Vladimir Putin è indubbiamente il più noto presidente della Russia. Da oltre vent’anni al vertice del potere della Federazione Russa, è uno dei principali protagonisti della politica internazionale. Dall’infanzia in povertà al ruolo di funzionario del KGB, la principale agenzia di sicurezza e polizia segreta dell’Unione Sovietica, fino ad arrivare a ottenere la leadership del suo Paese, la vita del numero uno del Cremlino è piena di luci e ombre.
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Chi è Vladimir Putin
Vladimir Putin nasce a Leningrado il 7 ottobre del 1952 in una famiglia di modeste condizioni. Secondo la sua biografia Ot pervogo Lica, trascorre un’infanzia povera in una kommunalka, un’abitazione in cui più nuclei familiari condividono i servizi, la cucina e il corridoio occupando in forma privata solo una o due stanze. “La strada a Leningrado, cinquant’anni fa, mi ha insegnato una lezione: se la rissa è inevitabile, colpisci per primo” è una delle frasi del futuro leader russo.
Adolescente comincia a praticare judo, disciplina che lo accompagnerà per tutta la vita. Il nonno paterno aveva lavorato come cuoco per Stalin e per Lenin, il padre viene arruolato dal NKVD in un gruppo di sabotatori. Vladimir si laurea in diritto internazionale all’università statale di Leningrado, poi viene arruolato nel KGB. Membro del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e ufficiale dei servizi segreti sovietici con il grado di tenente colonnello del KGB, tra il 1985 e il 1990 vive a Dresda, nella Repubblica Democratica Tedesca e opera presso la Stasi, i servizi segreti della Germania dell’Est, utilizzando un’identità di interprete come copertura.
Sul ruolo di Putin in Germania ci sono informazioni contrastanti. Secondo alcuni biografi avrebbe avuto solo il compito di redigere report da inviare a Mosca per riferire il lavoro svolto da altri e non avrebbe mai partecipato a operazioni sul campo. Secondo altre indiscrezioni, sarebbe stato in contatto diretto con la Rote Armee Fraktion (Raf), il gruppo terroristico, simile alle Brigate Rosse, al quale Mosca avrebbe dato armi e finanziamenti per compiere attentati nella Germania occidentale.
Dopo la caduta del Muro di Berlino Putin resta nell’edificio del KGB a Dresda, accanto a quello della Stasi. Il 5 dicembre 1989 una folla assalta le due strutture e, secondo alcuni resoconti non confermati, Vladimir sarebbe uscito dal palazzo con una pistola in mano e avrebbe convinto i manifestanti a disperdersi dicendo: “Ho 12 pallottole. Una la lascio per me. Ma, compiendo il mio dovere, dovrò sparare”.
L’ingresso in politica di Putin
Il 20 agosto 1991, durante il fallito colpo di Stato contro Mikhail Gorbaciov, supportato dal KGB, Putin rassegna le dimissioni dai servizi segreti. Alla fine del 1991 l’URSS cessa di esistere e Vladimir, stando a quanto raccontato da lui stesso, si trova in difficoltà e svolge diversi lavori tra cui quello di tassista abusivo per sbarcare il lunario. Decide anche di entrare in politica e diventa uno dei collaboratori più stretti di Anatolji Sobchak (che era stato suo professore all’università), neoeletto sindaco di San Pietroburgo (ex Leningrado).
Putin viene nominato presidente del comitato per le relazioni internazionali della città, con il compito di promuovere i rapporti con l’estero e attirare gli investimenti stranieri. Nello stesso periodo, nell’organo lavorano anche Aleksej Miller, CEO di Gazprom dalla fine del 1991 al 1996, nonché un elevato numero di politici e imprenditori.
Nel 1996 Sobchak perde le elezioni e il suo braccio destro viene chiamato a Mosca dove entra nell’entourag del presidente Boris Eltsin, che nel 1998 lo nomina direttore dell’FSB, il più importante servizio segreto russo. Dopo meno di un anno Putin viene designato da Eltsin Primo ministro della Federazione Russa e il leader del Cremlino dichiara inoltre che avrebbe desiderato che Vladimir diventasse il suo successore.
Il 31 dicembre 1999, Eltsin, che avrebbe dovuto affrontare accuse di corruzione, si dimette e, in base alla Costituzione, al suo posto subentra il primo ministro. Dopo aver svolto funzioni di presidente ad interim, alle elezioni del 2000 Putin viene eletto al primo turno restando quindi a capo del Cremlino. Da allora il cosidetto “zar” ha mantenuto la leadership della Russia quasi ininterrottamente fino a oggi.
Sotto il suo primo mandato come presidente, l’economia russa è cresciuta notevolmente per otto anni consecutivi, con il pil a parità di potere d’acquisto aumentato del 72%. La crescita è il risultato del boom economico delle materie prime, della ripresa dopo la depressione seguita al collasso dell’Unione Societica e di adeguate politiche economiche e fiscali.
