“Mangia un po’ di più”, “Ma quanto mangi”, “Sei dimagrita”, “Sei ingrassata”, sono frasi che ripetiamo spesso a chi frequentiamo. Lo facciamo con leggerezza e a volte anche con ingenua goliardia, senza pensare che dietro a quei comportamenti alimentari, e a quei corpi che a volte sanno mentire, si nascondono grandi battaglie di cui non conosciamo l’esistenza e delle quali ancora oggi se ne parla troppo poco.
Perché sì, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione esistono e sono reali, e poco hanno a che fare con i chili sulla bilancia che sembrano troppi, o troppo pochi. Si tratta di patologie legate all’alimentazione che, secondo il DSM-5 “Compromettono, significativamente, la salute fisica o il funzionamento psicosociale”.
I Disturbi del Comportamento Alimentare, conosciuti anche con l’acronimo DCA, colpiscono milioni di persone, soprattutto le giovani donne. Ma lo spettro, tra anoressia, bulimia e binge eating disorder, è davvero ampissimo. E se i numeri sono già sconfortanti per sé, mostrando quindi una certa urgenza di sensibilizzare e intervenire sul tema, questi diventano ancora più preoccupanti in Italia dove i DCA si trasformano in un’emergenza dimenticata. E sì perché nel nostro Paese le liste d’attesa sono lunghissime e i posti a disposizione non bastano ad aiutare tutti.
DCA: i numeri in Italia di un’emergenza silenziosa
“Erano circa 3,5 milioni nel nostro Paese. Adesso si ipotizza siano almeno 5 milioni a soffrire di anoressia, bulimia, binge eating disorder”. Queste le parole di Leonardo Mendolicchio, psichiatra e responsabile dei Disturbi dell’Alimentazione, Istituto Auxologico Italiano, sul portale Fondazione Veronesi, che mostrano uno scenario tutt’altro che confortante, soprattutto se si considera che a soffrire di questi disturbi sono spesso bambine e ragazze che non hanno raggiunto neanche i 14 anni di età.
Soffrono di DCA, e di conseguenze di tante e diverse manifestazioni patologiche che hanno tutte il medesimo denominatore: un rapporto conflittuale, ossessivo e distorto con il cibo che è causa e conseguenza di dinamiche psicologiche e fisiche complesse e altrettanto gravi.
I numeri diffusi da Fondazione Veronesi sono altissimi e non possono essere ignorati, soprattutto perché coinvolgono milioni di persone di ogni età e perché sono in costante aumento. Dopo la fine dell’emergenza sanitaria, infatti, si è registrato un aumento dei casi del 45% e anche un abbassamento dell’età rispetto alla manifestazione dei sintomi, che spesso si palesano già sul finire della scuola primaria.
A fare da eco alla portata di questa emergenza ci pensano i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che hanno rivelato che i Disturbi del Comportamento Alimentare rappresentano la causa di morte principale tra le persone, seconda solo agli incidenti stradali, registrano 4.000 decessi all’anno. Le più colpite sono le ragazze nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni.
Sempre secondo i dati, i numeri sono cresciuti in maniera esponenziale negli ultimi anni. Basti pensare che nel primo semestre del 2019 i casi registrati erano 163.00 contro i 230.000 registrati l’anno successivo. Numeri questi che fanno riferimento solo ai disturbi registrati dal Sistema Sanitario Nazionale, e che quindi non tengono in considerazione tutti quelli che, soffrendo di DCA, si rivolgono a strutture private o, peggio, non chiedono aiuto.
Eppure l’aiuto risulta fondamentale. Avviare quanto prima un intervento nutrizionale, che coinvolge diverse figure professionali come psichiatri, pediatri, esperti in scienza dell’alimentazione, dietisti e psicoterapeutici, è di vitale importanza.
Le richieste d’aiuto e le infinite liste d’attesa
“Io penso ci siano due certezze: la prima è che di disturbi alimentari si muore e la seconda è che si può guarire ed è una certezza che non va scordata. Per guarire, però, servono le cure fatte bene, a 360°” – ha dichiarato uno dei partecipanti alla manifestazione del Movimento Lilla che si è tenuta a Roma il 9 novembre 2023 per sensibilizzare le persone, le istituzioni e l’intera società sul tema.
Quella dei Disturbi del Comportamento Alimentare, infatti, è un’emergenza reale e concreta, nel mondo e nel nostro Paese, dove oggi la situazione è allarmante. Nonostante sia stata istituita una Giornata Nazionale del fiocchetto lilla, dedicata alla sensibilizzazione di queste patologie, che cade il 15 marzo, e nonostante l’impegno di numerose organizzazioni, c’è ancora poca conoscenza in merito. Eppure i dati non fanno che confermare quanto questo problema sia radicato nella società.
E non solo, perché questa emergenza silenziosa, che spesso si consuma all’ombra di ciò che è visibile, deve scontrarsi con un’altra grande problematica. Quella delle cure, dei posti assenti e delle infinite liste d’attesa.
Le strutture per la cura di questi disturbi sono ancora poche e mal distribuite sul territorio nazionale. In alcune regioni, infatti, sono presenti meno di dieci centri e alcuni di questi non accettano ragazzi e ragazze minori di 14 anni. Eppure, i dati che abbiamo riportato fino a questo momento, indicano che i DCA sono diffusissimi soprattutto tra i giovanissimi.
E che dire delle liste d’attesa lunghissime? Il dottor Cotugno direttore della UOSD Disturbi del Comportamento Alimentare, a Roma, aveva dichiarato a FanPage: “Siamo tra le poche strutture ad accogliere ragazzi sotto ai 14 anni quindi siamo in sovraccarico e le liste di attesa si allungano sempre di più”. I tempi per entrare nelle strutture, infatti, possono dilatarsi anche fino a un anno nel caso degli ambulatori.
È chiaro che attese del genere non possono essere accettabili, non quando ci troviamo davanti a patologie dove l’intervento tempestivo risulta di vitale importanza. “Se non trattati in tempi e con metodi adeguati” – si legge sul sito del Ministero della Salute – “I disturbi dell’alimentazione possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte”.
L’anoressia nervosa, per esempio, è collegata a una mortalità fino a 10 volte maggiore rispetto alle persone della stessa età e dello stesso sesso. “Questi disturbi” – si legge ancora sul sito del Ministero della Salute – “Rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che per l’anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia”.
A differenza di quanto erroneamente pensino in molti, e in maniera piuttosto semplicistica, i Disturbi del Comportamento Alimentare non sono solo causa e conseguenza di basso peso o di sovrappeso, questi non sono dei marcatori unici e specifici. I DCA, se non trattati, possono influire in maniera pesante e importante sulla crescita e sul processo evolutivo, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Conseguenze, queste, che diventano ancora più pericolose quando l’esordio avviene precocemente e che quindi può arrivare a intaccare il sistema nervoso centrale.
Va da sé che l’intervento tempestivo, così come una diagnosi precoce, sono fondamentali per salvare la vita delle persone.