Contro l’odio, la violenza e la discriminazione: la legge Mancino

Reclusione, multe e condanne: così la legge Mancino difende l'Italia dall'odio e dalla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi

L’istigazione all’odio e alla violenza, al razzismo e alle discriminazioni sono da considerarsi dei reati a tutti gli effetti. Lo sono perché ledono la dignità, la libertà e l’identità stessa delle persone coinvolte come parte offesa.

E in un mondo ideale, lo sappiamo, questi crimini ai danni delle persone non dovrebbero esistere perché dovrebbero essere i valori dell’inclusività, della tolleranza e del rispetto a governare. Ma in quello reale ce ne sono, e sono stati proprio loro i protagonisti delle pagine più nere della storia dell’intera umanità.

Ma gli sbagli, si sa, fanno parte della nostra storia, ed è loro il compito di diventare un monito affinché non vengano perpetuati gli stessi orrori. Un monito che in Italia è diventato legge, quella del 25 giugno 1993.

La legge Mancino

Correva l’anno 1993 quando veniva approvata la legge Mancino, un atto legislativo che condanna e sanziona frasi, gesti, azioni e slogan che incitano all’odio, alla violenza e alle discriminazioni per motivi etnici, razziali, religiosi o nazionali. La stessa legge 26 giugno 1993, n. 205, punisce anche l’utilizzo di simboli ed emblemi a sfondo razzista.

La legge Mancino, che prende il nome dal Ministro dell’Interno Nicola Mancino che la propose durante la sua carica, è oggi il più importante strumento della legislatura italiana volto a tutelare le persone coinvolte nei crimini di odio e violenza razziale.

La disposizione prevede la reclusione fino a un anno e sei mesi, o una multa fino a 6000 euro, da applicare nei confronti di chi incita a commettere, o commette, atti di violenza o odio per motivi razziali, nazionali, religiosi o etnici. La stessa legge vieta la fondazione di organizzazioni, associazioni o movimenti che sono a sfondo discriminatorio e l’utilizzo o l’ostentazione di emblemi e simboli che siano collegabili al razzismo.

La legge Mancino sanziona e punisce anche qualsiasi condotta riconducibile in qualche modo al fascismo, alle sue ideologie e alle azioni e i pensieri antidemocratici.

Appena entrata in vigore, la legge, ha visto lo scioglimento di quello che era il Movimento Politico Occidentale, un’organizzazione di estrema destra i cui componenti sono stati arrestati e condannati per discriminazione e antisemitismo.

La legge che qualcuno vuole cancellare

Nonostante la legge Mancino rappresenti per l’Italia un importante strumento di tutela nei confronti di chi subisce crimini a sfondo razziale, più volte nel corso della storia ha incontrato degli oppositori.

Già nel 2014, infatti, il partito della Lega Nord ha proposto un referendum abrogativo per la legge 26 giugno 1993 ritenendola lesiva per la libertà politica e civile. Più in generale, i critici della legge Mancino, la descrivono come una disposizione anticostituzionale, perché mina e ostacola la manifestazione del pensiero libero. Anche Fratelli d’Italia condivide l’idea di abrogare la legge Mancino.

Dall’altra parte, invece, non solo c’è chi sostiene la legge, ieri come oggi, ma anche chi propone un’estensione della stessa con l’aggiunta dei reati discriminatori e razziali che riguardano l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Uno degli ultimi tentativi risale al 2020, quando il PD e il Movimento 5 stelle hanno proposto di inserire nelle legge anche i reati di omo-transfobia, trovando però l’opposizione dei partiti della Lega e di Fratelli d’Italia, capitanati rispettivamente da Matteo Salvini e Giorgia Meloni.