Kaja Kallas, chi è la premier estone ricercata dalla Russia

Sguardo rivolto al primo ministro dell'Estonia, Kaja Kallas, che prosegue la sua lotta contro l'ingerenza della Russia nei confronti dei paesi ex Urss

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Luca Incoronato

Giornalista

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Kaja Kallas è la prima ministra dell’Estonia, di colpo al centro di una notizia che ha dell’assurdo, da qualsiasi punto la si guardi. È stata infatti ufficialmente inserita nella lista dei ricercati da parte del ministero degli Interni della Russia di Vladimir Putin. Un caso che rappresenta una prima volta assoluta per il Cremlino. A spiegare il motivo è stato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino. Kallas è ricercata attualmente per “profanazione della memoria storica”. Di seguito spieghiamo tutto nel dettaglio.

Chi è Kaja Kallas

Nata nel 1977 a Tallinn, Kaja Kallas è figlia dell’ex primo ministro Siim Kallas, alla guida dell’Estonia dal 2002 al 2003. È la prima donna a ricoprire la carica nel suo Paese, che le ha concesso l’incarico nel 2021.

Si tratta del leader del Partito della Riforma, in passato membro del Parlamento europeo dal 2014 al 2018. Non una politica da sempre, per quanto sia cresciuta in questo ambiente grazie a suo padre. In precedenza era un avvocato, specializzata nel diritto europeo della concorrenza. Il suo operato non è minimamente passato inosservato nell’Ue, considerando come sia stata caldeggiata per il ruolo di presidente della Commissione europea per il gruppo dei Liberali.

Alle elezioni del 2021 il suo partito ha ottenuto il 31,5% dei voti, a fronte del 16,1% degli avversari di estrema destra dell’Ekre. Europeista convinta, la cui elezione ha di certo fatto tirare un sospiro di sollievo a Bruxelles. Lo stesso dicasi per Kiev. Il motivo è presto spiegato. Gli avversari politici dell’Ekre, infatti, avevano inserito nel loro programma un netto stop all’ingresso nel Paese dei rifugiati ucraini. Al tempo stesso miravano a frenare la transizione ecologica avviata in Estonia.

In questi anni di governo si è fatta notare particolarmente per la vicinanza all’Ue, come prevedibile, ma soprattutto per la lotta alle ingerenze di Putin nella vita dei Paesi dell’ex Urss. Nel 2021 si è detta contraria a un potenziale tavolo tra il presidente russo e gli Stati dell’Ue, che era stato proposto da Macron.

È tra i primi a lanciare l’allarme sulla gravità della situazione in Ucraina e decide di inviare armi a Kiev prima dell’inizio dell’invasione. Un nome, quello di Kaja Kallas, che è ormai simbolo di lotta.

Perché è ricercata

Cosa si intende per profanazione della memoria storica? Questa l’accusa rivolta dalla Russia al primo ministro estone Kaja Kallas. Nello specifico l’agenzia di Stato russa Tass ha spiegato come tutti i funzionari baltici siano accusati d’aver distrutto i monumenti ai soldati sovietici.

Risalenti alla seconda guerra mondiale, erano stati eretti nella Repubblica baltica nel dopoguerra, quando ancora vigeva il dominio dell’Urss. La rabbia non si placa, com’è evidente dalle parole di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo: “Questo è soltanto l’inizio. Occorre perseguire i crimini contro la memoria dei liberatori del mondo dal nazismo e dal fascismo”.

Il tutto si ricollega a un vero e proprio piano di demolizione di monumenti di epoca sovietica. Questo è stato annunciato dalle nazioni baltiche, che in passato erano parte integrante dell’Unione Sovietica. Kallas si era espressa in merito nel 2022, spiegando come le autorità estoni avrebbero proceduto smantellare un numero di monumenti compreso tra 200 e 400. Vicenda che ha portato all’avvio di un’indagine penale, ordinata da Alexander Bastrykin, capo del Comitato investigativo russo.

Nulla di tutto ciò sembra minimamente far vacillare il primo ministro: “Sto facendo la cosa giusta”. Ha così commentato la vicenda, spiegando come la reazione della Russia non fa altro che confermare la bontà di tale programma di smantellamento. A ciò ha aggiunto d’essere pronta a proseguire nel forte sostegno all’Ucraina, rafforzando la difesa dell’Europa.

La prima ministra ha poi lanciato un attacco diretto alla Russia, spiegando come i suoi metodi non siano affatto cambiati nel corso dei decenni. Ha ricordato come sua madre e sua nonna furono deportare in Siberia.