Se dovessimo immaginare una società ideale questa sarebbe sicuramente contraddistinta dall’uguaglianza, dal rispetto e dalla parità di tutti i suoi individui. Ma la realtà dei fatti ci conferma che siamo ancora molto lontani da quella visione utopica alla quale auspichiamo.
Ogni giorno, e in tutte le parti del mondo, le persone vengono discriminate, giudicate e trattate diversamente, a volte addirittura private di quei diritti che gli appartengono per natura. E questo accade solo perché, per qualche strana ragione, ci siamo convinti della superiorità di alcuni gruppi, e categorie di appartenenza, rispetto ad altre, e ci siamo appropriati del diritto di scegliere anche per loro.
Ogni giorno combattiamo questa battaglia. Lo facciamo per noi stessi, tutte le volte in cui ci troviamo in ambienti dove la disparità è molto più grande dello spettro di un retaggio culturale ormai obsoleto. Lo facciamo anche per gli altri, però, soprattutto per tutte quelle persone che non godono neanche della protezione e della tutela della legge, sulla quale invece possiamo contare noi.
Alcune di queste situazioni, che si reiterano ormai da tempo, le conosciamo molto bene. Impossibile non pensare, per esempio, alle numerose discriminazioni, trasformatesi poi in oppressione, che subiscono ogni giorno le donne in Afghanistan. Non sono le uniche, però.
Dall’altra parte del mondo, infatti, esiste una popolazione di persone invisibili. Sono bambini, ragazzi e anziani. Sono donne e uomini di ogni età, e sono tutti accomunati dal medesimo destino, colpevoli solo di essere nati “fuori casta”. Si tratta degli intoccabili, oggi conosciuti come pària o dalit. Di persone non meritevoli di un posto in società perché considerati “polvere”.
C’erano una volta gli intoccabili
Gli intoccabili, oggi, non esistono più, o almeno è così che dovrebbe essere. Nel 1950, infatti, le caste sono state abolite ufficialmente da una legge della Costituzione indiana, eppure la discriminazione nei loro confronti è così radicata che la situazione attuale non è poi così diversa da quella del passato.
Il loro nome è cambiato, certo, eppure ai dalit non vengono ancora date le stesse opportunità che hanno gli altri. Non solo vengono riservati a loro lavori più umili da svolgere in condizioni disumane, ma sono spesso costretti a subire abusi e soprusi dalle caste più alte.
Aberrante e drammatico è un fatto di cronaca che risale a qualche anno fa e che ha visto la morte di una ragazza dalit di appena 19 anni. La giovane, infatti, è stata violentata, torturata e strangolata da quattro uomini appartenenti a una casta più alta. Ma questo è solo uno dei tanti episodi di violenza che coinvolgono ogni giorno i paria in India.
“Il sistema delle caste”– ha spiegato il vescovo di Lucknow, Gerald Mathias, ad Asianews –”È così radicato nella società che troppi crimini commessi verso donne e ragazze dalit vengono messi a tacere”.
La lista delle violenze è lunga e drammatica. Nel 2020 dei giovani anno violentato e ucciso una bambina di tre anni, abbandonando poi il corpo in un campo a Lakhimpur Kheri. Lo stesso tragico destino è toccato a una dodicenne, anche lei stuprata e uccisa a Maharajganj.
A questi casi aberranti, poi, si aggiungono tutta una serie di discriminazioni quotidiane che vengono perpetuate ai danni delle famiglie dalit che vengono allontanate ed emarginate dal resto della comunità. Una situazione, questa, che è ancora più evidente nei villaggi limitrofi alle città.
Ma qual è la colpa di queste famiglie? E perché la loro vita umana non è considerata al pari delle altre? Per comprendere le origini di questa discriminazione, forse una delle più brutali al mondo ancora esistente, dobbiamo fare un breve excursus sul sistema catastale che è collegato, direttamente, all’Induismo.
