Jacinda Ardern, il Primo Ministro che scommette sulle donne

Jacinda Ardern viene riconfermata alla guida della Nuova Zelanda e crea un governo di donne che parla anche alle donne

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Mentre l’Italia si scontra su mascherine, pandemia, lockdown, quote rosa, parità di salario e, ancora di più, parità di genere, la Nuova Zelanda trova la soluzione a ogni questione spinosa e la applica. A metterci la faccia è Jacinda Ardern, 40 anni, Primo Ministro, capace di gestire l’emergenza contagi prima e meglio di qualsiasi altro leader mondiale.

A capo del Governo dal 2017, la Ardern è appena stata rieletta. A fare notizia è la composizione del suo gruppo di lavoro, composto (anche) da donne e per il 10% da appartenenti alla comunità LGBTQ. In particolare, a richiamare l’attenzione dei media è l’ingresso nella compagine del suo vice Grant Robertson, dichiaratamente omosessuale, e soprattutto di Nanaia Mahuta come Ministro degli Esteri, prima donna Maori a ricevere un simile incarico. Al momento della rielezione ha dichiarato:

È un gabinetto composto da persone di talento e, casualmente, anche incredibilmente diversificato. Ne sono orgogliosa.

Una linea chiara, decisa, che interpreta lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, e che può essere da esempio per gli altri Paesi, ancora attraversati da furenti dibattiti su logiche anacronistiche.

La politica al servizio della comunità

Jacinda Ardern è una donna moderna, che mette la politica al servizio della comunità. Lo si è visto nel 2019 dopo l’attentato terroristico di cui la Nuova Zelanda è stata vittima, ma soprattutto in tempi recenti con la gestione della pandemia. Sin da subito, ha agito, assumendosi le proprie responsabilità, evitando così che ci fossero gravi ripercussioni sul Paese. I cittadini hanno apprezzato, rinnovandole la fiducia.

Il nuovo mandato si presenta ancora più deciso: unisce passato e presente, segno di rispetto verso la storia del proprio territorio, senza dimenticare la necessità di andare incontro al futuro.

Un esempio certamente da seguire, che apre ad alcune riflessioni. Ardern è un politico fermo, risoluto, che dice ciò che pensa, circostanziando le proprie decisioni. È una donna che si circonda di altre donne e scommette sulle potenzialità dei suoi collaboratori, puntando sulla caratteristica più importante: il merito.

La figura di Jacinda Ardern

La sua politica è accompagnata da uno stile di comunicazione precipuo e positivo. Non alza i toni, non è arrogante, quasi distante dai tempi attuali. Mentre in Italia, ma non solo, si discute ancora di quote rosa e di accesso alle donne nelle stanze dei bottoni, la Ardern diventa Primo Ministro.

È giovane. In un mondo perfetto a quarant’anni si dovrebbe essere nel pieno della propria carriera lavorativa. In Italia, che perfetta non è, oggi a quarant’anni si è ancora ‘giovani’, ‘ragazzi’, ‘lavoratori in attesa della grande occasione’.

Jacinda Ardern ribalta gli schemi e dimostra che un mondo diverso è possibile, invece. Che le donne non devono scegliere tra carriera e famiglia (ha un figlio) e che si possono raggiungere i propri traguardi con costanza e determinazione.

La sua figura è quasi un case study e fa notizia anche se non dovrebbe. La politica, come qualsiasi altro settore, dovrebbe essere accessibile a chi è competente, senza se e senza ma. L’Italia in questo fa ancora fatica e sarebbe forse il caso di volgere lo sguardo al di là del Mediterraneo per capire cosa accade altrove. Per una volta, sarebbe utile copiare un esempio positivo.

L’Italia è pronta per una donna al potere?

Viene da chiedersi: una Jacinda Ardern italiana sarebbe possibile? Riuscirebbe una giovane donna a farsi strada in politica e arrivare a occupare lo scranno più alto? Potrebbe circondarsi di figure altrettanto forti senza scatenare polemiche e gridare all’inciucio? Soprattutto, la nostra società è pronta per una Jacinda Ardern? 

La risposta dovrebbe essere sì, ma il quotidiano – ancora di più in tempi di pandemia – dimostra che la posizione delle donne nel mondo del lavoro e nella società è tanto, troppo, distante dall’esempio neozelandese. E non solo a livello geografico.

L’auspicio è che si assista non solo un ricambio generazionale, ma a un cambio di modus operandi generale, che investa la società tutta e che scardini le logiche dell’inciucio per tornare al concetto di politiké greca, ovvero l’arte di guidare una società nell’interesse di questa, nel senso più alto del termine.

Se si tornasse a considerare la politica come riflesso della società di un determinato momento storico, si comprenderebbe l’importanza di una figura come quella della Ardern. Se volessimo etichettarla con una parola, sarebbe innovativa. Innovativa perché affronta le problematiche del presente portandole in Parlamento, dunque mostrandole ai cittadini. Mostra la sua maternità, sceglie un vice gay e promuove la diversità, facendo sì che diventi normalità. Sostiene le donne e lancia un monito: “Ci siamo anche noi, prendetene atto”. Davanti a una personalità così decisa e così carismatica, è facile osservare che mentre altrove si guarda al passato, la Nuova Zelanda guarda al futuro.