Venerdì 17: porta davvero sfortuna?

Bistrattato, maltrattato, considerato simbolo di disgrazia e di sventura. Perché il venerdì 17 fa così paura?

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Sapete cos’è l’eptacaidecafobia? Probabilmente no, anche se forse vi ha colpito qualche volta, e lo sta facendo anche oggi. Si tratta sostanzialmente della paura che nutriamo nei confronti del numero 17. Quello stesso numero che, se cade di venerdì, dà vita a tutta una serie di superstizioni e riti scaramantici che vengono perpetuati da generazioni.

I più pragmatici sono sicuramente immuni da tutte quelle dicerie che popolano le strade e i quartieri d’Italia. Eppure non solo c’è chi crede che il venerdì 17 porti sfortuna, sempre e comunque, ma c’è anche chi durante questo giorno mette in atto tutta una serie di piccole pratiche per scongiurare qualsiasi sventura.

Ma il venerdì 17 è così nefasto? E perché su questo giorno si sono abbattuti stereotipi e pregiudizi che continuano a esistere e a persistere? Scopriamolo insieme.

Numero 17: le origini della superstizione

La paura, o meglio la suggestione che scaturisce da ogni venerdì 17 ha origini lontane. Intanto è bene precisare che tutte le superstizioni legate a questo giorno riguardano l’Italia e tutti i Paesi di origine greco-latina. Nei Paesi anglosassoni, invece, a essere temuto è il giorno 13. Una paura, questa, che è arrivata anche nello stivale anche se in maniera indiretta e meno sentita.

Le origini della superstizione, dicevamo, sono antiche. Il numero 17, infatti, era particolarmente avverso ai seguaci di Pitagora. Il motivo è tutto matematico: secondo gli studiosi, infatti, il 16 e il 18 erano i numeri perfetti perché rappresentazione dei quadrilateri. Al contrario, invece, il 17 che si trovava nel mezzo rappresentava la cosa più lontana dalla perfezione e, per questo motivo, veniva spesso discriminato. Troviamo il numero 17 anche nell’Antico Testamento. Secondo la Genesi, infatti, il Diluvio Universale cominciò proprio in questo giorno.

Anche nell’Antica Roma questo numero è stato più volte bistrattato e considerato portatore di disgrazia per due motivi. Il primo è che “VIXI”, anagramma di XVII, può essere tradotto come “vissi” e far riferimento quindi a una vita spezzata. Il secondo, invece, riguarda la battaglia di Teutoburgo che venne combattuta tra i Romani e i Germani di Arminio nel 9 secolo d.C. e che vide la distruzione della legione 17.

Venerdì 17 e la sfortuna nella cultura di massa

Diluvi universali, battaglie perse, messaggi subliminali e nefasti: i più razionali spiegherebbero la paura nei confronti del numero 17 come delle semplici coincidenze, ma la verità è che ancora oggi queste credenze influenzano la cultura di massa. Nella smorfia napoletana, per esempio, il 17 è considerato simbolo di disgrazia e sfortuna.

Ma come si è arrivati, poi, ad accostare il numero sfortunato al venerdì? Una delle teorie più accreditate ipotizza che sia stato scelto questo giorno della settimana in riferimento al Venerdì Santo, il giorno della morte di Gesù.

Ad alimentare le teorie, le credenze e le superstizioni, poi, si sono aggiunti il cinema, la letteratura e anche le leggende popolari. C’è chi, però, difende a spada tratta il venerdì 17 dalle ingiurie e dalle maldicenze. L’organizzazione senza scopo di lucro Cicap, infatti, ha indetto la Giornata Anti-Superstizione, un appuntamento che cade ogni venerdì 17 e che ha come obiettivo quello di rivendicare il buon nome di questo giorno.