Impossibilitato a ricoprire un terzo mandato consecutivo secondo il quarto punto della Costituzione della Federazione Russa, Putin favorisce la vittoria del suo delfino Dmitrij Medvedev, che a sua volta nomina l’ex presidente come Primo ministro nel 2008. Alle successive elezioni del 2012 Vladimir può ricandidarsi per un terzo mandato vincendo con il 64% dei voti. Intanto, durante il governo Medvedev, il numero di anni del mandato presidenziale passa da quattro a sei. Alle presidenziali 2018 viene riconfermato per un quarto mandato.
L’azione politica di Putin
Negli anni 2000 la Russia è in gravi difficoltà sia sul piano economico che internazionale. In questa fase Putin rafforza il ruolo dello Stato e limita il potere degli oligarchi, i ricchissimi imprenditori che condizionavano pesantemente la vita politica migliorando le condizioni economiche del Paese. Affronta anche la guerra contro i separatisti dellla Cecenia e contrasta i gruppi armati terroristi facendo alle volte intervenire l’esercito.
La guerra contro i separatisti, iniziata al tempo di Eltsin, viene condotta con estrema brutalità fino al suo termine nel 2009. Dal punto di vista ideologico, con Putin la Russia subisce un graduale processo di arretramento democratico. Il dissenso è poco tollerato e diversi giornalisti e oppositori politici vengono uccisi o arrestati, sebbene non sia mai stato provato che l’ordine di eliminarli arrivi dal presidente russo. Inoltre nel 2020 lo zar promuove una modifica alla Costituzione che gli consentirà di essere eletto alla presidenza per altri due mandati, il che significa che potrebbe restare al potere fino al 2036.
Lo “zar” nel corso degli anni ha introdotto anche leggi che limitano i diritti civili e colpiscono le minoranze, in particolar modo la comunità LGBTQ+.
La guerra contro l’Ucraina
Nel 2014 Putin autorizza il sostegno militare alle forze filorusse nella regione ucraina della Crimea, dichiarando poi l’annessione del territorio a seguito di referendum popolare non riconosciuto dalla comunità internazionale.
Il 24 febbraio 2022, Putin tiene un discorso alla nazione annunciando un’operazione militare nel Donbass, da lui ufficialmente denominata “operazione militare speciale”. Così il presidente russo dà inizio a un’invasione su larga scala dell’Ucraina che si protrae ancora oggi.
Il 17 marzo 2023 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Vladimir Putin per crimini di guerra avvenuti in Ucraina. A marzo 2024, a seguito delle elezioni presidenziali, lo “zar” viene rieletto per il quinto mandato presidenziale.
Vita privata di Vladimir Putin
Il 28 luglio 1983 Putin ha sposato Ljudmila Škrebneva dalla quale ha avuto due figlie: Marija Putina (sposata Maria Vorontsova), nata nel 1985, e Ekaterina Putina, nata nel 1986 a Dresda. Dopo che molte voci erano corse sul deterioramento della relazione, Putin e Ljudmila hanno annunciato pubblicamente all’inizio di giugno 2013 la fine del loro matrimonio. Putin avrebbe due nipoti e da anni avrebbe intrapreso una relazione con l’ex ginnasta Alina Kabaeva, classe 1983, dalla quale avrebbe avuto tre figli: un maschio nel 2009, una femmina nel 2012 e un’altra bambina nel 2015.
Il presidente russo avrebbe accumulato enormi ricchezze ma non è nota l’entità del suo patrimonio. Per consolidare i consensi sulla sua figura, ha coltivato con cura negli anni il culto della sua personalità dando all’esterno un’immagine da “duro” e “imperturbabile” facendosi fotografare a torso nudo mentre cavalca o fa il bagno in acque gelide.
È un fan degli Abba, tifoso di Formula 1 e grande amante degli animali. Putin avrebbe quattro cani: un pastore bulgaro di nome Buffy che gli è stato donato dall’allora Primo ministro bulgaro Bojko Borisov; Yume, un esemplare femmina di Akita, omaggio dell’omonima prefettura giapponese per l’aiuto fornito dalla Russia durante lo tsunami del 2011; Verny, un esemplare maschio di Alabai regalatogli dal presidente turkmeno Gurbanguly Berdimuhamedow; un esemplare maschio di pastore di Charplanina, Pasha, dono del presidente serbo Aleksandar Vučić.
Putin parla molto bene il tedesco e in maniera discreta l’inglese e lo svedese. È un membro praticante della Chiesa ortodossa russa, la sua “conversione” avrebbe avuto luogo dopo un grave incidente stradale che coinvolse la moglie nel 1993 e sarebbe diventato ancora più devoto dopo che nell’agosto 1996 la sua dacia prese fuoco rischiando di uccidere gli occupanti.