Secondo il credo religioso del Paese, infatti, Brahmā creò gli uomini attingendo alle diverse parti del suo corpo, creando inevitabilmente una differenza sostanziale tra i gruppi sociali: le caste, appunto. Troviamo dunque i Brahmini, nati dalla testa di Brahmā, e considerati i custodi della scienza. I Kshatriya, guerrieri e governanti originati dalle sue spalle. Ci sono poi gli agricoltori, i commercianti e i pastori che sono nati dalla coscia e gli Shudra, i servi originati dai piedi.
Una gerarchia, questa, che esclude un’importante fetta di popolazione. Si tratta dei fuori casta – o 5ª casta. Gli intoccabili, i dalit, coloro che sono nati dalla polvere che copriva i piedi del Brahmā. Queste persone vivono in tutta l’Asia Meridionale e, secondo l’ultimo censimento, che risale al 2012 (Wikipedia), costituiscono il 16,6% dell’intera popolazione indiana.
La grande discriminazione
Nonostante l’abolizione delle caste, i paria vivono ancora oggi in condizioni che non possono essere considerate umane. A loro vengono affidati e riservati lavori umili che hanno spesso a che fare con le pulizie, proprio in riferimento al posto che occupano nella gerarchia.
Ma la cosa peggiore è che gli intoccabili sono considerati “impuri”. Questo vuol dire che i membri delle caste più alte, hanno da sempre fatto fronte comune per tenere lontano queste persone dalla loro quotidianità. Lo hanno fatto impedendogli di vivere nei villaggi, di utilizzare le stesse strade e persino di bere dalle stesse fontane.
Ovviamente i dalit, anche se impiegati come “schiavi” nelle case delle famiglie delle caste alte, hanno sempre avuto numerosi divieti, come quello di maneggiare il cibo, di interagire con i membri del nucleo familiare. Di studiare, leggere e accedere ai templi.
Le cose, poi, sono cambiate, anche se oggi è ancora difficile parlare di un pieno riscatto di questa popolazione. Il Mahatma Gandhi si impegnò in prima persona affinché gli intoccabili ottenessero la possibilità, che già apparteneva agli altri, di poter frequentare i templi. E alla fine, nel 1950, non solo il sistema delle caste fu abolito, ma l’intoccabilità della 5° casta venne completamente proibita.
Purtroppo sappiamo bene quanto le credenze, così come le discriminazioni, sanno radicarsi bene nel tessuto societario, così tanto da essere difficili da sradicare. E l’Asia meridionale non è immune da questo processo. Nonostante infatti la persecuzione ai danni dei dalit, e in generale alle caste inferiori, sia considerato in tutto e per tutto un crimine, esistono molti luoghi in cui questa viene perpetuata.
Tutte le misure legislative volte e tutelare gli intoccabili, e a contrastare le diseguaglianze ereditate dal passato, non hanno fatto altro che acuire l’intolleranza nei confronti di questa fetta della popolazione. Se nelle città la situazione si è gradualmente evoluta, resta ancora drammatica nei villaggi marginali.
Qui le discriminazioni sono ancora all’ordine del giorno e non si limitano all’esclusione dei membri delle famiglie dalit dalla vita quotidiana, ma spesso si trasformano in violenze, torture e omicidi. Milioni di bambini, inoltre, sono spesso costretti a vivere in condizioni di schiavitù imposte proprio dalle caste più alte che sfruttano la disparità economica per ribadire quella sociale.
Le legislazioni locali, negli ultimi anni, hanno lavorato duramente per creare delle leggi che possano in qualche modo cambiare le cose e favorire l’integrazione degli intoccabili con il resto della società. Ma la cultura discriminatoria che ha dominato per secoli, questo è chiaro, non può essere combattuta o eliminata solo attraverso le leggi, ma anche e soprattutto con una nuova cultura, quella che si basa sull’uguaglianza, sulla parità e sul rispetto verso gli altri esseri umani.