È stato uno dei più grandi pugili della storia di questo sport: Muhammad Alì ha scritto la storia del pugilato, ma non solo perché nella vita ha lasciato un’impronta anche dal punto di vista culturale e sociale. Ha vinto tantissimo: campione del mondo, oro alle Olimpiadi, nominato Pugile dell’anno in diverse occasioni, gli è stato dato il soprannome di The Greatest.
È stato divisivo, come accade a tutti coloro che la vita la prendono di petto e portano avanti le proprie idee senza paura. Ma è stato anche un grande campione, di quelli capaci di intrattenere con le proprie imprese sportive.
La vita, la carriera, i successi e le battaglie di Muhammad Alì.
Indice
Muhammad Alì, la vita del pugile
Cassius Marcellus Clay, questo il nome del pugile all’anagrafe, nasce il 17 gennaio del 1942 a Louisville, Kentucky e vive in un’epoca di forte segregazione razziale che lo segna per il resto della sua vita.
Al pugilato, quel ring che lo trasformerà in leggenda, arriva molto presto: a soli 12 anni, su consiglio di un poliziotto.
Il debutto avviene nel 1954, Cassius Clay combatte nei dilettanti ma inizia a farsi un nome nell’ambiente: tante vittorie segnano questi anni che lo vedono crescere e diventare un campione.Un percorso che culmina nel 1960 con l’oro nei pesi mediomassimi ai Giochi Olimpici di Roma.
Il 29 ottobre di quell’anno Cassius Clay passa al professionismo e, fino al 1963, non incappa in nemmeno una sconfitta: sono 19 le vittorie e si scontra sul ring con nomi importanti del settore.
Celebre all’epoca è stato quello che è stato definito l’incontro dell’anno e che lo ha visto combattere contro Doug Jones il 13 marzo del 1963. Pare che in questa fase della sua vita atletica fosse molto provocatorio nei confronti degli avversari e che questo non fosse visto bene dai “puristi” del pugilato.
Un altro incontro importante della carriera di Cassius Clay è datato 1964 e lo ha visto combattere contro Sonny Liston per il titolo di campione del mondo. Alla fine, la vittoria va proprio a lui. I due si scontreranno ancora.
Il 1964 è un anno importante nella storia personale del campione, perché due giorni dopo il match dichiara di essersi convertito all’Islam, prima con il nome di Cassius X, poi con quello di Muhammad Alì.
Nel ’65 un altro match celebre, quello che lo vede vincere nuivamente contro Liston: iconica l’immagine di Alì in piedi e del suo avversario a terra.
Nel corso del tempo ha difeso il titolo mondiale in tantissime altre occasioni, scontrandosi con i migliori pugili dell’epoca e uscendone per molto tempo imbattuto.
Fino a uno stop durato anni, infatti c’è stato un lungo periodo in cui non ha potuto più scontrarsi con nessuno.
Perché Muhammad Alì è stato squalificato e il ritorno
È il marzo del 1966 e Muhammad Alì viene squalificato, il perché è legato alle sue idee politiche: infatti il pugile avrebbe dovuto arruolarsi per la guerra in Vietnam ma si è rifiutato. Una scelta che lo ha portato nel 1967 al ritiro della licenza per lungo tempo.
È potuto tornare sul ring solamente nel 1970. Ed è proprio nel periodo del suo ritorno che viene sconfitto la prima volta in quello che è stato chiamato L’incontro del secolo: è il 1971 e a battere Alì è Joe Frazier. La sua seconda sconfitta, invece, è datata 1973 ed è avvenuta contro Ken Norton.
E arriviamo a The rumble in the jungle uno dei combattimenti più famosi della storia del pugilato che ha visto Alì scontrarsi con George Foreman, vedendo la vittoria finale del primo. È stato un incontro seguitissimo, basti pensare che erano presenti 60mila spettatori e che è stato visto da più un miliardo di persone in diretta.
Un altro incontro importante è stato The Thrilla in Manila datato ottobre 1975, in cui si è scontrato con Frazier.
L’ultima volta che è salito sul ring per combattere è stata l’11 dicembre del 1981, perdendo.
Ammontano a 61 gli incontri nella carriera di Alì, con ben 56 vittorie: numeri incredibili che lo consegnano alla storia come uno dei pugili più forti di sempre.
Il ritiro e la vita dopo gli anni come pugile
Se il ritiro è avvenuto nel 1981 è nel 1984 che gli viene diagnosticata la malattia di Parkinson. Nel corso del tempo è apparso in più di un’occasione. Ad esempio, alle Olimpiadi di Atlanta, dove è stato l’ultimo tedoforo. In quella occasione, inoltre, gli è stato ridato l’oro olimpico di Roma 1960 che non aveva più. Era presente anche ai Giochi Olimpici di Londra 2012 dove ha portato la bandiera olimpica.
Ha collaborato con l’attore Micheal J. Fox e la sua fondazione sul Parkinson. L’ultima apparizione in pubblico è stata nel 2016, ad aprile. È morto il 3 giugno dello stesso anno.
Gli amori e i figli di Muhammad Alì
Quattro matrimoni e nove figli: la vita sentimentale di Muhammad Alì è stata abbastanza intensa. Le prime nozze sono datate 1964, quando si sposa con Sonji Roi, ma i due stanno insieme per poco tempo, infatti, nel 1966 sopraggiunge il divorzio.
Nel 1967 il pugile si sposa con Belinda Boyd, con lei ha 4 figli: Maryum, nata nel 1968, Jamillah e Liban, nel 1970 e Muhammad Ali Jr., nel 1972. Ma anche questo matrimonio è destinato a concludersi, il divorzio è datato 1976. È nel 1977 che dice nuovamente sì: la nuova moglie è Veronica Porsche. Con lei mette al mondo due figlie Hana e Laila, quest’ultima ha seguito le orme del padre diventando anche lei pugile professionista. Il matrimonio naufraga nel 1986, lo stesso anno in cui si sposa per la quarta ed ultima volta: con Yolanda Lonnie Ali. I due hanno adottato un bimbo: Asaad Amin.
Alì nel corso della sua vita ha avuto anche due figlie da relazioni fuori dai matrimoni: Miya e Kualiah.
I riconoscimenti, i film e la sua influenza
Muhammad Alì è stato un campione, un atleta che ha vinto tantissimo e che ha ottenuto tanti riconoscimenti. Basti pensare, ad esempio, che è stato nominato Fighter of the year da Ring Magazine per ben cinque volte, mentre sei dei suoi incontri sono stati selezionati come combattimenti dell’anno.
La sua influenza sul mondo è stata enorme. Un esempio lo è il fatto che Apollo Creed, il personaggio amatissimo della saga di film Rocky, è ispirato a lui. Oppure che le sue imprese siano finite sul grande schermo: il film Alì, del 2001 con alla regia Michael Mann, racconta gli anni d’oro del pugile, a interpretarlo Will Smith. Questa pellicola ha ottenuto tantissime nomination.
Si può citare anche Quando eravamo re, documentario che racconta lo scontro contro Foreman: The Rumble in The Jungle. Il progetto, datato 1996, è stato premiato con un Oscar.
Questi sono solo alcuni dei tanti modi in cui Muhammad Alì è stato celebrato: un uomo, un pugile e una leggenda. Per sempre.