Matilde Serao, in barba alle malelingue

Amorosa interprete delle vita mondana del popolo napoletano e non solo, devota al giornalismo e alla scrittura: lei è Matilde Serao. E questa è la sua storia

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Redazione

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È stata una grandissima scrittrice e giornalista italiana, a lei l’onore e l’onere di essere la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano. È stata candidata sei volte al Premio Nobel per la letteratura, anche se non lo ha mai ottenuto. Era una donna forte, tenace e combattente. Momigliano, la definì “la più grande pittrice di folle che abbia dato il nostro verismo”. Lei è Matilde Serao e questa è la sua storia.

Nata il 7 marzo del 1865 a Patrasso, in Grecia, Matilde ha vissuto i primi anni della sua vita nel Paese insieme alla sua famiglia. Suo padre, avvocato e giornalista, fu costretto a lasciare l’Italia per sfuggire alle repressioni dei Borbone. Nel 1860, però, con l’annuncio della caduta di Francesco II, la famiglia tornò in patria trovando una sistemazione a Ventaroli, frazione di Carinola.

La forte personalità di Matilde, sviluppata già in tenera età grazie agli stimoli dati da suo padre, è difficile da delineare, ma la sua opera, così come la sua biografia, è così esaustiva da renderla una delle personalità più importanti della letteratura. La passione per la scrittura inizia a farsi strada fin da ragazza e la Serao inizia a lavorare sul campo collaborando con alcuni giornali locali.

A 26 anni, una giovane Matilde si trasferisce a Roma. È nella capitale che conoscerà Edoardo Scarfoglio, futuro marito e padre dei suoi figli. La loro storia è unica, passionale ma anche tormentata: la donne soffre terribilmente i continui tradimenti del marito che, durante il loro matrimonio, ha anche una figlia con un’altra donna. I due, insieme, fondano il Corriere di Roma e anche se il giornale non avrà molta fortuna continueranno la loro attività a Napoli. Nel 1892, infatti, fondano un nuovo giornale: Il Mattino. Dopo la morte di Edoardo, Matilde sposerà Giuseppe Natale, con il quale fonderà il quotidiano Il Giorno.

Il giudizio critico sulla sua opera, ha subito a lungo la severa opinione di Renato Serra che considerava gli scritti della Serao solo dei romanzetti. La verità è che Matilde era affascinata dai pettegolezzi e dalla vita mondana di Roma e Napoli, ma quello che più le stava a cuore era la possibilità di poter raccontare la vita e gli avvenimenti senza visioni distopiche.

Dal primo giorno che ho scritto, io non ho mai voluto né saputo essere altro che una fedele e umile cronista della mia memoria.

Grazie alla sua genialità e alla caparbietà che le apparteneva naturalmente, riuscì a ottenere una certa fama a Roma e poi a Napoli. Tuttavia le dame dei salotti mondani che la donna frequentava non perdevano occasione per criticare le sue umili origini. Ma non si lasciava certo scalfire da quei commenti, lei che di loro diceva “Quelle damine eleganti non sanno che io le conosco da cima a fondo, che le metterò nelle mie opere; esse non hanno coscienza del mio valore, della mia potenza“.

Ed è vero, la sua potenza era infinita, e troppo spesso sotto valutata, come dimostra la sua vastissima opera letteraria e la capacità di spaziare su diversi argomenti, dai pettegolezzi alle analisi delle realtà sociali come ha fatto ne Il ventre di Napoli.

E a proposito della piccola borghesia di fine Ottocento, la Serao ha offerto il più ampio e geniale panorama di quel tempo attraverso la novella e il bozzetto. Terno Secco, un racconto breve ma vividamente realistico, raccontava la fatalistica rassegnazione delle persone alla superstizione e al gioco del Lotto. Da questo racconto, la scrittrice, trasse uno dei suoi più grandi romanzi: Il Paese della cuccagna.

Una vita ampiamente vissuta e segnata da amori e passioni, successi, critiche che si spegnerà il 25 luglio del 1927 a causa di un infarto. Matilde verrà ritrovata accasciata sulla sua scrivania tra inchiostro e carta. Ma la sua opera resterà per sempre.