Educazione sessuale nelle scuole tra “nefandezza” e necessità: perché divide (ancora)

Politica, cultura ed educazione ancora una volta si scontrano in aula sull'educazione sessuale nelle scuole. Perché (ancora) divide?

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Giorgia Prina

Lifestyle Specialist

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“Una porcheria” e “una nefandezza”. Così, senza mezzi termini, il deputato leghista Romano Sasso ha commentato un emendamento del M5s alla proposta di legge sulla violenza sessuale. Il tema centrale: l’educazione alla parità di genere nelle scuole. Ancora una volta assistiamo a uno scontro duro, fatto di botta e risposta in Aula alla Camera su un tema sempre caldo, sempre necessario. Non solo tra Lega e centrosinistra, ma anche tra le fila di Fratelli d’Italia c’è chi ci ha tenuto a dissociarsi dalle posizioni del politico. Un tema che interessa la salute, la sfera affettiva e la cultura di tutti e tutte noi.

Educazione sessuale nelle scuole una “nefandezza”: è veramente così?

“Al M5S non interessa solo l’educazione alla parità di genere ma vogliono l’educazione sessuale. Se la vogliono, se la facciano nelle loro sedi di partito e vediamo se i genitori manderanno lì i loro figli”. Mi dispiace dirlo, ma il livello di informazione riguardo alla sessualità è ovunque, a qualsiasi livello, troppo basso. Non è raro imbattersi in discussioni tra amici o in blog e forum (per chi ancora li usa) riguardo alla contraccezione, l’accesso all’aborto, la vita affettiva vissuta al massimo delle sue possibilità e libertà e trovarsi davanti a dubbi stratificati da anni di ostracizzazione e diffidenza rispetto a un argomento che, piaccia o meno a chi discute in Aula, permea la quotidianità di tutti e tutte noi.

Eppure basta dare una rapida occhiata ai dati per rendersi conto di quanto il problema sia enorme e diffuso. Lo riporta, tra gli altri, Wired, citando ad esempio l’ultimo rapporto Durex diffuso venerdì 27 ottobre 2023. Alcuni dati: meno di un giovane su due (43,4%) utilizza sempre il preservativo, con un crollo dal 57% del 2019. L’11,6% dei ragazzi dichiara di aver avuto la prima esperienza sessuale fra gli 11 e i 13 anni. Ancora, e non meno pericoloso, il 65% di ragazze e di ragazzi afferma che il metodo contraccettivo impiegato da loro sia il coito interrotto. Quasi il 40% lo considera un modo sicuro contro gravidanze indesiderate e infezioni sessualmente trasmissibili, con percentuali più elevate sempre nella fascia 11-13 anni.

Ancora una volta a essere messa in ballo è la famiglia che dovrebbe occuparsi dell’educazione sessuale dei figli. Ma, e qui chi dice il contrario sa di mentire, parlare di rapporti e intimità in famiglia è troppo spesso difficile, mascherato e non efficace, soprattutto tra i giovanissimi. Senza contare che sembra dare per scontato che gli adulti, solo perché muniti di un’età anagrafica più alta, siano dotati delle corrette conoscenze da trasmettere ai più giovani.

Per informarsi ci si affida a internet, alle confidenze fra amici e a sempre più numerose pagine social che si propongono di colmare i dubbi e lacune sulla sessualità. L’Italia, urge ricordarlo, è uno degli ultimi Stati membri dell’Unione Europea in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria a scuola, accanto a Spagna, Croazia, Slovacchia, Lituania e Romania. Materia che era stata introdotta nelle scuole medie da me frequentate, che, a distanza di anni, ringrazio. Non solo per aver fornito basiche informazioni di tutela personale contro le malattie, ma per aver aperto un confronto alla pari con ragazzi e ragazze curiose di un mondo tenuto da tutti e tutte sotto la misteriosa ombra di discorsi tabù.

Perché l’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole è necessaria

Quello di Romano Sasso è un blitz temporaneo entrato improvvisamente agli “onori” della cronaca e che, speriamo, ne uscirà presto. Ma il suo intervento rianima una discussione sempre viva a fior di pelle della politica e rivela, come una Cartina di Tornasole, quali e quanto siano radicati in profondità, i dubbi di chi si oppone all’educazione sessuale, o meglio affettiva, nelle scuole.

Ricordiamo che l’educazione sessuale, o ancora meglio, affettiva, è da intendersi come insegnamento il più possibile olistico che spinga verso la promozione della salute a tutto tondo. Non solo fisica (anche se è chiaramente centrale), ma anche psicologica, e sociale. Perché sì, anche da questo tipo di insegnamento e confronto può nascere finalmente quella cultura del consenso e del rispetto che tanto ci manca. L’Onorevole, con le sue parole, mostra probabilmente di essere inconsapevole vittima della cattiva educazione sessuale, condivisa da moltissimi italiani.