Gia Carangi e le ombre della perfezione

Il 18 novembre del 1986 moriva silenziosamente Gia Marie Carangi. Si spegneva così la supermodella statunitense a causa dell'HIV

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Era bellissima, Gia Marie Carangi, così tanto da essere considerata l’emblema della perfezione. Ma era anche una donna fragile e come tutti combatteva le sue battaglie. Lo faceva senza remore e pregiudizi, mossa solo dall’istinto, dal cuore e dalle emozioni. Le stesse che l’hanno portata a condurre una vita al limite, lì dove i suoi demoni si sono insinuati.

La sua storia è stata raccontata nel libro Thing of Beauty: The Tragedy of Supermodel Gia, un testo che grazie a numerose interviste e dichiarazioni rilasciate dalla famiglia, dagli amici e dai colleghi è riuscito a restituire il toccante ritratto di una donna incredibile.

Perché sì, Gia Marie era davvero straordinaria, e aveva tutte le carte in regola per diventare la stella più luminosa del firmamento. Era affamata di vita e di successo come dimostra la sua carriera, ma anche di amore, come prova la sua estrema libertà nel vivere l’omosessualità, ed era bellissima. Così tanto da rasentare la perfezione, la stessa che celava ombre oscure e spaventose. Questa è la sua storia.

Gia Marie Carangi

La storia di Gia Marie Carangi comincia a Philadelphia il 29 gennaio del 1960. Ma a differenza delle sue coetanee, la sua infanzia non è spensierata come meritava, come forse desiderava. In un clima di violenza domestica e di tradimenti, da parte dei genitori, a 11 anni si trova ad assistere alla separazione di mamma e papà e resta senza riferimenti familiari. Una ferita, questa, che la supermodella porterà per sempre nel suo cuore.

Non sarà l’unica però, perché durante l’età adolescenziale dovrà fare i conti con un altro rifiuto, quello che riguarda il suo orientamento sessuale. A 15 anni Gia Marie si scopre attratta dalle ragazze, le corteggia e si lascia corteggiare. È omosessuale, e questo per sua madre è inaccettabile. Questo scontro di vedute si trasformerà nell’ennesimo peso con il quale la ragazza dovrà fare i conti per sempre e che la farà sentire rifiutata dalla famiglia e dalla persona che è a lei più cara.

Un rifiuto che però è lei stessa a soffocare, a mettere a tacere con la scelta di vivere la sua vita secondo le sue regole, secondo la sua identità. A raccontare chi è Gia Marie Carangi sono i fatti, le sue azioni, la sua vita al limite che nell’adolescenza la porta già a fare uso di stupefacenti. Ma sono anche quelli, gli anni, in cui emerge tutta la sua bellezza, paragonabile solo alla perfezione.

Gia Marie è già una modella, è il volto di numerosi annunci pubblicitari che compaiono sui giornali della città. Ma lo fa per divertimento, alternandosi al lavoro da banconista nel ristorante di suo papà. Ma è all’età di 17 anni che la sua vita viene completamente stravolta. La ragazza, infatti, viene notata da un fotografo che lavora con aziende di moda a New York ed è lì che la invita ad andare. Lei vuole farlo, ma non da sola. Invita con lei Sharon, la ragazza che frequenta, il suo amore adolescenziale. Insieme si trasferiscono nella Grande Mela ed è lì che Gia Marie avvia quella carriera che la trasformerà in una super modella.

Dopo pochi mesi dal trasferimento, è già una modella affermata. È il volto principale delle più celebri riviste di moda, nonché modella delle più celebri aziende del settore come Armani, Dior e Versace. Tutti parlano di lei, non solo per la bellezza che Madre Natura le ha donato, ma anche per quella piccola rivoluzione che porta nel campo della fotografia di moda. Le sue pose non sono standard, non sono come tutte quelle che si sono viste fino a quel momento, ma sono naturali, sensuali, intraprendenti e spontanee.

Il declino di una stella

Ma Gia Marie Carangi non è solo la supermodella statunitense che tutti vogliono sulle copertine delle riviste. Gli altri parlano di lei anche per la sua omosessualità apertamente dichiarata, e soprattutto per quella vita vissuta al limite.

Dalla cocaina, che aveva iniziato ad assumere quando era solo una ragazza, passa all’eroina. Una spirale di droghe e dipendenze, questa, in cui si rifugia per combattere i fantasmi del passato e i demoni del presente che la continuano a tormentare. Ma non serve, se non a peggiorare la situazione.

Gia Marie è nervosa, e si lascia andare a violenti scatti d’ira che compromettono il suo lavoro. È lei stessa a mandare in frantumi quella carriera che le aveva garantito un posto d’onore nello star system presentandosi a lavoro in stati impietosi o abbandonando i set per andare alla ricerca della droga.

Le voci, di quelle malsane dipendenze si diffondono e a complicare la situazione sono i segni visibili degli aghi sulle braccia. La supermodella, celebrata come emblema della perfezione, desiderata dalle case di moda e dai fotografi, diventa una persona da allontanare. Non solo lavorativamente, ma anche personalmente. Nessuno vuole essere associato al suo nome per non compromettere la propria reputazione.

È allora che la Carangi capisce che è il momento di fare qualcosa. Lascia la scintillante New York per tornare a Philadelphia, nella casa materna, per disintossicarsi. Ci prova, ma le dipendenze hanno il sopravvento e così sprofonda nuovamente tra le braccia della cocaina e dell’alcol.

Ritornata a New York, prova a riconquistare con tutte le sue forze quel posto nel mondo della moda che ha perso, ma senza successo. Riesce a ottenere solo qualche ingaggio minore fino a quando sceglie, nuovamente, di disintossicarsi. Gia Marie ha un’altra possibilità, questa volta sceglie di giocarsela bene e viene richiamata per un lavoro importante. Appare così, di nuovo, su una copertina di una rivista di moda. È il 1982 e Marie è su Cosmopolitan, e sarà la sua ultima volta.

La maschera di quella rinnovata serenità cade di nuovo e Gia Marie trova conforto, ancora, nell’eroina. Nel 1983, ormai rassegnata dal fatto che nessuno vuole più lavorare con lei, lascia per sempre New York.

Si trasferisce ad Atlantic City insieme alla sua compagna Elyssa Golden, che morirà di AIDS nel 1994, e inizia a lavorare in un negozio di abbigliamento. Nel mese di giugno del 1986 viene ricoverata al Warminster General Hospital per una polmonite bilaterale. In quell’occasione le viene diagnosticata l’infezione da HIV. Dopo soli quattro mesi, e un peggioramento repentino delle sue condizioni, Gia Carangi muore. Nello stesso anno la poco più che ventenne Cindy Crowford si trasferisce a New York. Data la somiglianza con la Carangi, viene soprannominata Baby Gia. Ma il suo destino, fortunatamente, sarà molto diverso.