che fare anche con la situazione clinica della mamma.
Ce lo spiega meglio la dottoressa Viviana Presicce.
“Ci sono alcune condizioni, veramente molto rare, in cui al latte materno è meglio preferire quello artificiale. Ad esempio alcune malattie rare come: la galattosemia, (l’incapacità di convertire il galattosio – zucchero del latte- in glucosio); la malattia delle urine – a sciroppo d’acero- un difetto raro del metabolismo degli aminoacidi; la fenilchetonuria, una malattia metabolica rara e congenita che porta all’accumulo tossico di un aminoacido; ed altre patologie della mamma che possono controindicare l’allattamento materno. Ad esempio, l’infezione da HIV, l’Herpes simplex al livello del capezzolo attivo, particolari stati di salute della mamma o l’uso di farmaci incompatibili con l’allattamento. La gran parte dei farmaci è compatibile ma meglio sempre rivolgersi ai vari centri antiveleni per la conferma”.
Insomma, ci sono casi davvero particolari che, senza scendere in eccessivi tecnicismi, verranno affrontati con il supporto specialistico del professionista di fiducia.
Potremmo sintetizzare e classificare in questo modo, i casi in cui il latte artificiale è preferibile a quello materno:
– Gravi malattie croniche e debilitanti;
– Malattie infettive gravi;
– Malformazioni al capezzolo.
Latte materno e latte artificiale: differenze
“Il latte materno è un alimento vivo, in continuo cambiamento a seconda delle esigenze nutrizionali e di crescita del neonato. È unico, ogni mamma ha il suo, ed è il solo a favorire la formazione del microbioma intestinale del neonato. Esso risponde alle esigenze del neonato, per cui è subito pronto e non necessita di nulla. Il latte artificiale è un alimento che mantiene caratteristiche nutrizionali standard, pur cercando di essere simile a quello della mamma ma è carente, per esempio, degli anticorpi materni”.
Non sono due alimenti paragonabili, ma non sono antagonisti. Ci sono casi in cui le formulazioni artificiali sono state davvero indispensabili per una crescita sana ed equilibrata del neonato e che vengono consigliati in integrazione con quello della mamma.
Ovviamente, il latte artificiale ha il minus, tra le altre cose, di richiedere una serie di accortezze che riguardano la sua preparazione come la sua conservazione, l’acquisto di tutti gli strumenti che saranno necessari per preparalo, dal biberon, agli strumenti per scaldare il latte, alle differenti tettarelle da sostituire in base all’età del bambino e alla sua diversa capacità di succhiare. Cose che, per colei che vorrà e/o potrà scegliere di dare il latte materno, sarannno per sempre oscure!
Latte liquido e in polvere: quale scegliere
Quando abbiamo deciso o capito di dover integrare il nostro latte materno con quello artificiale o di sostituirlo del tutto, la scelta da fare è anche fra quello liquido e quello in polvere. Scelte che variano in base ad una serie di fattori, tra i quali c’è anche il costo. Infatti, se pensiamo al lato economico, quello in polvere, essendo meno pratico, perché va preparato di volta in volta, costa un pochino meno e, pensando a quante spese piuttosto considerevoli, deve sostenere una famiglia, anche con un solo bimbo, questo elemento incide non poco. Tra pannolini da cambiare, latte, per non parlare del nido, i primi tre anni di vita del bambino, si stima vadano via parecchie migliaia di euro, senza che il piccolo abbia ancora chiesto nulla.
Ecco le parole della dottoressa Presicce a tal riguardo.
“ Parlando del tipo di latte da scegliere bisogna pensare alle principali differenze fra le due tipologie e la scelta sarà soggettiva, alla luce delle proprie considerazioni personali. Il latte liquido arriva in casa sterile, ma una volta aperta la confezione non lo è più e va consumato entro due ore. Il latte in polvere non è sterile e può subire contaminazioni all’ apertura nelle nostre case come nella fase di preparazione. Per questo si suggerisce di scaldare l’acqua ad una temperatura di almeno 70 gradi e poi di raffreddarlo rapidamente per evitare ulteriori proliferazioni batteriche.
Per quanto riguarda l’allattamento misto potrebbe essere una necessità temporanea o una scelta della mamma. Non si deve demonizzare questa scelta se è quella che fa stare meglio la mamma o il bambino e non va mai vissuta come una sconfitta nel caso in cui venga proposta per necessità. La cosa importante è farsi seguire da professionisti competenti che possano aiutarvi a mantenere la produzione di latte con strumenti e tempi adatti alle vostre esigenze. Dove è possibile, si può pensare anche ad un’integrazione di latte eseguita con il latte materno tirato”.
Fino a quando dare il latte
Sappiamo che, intorno ai sei mesi di vita, il bambino comincia ad avere nuove esigenze alimentari. Allora, accanto al latte, si inizierà a fargli assaggiare alcuni alimenti, seguendo uno schema da concordare con il/la pediatra. Lo svezzamento andrà, con estrema gradualità, a sostituire prima una poppata poi un’altra, sino a quando il latte, materno o artificiale, non saranno più graditi dal neonato. Ovviamente succede anche, soprattutto se si tratta di latte materno, che il bambino non sia così entusiasta di abbandonarlo, ma l’importante, quando è trascorso l’anno di vita, che la mamma sia a suo agio ed abbia le energie per proseguire.
Quando si tratta di latte artificiale di crescita prima e di latte vaccino poi, non è raro che alcuni bambini, al contrario, non vogliano affatto continuare a berlo ma, per allora, sappiamo che la sua alimentazione, ormai variegata, non è più legata alla necessità di berlo.
Ad ogni modo, per concludere, ci sta a cuore esortare tutte le neo mamme a consultare sempre un esperto/a, ogni qualvolta si stia vivendo un dubbio o un momento di sconforto, di confortarsi sempre e di non sentirsi mai in colpa, qualsiasi scelta sia fatta sull’allattamento. Pediatra, ostetrica, doula, sono i principali interlocutori che possiamo cercare, per il benessere nostro e di nostro figlio.
Infine, ricordiamo anche che, in caso di allattamento artificiale, esso richiederà le stesse attenzioni, accortezze, di un normarle allattamento al seno. Rimane sia una forma di nutrimento che di amore, per cui il biberon potrà essere dato come si fa in caso di latte materno: in modo intimo, rilassato, in una posizione comoda, in un proprio angolino della casa, se vorrete, guardando negli occhi vostro figlio/a. Se, in precedenza, abbiamo parlato di un minus del latte artificiale, ora vogliamo concludere con un suo plus: la possibilità che, in questo splendido momento, sia incluso anche il partner come in una forma di amore e di conoscenza reciproca ma anche quando, per qualsiasi motivo, la mamma non possa.